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domenica 11 aprile 2021
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evviva le donne!
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C'è bisogno di aggiungere qualcosa per definire l'"essere" donna ? La scena emblematica è quella del funerale dove le due troie ipocrite (madre e figlia) ricevono le condoglianze Come si fa ad avere rispetto di essere simili ?
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theophilus
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mercoledì 29 gennaio 2014
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uno sguardo senza ipocrisie
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WOLKE 9
Forse era scritto che dovesse arrivare in scena la rappresentazione esplicita dell’amore nell’età tabù per eccellenza. La vecchiaia, l’età negata, come la morte nascosta e tenuta lontana dalle riviste specializzate nell’esposizione della bellezza che fa mercato, è arrivata a manifestare le sue proteste anche in quel campo. Con un minimo d’attenzione, però, non si sarebbe restati spiazzati da un avvenimento che, a ben guardare, è stato preavvisato da numerosi segnali di tipo mediatico. Proprio i giornali di cui sopra, ad esempio, da tempo pare non disdegnino di ospitare servizi fotografici di dive di un passato non solo recente che hanno saputo mantenere intatto o quasi il loro fascino, riuscendo a mascherare l’inevitabile decadenza fisica con la loro classe.
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WOLKE 9
Forse era scritto che dovesse arrivare in scena la rappresentazione esplicita dell’amore nell’età tabù per eccellenza. La vecchiaia, l’età negata, come la morte nascosta e tenuta lontana dalle riviste specializzate nell’esposizione della bellezza che fa mercato, è arrivata a manifestare le sue proteste anche in quel campo. Con un minimo d’attenzione, però, non si sarebbe restati spiazzati da un avvenimento che, a ben guardare, è stato preavvisato da numerosi segnali di tipo mediatico. Proprio i giornali di cui sopra, ad esempio, da tempo pare non disdegnino di ospitare servizi fotografici di dive di un passato non solo recente che hanno saputo mantenere intatto o quasi il loro fascino, riuscendo a mascherare l’inevitabile decadenza fisica con la loro classe. Oppure un film come Calendar girls che ha sottolineato con lieve ironia la condizione di curiosità voyeuristica a cui soggiace la nostra epoca.
L’amore dopo i sessanta/settanta. Una promessa sconvolgente a cui non si vorrebbe forse dare credito. Ma anche una vita che, a quella stessa età, si spezza per quell’amore e ne muore. Che dire? Wolke 9 si pone nella prospettiva di una narrazione libera da compromessi e proprio questa è stata la principale motivazione che ha convinto la giuria internazionale ad assegnare al film il Premio Trieste. Il moralismo viene “saltato” e da un’idea di partenza che può avere dell’incredibile – ma forse indaga realisticamente l’aspetto fondamentale dell’esistenza che durante la vita dell’uomo viene ingabbiato da precise regole sociali – nasce un film lineare, dalle conseguenze chiarissime, inevitabili e preannunciate. Il regista non giudica. Quanti fra coloro che hanno visto il film l’avranno invece fatto o saranno stati tentati di farlo?
Il triangolo della terza età è più pernicioso di quello delle Bermude. Ancora una volta – e ci domandiamo se esistano reali alternative nella vita e nell’arte – quel sentimento e quella necessità irrompono a scardinare uno status quo tranquillo, una serenità che a torto si potrebbe giudicare artificiosa, fondata com’è su ruoli sociali ben precisi a cui corrispondono legami di sentimento sincero – affetto fra coniugi, amore fra genitori e figli, ineffabile sensazione di rinascita fra nonni e nipoti.
Il regista, trattando l’argomento secondo questa nuova angolazione, proprio grazie alla carta d’identità dei due principali protagonisti della vicenda, avrebbe potuto evitare di inserire il tema del tradimento. Ovviamente non l’ha fatto. Ovviamente, perché avrebbe tolto forza drammatica alla narrazione, ma soprattutto perché avrebbe scavalcato il punto nodale attorno al quale girano le vicende dell’amore.
