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laurence316
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domenica 12 febbraio 2017
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un'opera, una storia, importante ed istruttiva
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L'unico film edito in Italia del regista, Teza racconta di una vicenda forse poco conosciuta e a cui forse pochi vorrebbero prestare attenzione, nel nostro come in altri paesi occidentali. Gerima (che nel film precedente, Adwa, aveva raccontato della resistenza etiopica all'esercito italiano invasore del periodo fascista) qui invece si propone di ricostruire la storia del proprio Paese dagli anni '70 all'inizio dei '90 quando il protagonista ritorna finalmente a casa, attraversando momenti turbolenti, a cominciare dal golpe militare che destituì l'imperatore Haile Selassie e instaurò un nuovo regime di matrice marxista con Haile Mariam Menghistu.
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L'unico film edito in Italia del regista, Teza racconta di una vicenda forse poco conosciuta e a cui forse pochi vorrebbero prestare attenzione, nel nostro come in altri paesi occidentali. Gerima (che nel film precedente, Adwa, aveva raccontato della resistenza etiopica all'esercito italiano invasore del periodo fascista) qui invece si propone di ricostruire la storia del proprio Paese dagli anni '70 all'inizio dei '90 quando il protagonista ritorna finalmente a casa, attraversando momenti turbolenti, a cominciare dal golpe militare che destituì l'imperatore Haile Selassie e instaurò un nuovo regime di matrice marxista con Haile Mariam Menghistu.
In continua alternanza tra presente e passato (tra i quali, inoltre, talvolta interviene una sorta di terza dimensione onirica), il film, attraverso lo sguardo del singolo, riesce mirabilmente a parlare di un intero popolo e della sua identità. Mostra i danni prodotti tanto dagli occidentali quanto dai potenti locali, e pertanto evita accuratamente qualsiasi deriva nazionalistica e retorica.
Con passo lento e riflessivo (il regista si lascia andare più volte a suggestive riprese naturalistiche e ad altre "antropologiche" per rendere conto della cultura locale, tra canti e balli), il film porta ad emozionarsi e a meditare in egual misura. E' sicuramente più scorrevole nella seconda parte, dove la storia inizia ad accelerare, la narrazione a farsi più serrata e l'atmosfera più tesa e angosciosa. Ma l'impatto emotivo di diverse scene è molto alto (è il caso, ad esempio, di quella con protagonista Tesfaye, l'amico di Anberber) ed è nel complesso riuscito il tentativo di sintetizzare vent'anni di storia in un film per altro lungo e forse a tratti un po' "ostico", ma assolutamente da vedere.
Un film in cui il regista non si dimentica neanche, tra le altre cose, di ricordare l'importanza dell'istruzione, della cultura e della conoscenza, unici antidoti all'ignoranza che, alla fin fine, è la causa scatenante di tutti gli eventi funesti del film (che si tratti degli avidi criminali al potere, dei superstiziosi abitanti del villaggio o dei razzisti europei). Girato tra molteplici difficoltà, coproduzione franco-tedesco-etiopica, Teza (lett. Rugiada) è stato capace di guadagnarsi un'ottima visibilità nei più svariati festival, a cominciare da quello di Venezia, dove è stato salutato da 20 minuti di standing ovation e dove ha vinto il Gran premio della giuria
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circerie
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venerdì 15 gennaio 2010
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alla fine, la speranza.
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Bel film. Bella fotografia, paesaggi ampi e dorati, albe e tramonti, incastrati con primi piani ruvidi e poco sofisticati, come tutta la regia, semplice e inquieta.
Bella la sceneggiatura, che non si scopre fino alla fine e sorregge il ritmo lento e incerto della regia.
Una occasione unica per imparare dalle immagini un piccolo pezzo di storia d'Africa, per farla rimanere negli occhi e nel cuore molto di più di qualsiasi articolo; per comprendere dove puo' arrivare l'auto distruzione degli uomini.
