Il destino di un guerriero |
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Un film di Agustín Díaz Yanes.
Con Viggo Mortensen, Elena Anaya, Eduardo Noriega (II), Javier Cámara, Jesús Castejón.
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Titolo originale Alatriste.
Azione,
durata 145 min.
- Spagna, Francia, USA 2006.
- Medusa
uscita venerdì 22 giugno 2007.
MYMONETRO
Il destino di un guerriero
valutazione media:
2,54
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Film fiacco e prolissodi FabioFeedback: 0 |
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martedì 17 giugno 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Le ambientazioni suggestive e il rigore della ricostruzione storica colpiscono lo spettatore fin dai primi minuti. Ma in quegli stessi minuti appare già chiaro che la pellicola procederà con estrema lentezza, in un profluvio di silenzi e inquadrature lunghe che sfiniranno. L'intreccio stenta a farsi seguire, annoiando per l'assoluta mancanza di colpi di scena degni di questo nome. Personaggi senza spessore agiscono come burattini, incapaci di emozionare o coinvolgere, irretiti in dialoghi scialbi e soporiferi. Nessuna empatia da parte dello spettatore, nemmeno nei confronti del protagonista, le cui vicende si giustappongono senza dare ombra di brividi. Altra nota dolente: l'ingiustificata lunghezza del film. Due ore e mezza insostenibili, estenuanti, tali che la noia sopravanza la debolissima curiosità di sapere "come va a finire". La tentazione di interrompere la visione sopraggiunge già dopo i primi 30 minuti e cresce nel corso delle due ore successive, lasciando un senso di annichilimento emotivo. La colonna sonora, che forse avrebbe potuto sostenere molto il film, è praticamente assente. Il tentativo di tratteggiare un grandioso affresco della Spagna imperiale in declino è decisamente fallito e a nulla serve la presenza scenica di Viggo Mortensen, la cui popolarità avrà fatto certamente da traino a questo film più che mediocre. Da dimenticare l'interpretazione di Enrico Lo Verso, monotona e poco credibile anche nel malriuscito doppiaggio pseudo-siciliano. Notevoli risultano soltanto la scenografia e la fotografia, che però da sole non bastano a dare fascino ad un film costruito male e girato peggio. La regia è quanto di più classico ci si possa aspettare, lentissima e senza slanci. Credo che Marianna Cappi sia stata fin troppo gentile nella sua recensione.
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