Inge è sposata con Werner e “innamorata di suo marito”. Dubitiamo di quest’affermazione riportata nel catalogo del festival dove si descrivono brevemente le trame dei film presentati a Trieste. Ne dubitiamo perché tenta di aggirare il reticolo sociale che avvolge uomini e donne con la complicità di una psicologia da cui scaturiscono quei sentimenti – e non altri – che abbiamo elencato due capoversi sopra. Quando incontra il settantaseienne Karl, fra i due si verifica quella condizione imprevista e non descrivibile che, difatti, il regista non si prova nemmeno a decifrare, ma che si limita a registrare negli sguardi e nell’evidente felicità dell’uomo e della donna. I sensi di colpa in agguato per Inge, la spingono a parlare di quello che le sta accadendo con il marito. I coniugi finiscono col lasciarsi e dopo un po’ Werner ne muore.
Non ci sarebbe null’altro da aggiungere, se non che il regista Andreas Dresen ha messo in scena una volta di più l’archetipo amore/morte, che in questo caso va a colpire una parte terza e, siamo certi, non sfiorerà neppure Inge e Karl che si sono rifugiati nella loro nuova normalità. Il regista ha brillantemente evitato anche la norma di un triangolo che nasca da una insopportabile condizione di sofferenza all’interno della coppia. Questo falso problema da cui derivano altrettanto illusorie soluzioni non è neppure adombrato in Al settimo cielo, in cui – al nastro di partenza – i protagonisti si trovano in una condizione di assoluta serenità.
Lo scandalo del film non è quello di vedere l’amore a 70 anni come a 20. Lo scandalo non è nell’uomo, quindi, ma in una vita che non ci abbandona a dispetto di un’organizzazione razionale che ogni società esige.
L’unica soluzione sembrerebbe quella proposta dalla figlia di Inge, con cui la madre si confida e che le suggerisce il segreto, il silenzio col marito. Razionalmente ineccepibile, quest’alternativa ha il difetto di limitare un illusorio orizzonte di libertà e di onestà a cui la donna non sa rinunciare.
Enzo Vignoli,
5 febbraio 2009.
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ciccio capozzi
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sabato 7 novembre 2009
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esplorazione poetica sull'erotismo dell'età anzian
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“SETTIMO CIELO” di ANDREAS DRESEN; GER, 08. Inge sessantenne, sposata felicemente da 30 anni, incontra Karl, più anziano di lei: è amore devastante a prima vista. Sono di scena gli anziani: ma letti nella loro dimensione erotismo. Il film è un miracolo. “Sposa” con raro equilibrio semplicità stilistica a grande ricchezza di notazioni. Gli sceneggiatori hanno messo in visione un universo fatto di quotidianità, anche a limite della povertà, ma non di squallore. Ogni persona cerca di vivere, non di esistere banalmente: si pone il perché dei propri comportamenti, che assume con evidenza di motivazioni e di consapevolezza. Il bruciante sentimento è descritto nelle sue fasi con delicatezza, ma con cristallina chiarezza.
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“SETTIMO CIELO” di ANDREAS DRESEN; GER, 08. Inge sessantenne, sposata felicemente da 30 anni, incontra Karl, più anziano di lei: è amore devastante a prima vista. Sono di scena gli anziani: ma letti nella loro dimensione erotismo. Il film è un miracolo. “Sposa” con raro equilibrio semplicità stilistica a grande ricchezza di notazioni. Gli sceneggiatori hanno messo in visione un universo fatto di quotidianità, anche a limite della povertà, ma non di squallore. Ogni persona cerca di vivere, non di esistere banalmente: si pone il perché dei propri comportamenti, che assume con evidenza di motivazioni e di consapevolezza. Il bruciante sentimento è descritto nelle sue fasi con delicatezza, ma con cristallina chiarezza. E’ un amore che impone con assoluta “irragionevolezza” le sue spasmodiche ragioni esistenziali. Ogni passaggio è descritto con un controllo formale da capolavoro. E’ chiaro che è l’attrice protagonista, Ursula Werner, a “reggere” la struttura drammaturgica dell’intero film. Lo fa presentandosi con una semplicità e un’autorevolezza di presenza scenica, che provengono solo dal teatro: e in effetti tutti gli attori protagonisti sono del “Maxim Gorky Theater” , un prestigioso e indipendente teatro di ricerca dell’ex Berlino Est, tuttora attivo. Il fare di lei, deciso, è altresì ricco di sfumatura psicologiche, nel tratteggiare, all’interno