Ma c'è anche speranza, quella che risorge dopo la distruzione totale.
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enrico omodeo salè
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martedì 10 novembre 2009
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quando una storia incontra la storia
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monumentale storia dell'Etiopia, dalla fine di Hailè Selassie, il "presidente eletto da Dio", al cruento regime militare di Menghistu. Una storia, quella del protagonista Amberber, che si incontra con la Storia del suo paese, passando per i movimenti studenteschi della Germania anni '70.
Cinema africano con ritmi europei.
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marezia
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martedì 16 giugno 2009
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alla cittadinanza virtuale
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Chiedo scusa a tutti per le mie intemperanze ma è un periodo di forte stress. Di conseguenza siete pregati di non contraddirmi e se mi ignorate è meglio. Grazie per la comprensione.
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mahleriano
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venerdì 17 aprile 2009
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ben venga il drago...
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...se questa sarà la salvezza indicata dal regista! Questo film per certi aspetti ha un'analogia con la "musica funebre massonica" di Mozart. Una composizione costantemente in tonalità minore, dunque tragica e terribile in tutto il suo sviluppo, ma che nell'ultimo accordo magicamente diventa maggiore, a sottolineare comunque una speranza. La stessa luce mostrata nell'ultima sequenza del film. Un film splendido, toccante, mai noioso nonostante la sua non breve durata. Ma un film amaro, intriso, nelle vicende che descrive, di una violenza ottusa, assetata di potere, sangue e morte, che non lascia spazio alla speranza. Una speranza assente anche nello stesso villaggio natale del protagonista, dove neanche la semplicità del vivere riesce ad assicurare la serenità e spinge invece ad un odio dettato dai pregiudizi, le superstizioni, l'ignoranza.
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...se questa sarà la salvezza indicata dal regista! Questo film per certi aspetti ha un'analogia con la "musica funebre massonica" di Mozart. Una composizione costantemente in tonalità minore, dunque tragica e terribile in tutto il suo sviluppo, ma che nell'ultimo accordo magicamente diventa maggiore, a sottolineare comunque una speranza. La stessa luce mostrata nell'ultima sequenza del film. Un film splendido, toccante, mai noioso nonostante la sua non breve durata. Ma un film amaro, intriso, nelle vicende che descrive, di una violenza ottusa, assetata di potere, sangue e morte, che non lascia spazio alla speranza. Una speranza assente anche nello stesso villaggio natale del protagonista, dove neanche la semplicità del vivere riesce ad assicurare la serenità e spinge invece ad un odio dettato dai pregiudizi, le superstizioni, l'ignoranza. Ed è questo clima, l'ignoranza, quello ricorrente nel film. Lo è nella descrizione dei rozzi criminali al potere, lo è in quella degli abitanti del villaggio. Non a caso il film si conclude con l'auspicio che la sete di conoscenza dei bambini possa un giorno essere la futura luce per il paese. Ma è significativo che anche il protagonista in fondo sia in parte accecato dal sogno di poter rimuovere le malattie del suo paese col solo potere delle proprie conoscenze scientifiche. Anch'egli commette l'errore, sia pure in più che buona fede, di "partire dall'alto". E solo dopo aver osservato a lungo e vissuto sulla propria pelle la terribile condizione del suo paese capirà che il potere del singolo è destinato a soccombere. E capirà dunque che l'unica vera arma per impedire la perdizione più totale sia seguire le parole dell'ex maestro dei bambini e saziare il loro istinto innato di conoscenza. Partire quindi dal basso, non dall'alto, dalla formazione di una coscienza che estirpi il male alla radice, senza cercare di rimediare inutilmente dopo. Ma per poter apprezzare la conoscenza si deve prima amarla e gli unici a poter far questo sono i bambini con la loro mancanza di pregiudizi. Tutto ciò in un affresco delle umane miserie così intenso e realistico da lasciare senza parole per la sensibilità con cui l'intera storia viene narrata. Le immagini dei paesaggi che il regista riprende sono potenti. E bellissimi sono i canti popolari e le musiche che le accompagnano. Insieme esaltano la semplice grandezza di alcuni animi puri come la madre del protagonista, o della donna con cui egli vivrà una storia d'amore. La nascita di quest'ultima è descritta da una sequenza tanto breve quanto unica per la sua intensità visiva. In conclusione, un film su cui pensare a lungo e da vedere e rivedere.