dell’insieme delle sue definite relazioni familiari e sociali, la pervasività della passione. Pur se sono notazioni che crederemmo da adolescenti, si accompagnano, senza la minima ombra di grottesco e di posticcio, all’esistenza e all’esperienza di una persona adulta e matura. Non ci sono svenevolezze, eccitazioni meramente superficiali, gesti o metafore visuali che si rifanno all’esteriorità, ma un lavoro di gestualità fatto di “togliere”, al fine di potenziarne l’espressività interiore: è di scavo interiore e di asciutta concretezza psicologica, realizzato nella più pretta “scuola” brechtiana. Abituati agli anziani fasulli della nostra tv, che ragionano e parlano come dei ferlocchi, o, se va bene, come dei cascami hollywoodiani, vedere sulla scena tanta autorevolezza, chiarezza e originalità gestuale, è portentoso. Il regista comunque non si è lasciato condizionare da questo eccellente “parco” attori a sua disposizione; ha condotto la sua ricerca sull’erotismo dell’età anziana in piena autonomia autoriale. Usando una tecnica di ripresa in digitale, quindi “leggera” per i macchinari necessari, e poco invasiva rispetto alla concentrazione del lavoro degli attori, ha perfettamente secondato e implementato le professionalità in scena, ma facendo assistere alla trasformazione avvenuta nella vita di tutti i personaggi, dall’irrompere della passione. Gli spazi, semplici scenograficamente, però un po’ occlusivi, perché organizzati come scenario di una vita non ricca di benessere, sono come illuminati “dall’interno” e riscattati dalla presenza solare di questa donna: che diventa bella e piacente, perché una persona che non si nega, e non nega al suo maturo innamorato, la dignità della felicità; e la vive con forza e desiderio di dare e di esistere, di sottrarsi alla sua negazione, espressione di apatia sentimentale, che è già, come scelta, annuncio di morte. E anche il dolore dell’abbandono, sofferto dall’altro coniuge, è oggetto di una pudica, attenta e non moralistica riflessione sulla realtà ad essa correlata.
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marezia
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martedì 16 giugno 2009
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il tabù che è di quasi tutti
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Film di rara sensibilità che riesce secondo me principalmente per la capacità della protagonista di trasformarsi in una frazione di secondo grazie ad uno sguardo veramente sfaccettato e pieno di sfumature da attempata signora ad adolescente in preda all'imbarazzo, all'entusiasmo e viceversa. Due modi di vivere la vecchiaia a confronto sì ma anche al centro il grido di chi rivendica il diritto di dimenticare la carta d'identità che inchioda ad una convenzionale menzogna e di vivere quello che gli resta senza calcoli utilitaristici ma all'insegna di una egoistica urgenza. Costi quel che costi.
Fin qui il senso della pellicola, ora passiamo al consenso: fallimentare. Mai sentiti tante risa e rumorosi schiamazzi da parte di un folto pubblico accorso in sala (forse in fuga dalla pioggia del 2 giugno) tanto da vedermi costretta alla fine del primo tempo a zittirli attraverso una mia vicina di poltrona che all'accensione delle luci mi ha guardato sorpresa.
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Film di rara sensibilità che riesce secondo me principalmente per la capacità della protagonista di trasformarsi in una frazione di secondo grazie ad uno sguardo veramente sfaccettato e pieno di sfumature da attempata signora ad adolescente in preda all'imbarazzo, all'entusiasmo e viceversa. Due modi di vivere la vecchiaia a confronto sì ma anche al centro il grido di chi rivendica il diritto di dimenticare la carta d'identità che inchioda ad una convenzionale menzogna e di vivere quello che gli resta senza calcoli utilitaristici ma all'insegna di una egoistica urgenza. Costi quel che costi.
Fin qui il senso della pellicola, ora passiamo al consenso: fallimentare. Mai sentiti tante risa e rumorosi schiamazzi da parte di un folto pubblico accorso in sala (forse in fuga dalla pioggia del 2 giugno) tanto da vedermi costretta alla fine del primo tempo a zittirli attraverso una mia vicina di poltrona che all'accensione delle luci mi ha guardato sorpresa. E si trattava di un pubblico in larghissima parte anziano. Chissà perché... Forse è proprio vero che certe cose si fanno ma non si dicono. E nemmeno si devono vedere.
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mahleriano
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domenica 7 giugno 2009
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un film coraggioso e diverso...
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...interpretato da tre attori mirabili e fonte di miriadi di riflessioni. La tematica affrontata è la dimostrazione di quanto quel misterioso signore e padrone di nome Amore possa impossessarsi di chiunque a qualunque età. Le bellissime espressioni degli interpreti altro non testimoniano quanto, pur in un corpo ormai sfiorito, possa un giorno rinascere una passione immaginata ormai perduta, e quanto quasi per incanto il mondo possa di nuovo tornare a essere visto con gli occhi di un adolescente. Sguardi e appagamento dei sensi che parlano di proiezioni di sogni, di impulsi e in fondo di desiderio di vita. Due diverse concezioni della vecchiaia sono a confronto qui. Quella dell'uomo con cui la protagonista ha condiviso trent'anni della propria vita, più remissiva e in fondo un po' più stanca e ormai distaccata, ma non per questo priva di un amore premuroso e dolce.
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...interpretato da tre attori mirabili e fonte di miriadi di riflessioni. La tematica affrontata è la dimostrazione di quanto quel misterioso signore e padrone di nome Amore possa impossessarsi di chiunque a qualunque età. Le bellissime espressioni degli interpreti altro non testimoniano quanto, pur in un corpo ormai sfiorito, possa un giorno rinascere una passione immaginata ormai perduta, e quanto quasi per incanto il mondo possa di nuovo tornare a essere visto con gli occhi di un adolescente. Sguardi e appagamento dei sensi che parlano di proiezioni di sogni, di impulsi e in fondo di desiderio di vita. Due diverse concezioni della vecchiaia sono a confronto qui. Quella dell'uomo con cui la protagonista ha condiviso trent'anni della propria vita, più remissiva e in fondo un po' più stanca e ormai distaccata, ma non per questo priva di un amore premuroso e dolce. E quella dell'amante, ancora attaccata alla gioia del fare le cose, più vitale e ancora concreta, ma anch'essa a suo modo dolce. A uno piace vedere scorrere e cambiare il paesaggio dal finestrino di un treno, in un atteggiamento più contemplativo ed intellettuale proprio di un certo modo di vivere la vecchiaia. All'altro andare in bicicletta o seguire delle corse motociclistiche ed essere dunque in prima persona artefice di sé stesso. E da questo la protagonista si sentirà attratta, in una riscoperta di sé per molti anni trascurata per essersi dedicata alla crescita della figlia. È grande il senso di sconforto e solitudine profonda suscitato dal compagno della donna, venuto a conoscenza del tradimento di lei per sua stessa ammissione, e stringono il cuore i suoi teneri tentativi di recupero, in un estremo sforzo di comprensione per l'accaduto. E a lungo si potrebbe riflettere sulla scelta radicale della donna, forse testimonianza anche di un egoismo in parte amplificato dalla passione e su cui si potrebbero accendere dibattiti infiniti. Ma è comunque un ennesimo merito del film affrontare tutti gli aspetti così dolorosi di una storia così repentinamente incrinata. È una vicenda estremamente drammatica, dove il realismo e la crudezza delle immagini sono accompagnate da una totale assenza di musica, a sottolineare la concretezza della storia stessa. I suoni del film sono quelli comuni e di tutti i giorni, dal gorgoglio di una macchina per il caffè, al rumore delle auto che passano, ai suoni di uno stagno in aperta campagna, fino ai più impercettibili suoni percepibili in lontananza. E la fotografia riempie spesso gli occhi di immagini bellissime e assolutamente consone ai vari momenti della storia. Un film raccontato con una sensibilità assolutamente straordinaria.
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[+] sensibilità necessaria a capire questo film
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everyone
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martedì 2 giugno 2009
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bene la prima!
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Bene ho piacere ad essere la prima a parlare di questo film vero,intenso,drammatico come è la vita quando si sceglie di viverla fino in fondo e non solo di subirla.Un film che come ad es "Pranzo di ferragosto"necessita per essere apprezzato appieno di un pubblico maturo in tutti i sensi non solo anagrafici.Io mi riconosco appunto in questa categoria e quindo l'ho visto con molta compartecipazione e mi auguro che abbia una sufficente diffusione per cui molti anche in Italia abbiano l'occasione di condividere questa esperienza.
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