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marezia
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venerdì 10 aprile 2009
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il vero leone d'oro di venezia 2008
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Molto più scorrevole nella seconda parte che nella prima il film mantiene comunque un livello di omogeneità sorprendente per una durata così estesa: 140', durante i quali passato e presente si riincorrono in un'atmosfera a volte sospesa, quasi atemporale (ma siamo in piena contemporaneità), altre serrata e palpitante, e angosciosa. Angosciosa non tanto nelle scene di violenza che pure sono di forte impatto visivo quanto nella loro preparazione: un clima di pressione psicologica che non lascia scampo, inesorabile. Tutto sommato tecnicamente molto ben calibrato e soprattutto importante dal punto di vista concettuale come testimonianza delle conseguenze di una dittatura, MAI nata da sola e per caso.
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Molto più scorrevole nella seconda parte che nella prima il film mantiene comunque un livello di omogeneità sorprendente per una durata così estesa: 140', durante i quali passato e presente si riincorrono in un'atmosfera a volte sospesa, quasi atemporale (ma siamo in piena contemporaneità), altre serrata e palpitante, e angosciosa. Angosciosa non tanto nelle scene di violenza che pure sono di forte impatto visivo quanto nella loro preparazione: un clima di pressione psicologica che non lascia scampo, inesorabile. Tutto sommato tecnicamente molto ben calibrato e soprattutto importante dal punto di vista concettuale come testimonianza delle conseguenze di una dittatura, MAI nata da sola e per caso.
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michael
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venerdì 3 aprile 2009
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da non perdere
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Uno dei film piu completti dei ultimi mesi.
Si entra per 140 minuti in un altro mondo in tutti i sensi, senza nessuna pesantezza ma con attori bravissimi, fotografia e musica spettacolare.
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pietro berti
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domenica 29 marzo 2009
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teza
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TEZA (***)
genere drammatico, anno 2008, prodotto e girato: Francia/Germania/Etiopia, Regia: H. Gerima, Sceneggiatura: H. Gerima, Durata: 1h e 40 min.; Distribuzione: Ripley’s Film; Interpreti: A. Arefe, A. Tedia. NOTE: il film ha vinto all’ultima Mostra di Venezia il premio per la sceneggiatura e della Giuria, ed è stato inserito tra quelli scelti per il Leone d’Oro, non vinto causa il successo avuto da The Wrestler di D. Aronofsky.
Commento: l’opera si articola su passato, presente e dimensione onirica, un triplice piano temporale che li intreccia. Rappresenta in maniera molto forte e toccante quello che è il perenne scontro tra il peso incancellabile della storia, tra l’incrollabile idealismo ed il pensiero razionale.
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TEZA (***)
genere drammatico, anno 2008, prodotto e girato: Francia/Germania/Etiopia, Regia: H. Gerima, Sceneggiatura: H. Gerima, Durata: 1h e 40 min.; Distribuzione: Ripley’s Film; Interpreti: A. Arefe, A. Tedia. NOTE: il film ha vinto all’ultima Mostra di Venezia il premio per la sceneggiatura e della Giuria, ed è stato inserito tra quelli scelti per il Leone d’Oro, non vinto causa il successo avuto da The Wrestler di D. Aronofsky.
Commento: l’opera si articola su passato, presente e dimensione onirica, un triplice piano temporale che li intreccia. Rappresenta in maniera molto forte e toccante quello che è il perenne scontro tra il peso incancellabile della storia, tra l’incrollabile idealismo ed il pensiero razionale. Il regista Gerima esprime una riflessione attenta, curata e per certi versi molto amara sull’Etiopia, il suo Paese, senza dimenticare di far notare allo spettatore in modo a volte crudo le continue contraddizioni che la natura umana ha in se stessa. E’ un film estremamente vero sia dal punto di vista della precisione storica con cui viene narrato sia per la naturalezza e l’idoneità al ruolo dei protagonisti che il regista ha scelto, talmente identificati nella storia dal far sembrare l’opera una trasposizione sullo schermo di una vita reale vissuta dai protagonisti.
Storia: 1990. La dittatura marxista di Mengistu in Etiopia è arrivata alla fine. Il protagonista laureato in Germania presso la facoltà di medicina decide di ritornare in Etiopia, suo Paese natale, appena tornato a casa, però, si troverà di fronte alla realtà di una nazione che nulla ha più a che vedere con i suoi ricordi (dimensione onirica) dove a far da padroni sono la violenza, la confusione ed il disordine. Tutto questo si abbatte su un popolo che già era duramente provato dai lunghi anni di feroce dittatura marxista e che vede pian piano inesorabilmente distruggere i propri sogni e le proprie speranze, tradire le aspettative di un cambiamento che al termine della dittatura si è tramutato da speranza in un futuro migliore alla tragica, triste e mesta accettazione di una realtà in cui il cambiamento non ha fatto cambiare nulla per chi vi aveva creduto se non le insegne dei vincitori. Il protagonista rimane profondamente scioccato al suo ritorno a casa e si troverà a dover affrontare una realtà completamente diversa da quella da lui immaginata prima di partire dalla Germania. Storicamente attendibile, ambientazioni reali, storia che in realtà è cronaca, VIVAMENTE CONSIGLIATO per coloro che della tragedia del popolo etiope hanno solo sentito parlare ed ancor più a coloro che ne conoscono solo l’esistenza dal punto di vista geografico. E’ un film vero. Lo consiglio vivamente. Pietro Berti
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[+] ma senti un po',
(di marezia)
[ - ] ma senti un po',
[+] marezia, frutto dell'onda
(di l'ebreo errante)
[ - ] marezia, frutto dell'onda
[+] marezia, frutto di intelligenza applicata
(di marezia)
[ - ] marezia, frutto di intelligenza applicata
[+] ah, dimenticavo: il plurale non era majestatis.
(di marezia)
[ - ] ah, dimenticavo: il plurale non era majestatis.
[+] a marezia: chi si loda si imbroda
(di l'ebreo errante)
[ - ] a marezia: chi si loda si imbroda
[+] caro,
(di marezia)
[ - ] caro,
[+] ai posteri l'ardua sentenza
(di l'ebreo errante)
[ - ] ai posteri l'ardua sentenza
[+] marezia e il trionfo della saccenza
(di gothamcitynight)
[ - ] marezia e il trionfo della saccenza
[+] ecce, venit marezia!
(di moina mathers)
[ - ] ecce, venit marezia!
[+] e si dice saccenteria.
(di marezia)
[ - ] e si dice saccenteria.
[+] post scriptum a marezia
(di l'ebreo errante)
[ - ] post scriptum a marezia
[+] indignazione assoluta contro marezia
(di sacra vehme)
[ - ] indignazione assoluta contro marezia
[+] cari, imparate.
(di marezia)
[ - ] cari, imparate.
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sefanit assefa
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martedì 10 marzo 2009
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bellissimo
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bellissimo. da Sefanit Assefa.
Sono anchio un'attrice ho fatto vari film in Ethiopia come Hiwot inde uasa
Desidererei contattare Haile, sarà possibile lorsofi@yahoo.it sefanit.assefa@yahoo.com
Grazie anticipatamente
SEFANIT ASSEFA
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