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carlo zulianello
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sabato 11 agosto 2007
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lords of dogtown
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siamo negli anni '70 e tre ragazzi di nome Stacy Peralta, Jay Adams e Tony Alva, praticaano il loro sport preferito dalla mattina alla sera: il surf. Ma durante quel periodo c'è il fenomeno della siccità e questi tre ragazzi decidono di non cavalcare più le onde con la loro tavola da surf ma con una nuova tavola avente delle ruote in uretano: nasce lo skateboard.
Da qui, i tre, cominceranno ad entrare in alcune case con delle piscine usandole come half-pipe, e allenamento per varie gare che farannno successivamente. Ovviamente questo film sembra un solito film americano pieno di felicità alla fine ma questo non succederà...questo film è soprattutto di carattere drammatico. In questi anni i veri tre ragazzi sono ancora vivi e più che famosi: Stacy Peralta ha fondato la powell peralta, una delle più grandi compagnie di skate; Jay Adams adesso è in libertà condizionata per uso di droga e Tony Alva pratica ancora sia lo skate che il surf.
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siamo negli anni '70 e tre ragazzi di nome Stacy Peralta, Jay Adams e Tony Alva, praticaano il loro sport preferito dalla mattina alla sera: il surf. Ma durante quel periodo c'è il fenomeno della siccità e questi tre ragazzi decidono di non cavalcare più le onde con la loro tavola da surf ma con una nuova tavola avente delle ruote in uretano: nasce lo skateboard.
Da qui, i tre, cominceranno ad entrare in alcune case con delle piscine usandole come half-pipe, e allenamento per varie gare che farannno successivamente. Ovviamente questo film sembra un solito film americano pieno di felicità alla fine ma questo non succederà...questo film è soprattutto di carattere drammatico. In questi anni i veri tre ragazzi sono ancora vivi e più che famosi: Stacy Peralta ha fondato la powell peralta, una delle più grandi compagnie di skate; Jay Adams adesso è in libertà condizionata per uso di droga e Tony Alva pratica ancora sia lo skate che il surf. Insomma questo film, a dirla tutta è uno dei miei film preferiti, non solo per lo skate che è anche l sport che pratico ma per quello che significa la storia e la creazione di un nuovo sport mai inventato prima.
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critico
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lunedì 11 settembre 2006
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assolutamente xfetto
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essendo appassionata di sk8 e cose del genere..il film ha suscitato in me tanta voglia d vivere...e m sn commossa x il finale tragico!ma reale e freddo!
vi giuro è il mio film preferito!stupendo!
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joe
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lunedì 28 agosto 2006
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quando lo skateboard diventò punk rock
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California, estate ‘75. Estate di siccità. A Dogtown, sobborgo povero di Venice, alcuni surfisti rivoluzionarono il mondo dello skateboarding, applicando ad esso le tecniche e le regole già adoperate fra le onde marine. L’acqua è razionata e le piscine sono vuote. I ragazzi si intrufolano nelle ville di Venice per skateare e bighellonare, tra acrobazie estreme e fughe dalla polizia. Raccontata così sembrerebbe nient’altro che la storia delle scorribande dei ragazzini californiani negli anni ’70. Invece era qualcosa di molto di più. Quello che stava nascendo con lo skateboard moderno era un vero e proprio movimento.
Girato nel 2005 da C. Hardwick, “Lords of Dogtown” vuole essere la versione romanzata del documentario “Dogtown e gli Z-Boys”, girato nel 2001 da Stacy Peralta in tributo a quegli anni folli e magnifici.
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California, estate ‘75. Estate di siccità. A Dogtown, sobborgo povero di Venice, alcuni surfisti rivoluzionarono il mondo dello skateboarding, applicando ad esso le tecniche e le regole già adoperate fra le onde marine. L’acqua è razionata e le piscine sono vuote. I ragazzi si intrufolano nelle ville di Venice per skateare e bighellonare, tra acrobazie estreme e fughe dalla polizia. Raccontata così sembrerebbe nient’altro che la storia delle scorribande dei ragazzini californiani negli anni ’70. Invece era qualcosa di molto di più. Quello che stava nascendo con lo skateboard moderno era un vero e proprio movimento.
Girato nel 2005 da C. Hardwick, “Lords of Dogtown” vuole essere la versione romanzata del documentario “Dogtown e gli Z-Boys”, girato nel 2001 da Stacy Peralta in tributo a quegli anni folli e magnifici. La scena surf (e poi skate) di Dogtown ruotava attorno ad un negozio, lo Zephir, di proprietà di un tale Skip. Questi ebbe il fiuto e la fortuna di scoprire tre ragazzi dal talento innato ed incontenibile: Tony Alva, Jay Adams e proprio Stacy Peralta, presente nel cast del film nel ruolo di sceneggiatore. Con loro forma un team, appunto lo Zephir, capace di stupire e lasciare a bocca aperta il pubblico di qualsiasi gara e manifestazione. Per i tre campioni arrivano fama e copertine di giornali e quando arrivano anche gli sponsor a farsi avanti, capiscono che Skip sta monopolizzando tutti i loro profitti. Lo Zephir Team si scioglie ed ognuno prende la sua strada. Tony Alva divinizzato ed auto-divinizzatosi, cadrà in una beffarda “apolokintosis”, gabbato dagli stessi sponsor che ne avevano fatto una rockstar con tanto di limousine. Peralta nella sua sobrietà che fin dagli inizi lo avevo distinto dagli altri, seguirà il corso degli eventi e, rimanendo con i piedi per terra, manterrà successo e fonderà poi un team proprio. Jay Adams è invece colui che non tradirà mai l’estetica e il movimento in cui era nato e cresciuto. Un pubblicitario si presenta a casa sua offrendogli 10.000 $ per canticchiare uno stupido jingle in uno spot; Jay manda al diavolo tutti e va a vedere i Black Flag. E mentre gli altri due rivaleggiano nelle manifestazioni di Huntington Beach e si godono le luci della ribalta, Adams rimane fedele al suo credo e al suo habitat naturale, la strada. Resta intrappolato nella droga e nell’ambiente sempre più disastrato e suburbano di Dogtown.
Nei fatti però è proprio il personaggio di Jay (magistralmente interpretato da Emile Hirsch, a cui non sono da meno John Robinson e Victor Rasuk) a dare un volto all’intento del film; mostrare che quello dello skateboard non era un semplice sport o successivamente una fabbrica di denaro; era uno stile di vita, stradaiolo e sregolato, animato da un’etica punk rock di eccessi fini a sé stessi. Adams, forse davvero il più bravo di tutti, incamminatosi sì sulla via della perdizione ma sempre rappresentante di quella pura ed originaria attitudine dello skate.
Prodotto 4 anni prima, il documentario esce in Italia in concomitanza con il film. Tra i due a vincere è nettamente il primo; una testimonianza commossa e commovente di Peralta verso il mondo che lui aveva contribuito a creare. “Lords of Dogtown” ricalca fin troppo classicamente gli stilemi del film giovanilista all’americana e in questo rischia un po’ di falsare lo spirito che lo anima, pur assicurando il successo vista l’aderenza ai canoni ribellistico-adolescenziali. Tuttavia per chi lo skateboarding lo ha vissuto e lo ha sentito sulla sua pelle, il film non sarà certo uno dei soliti surrogati a base di sesso, droga e rock n roll. Anzi.
Finale su una nota di dolcezza; i tre dello Zephir si riuniscono a casa del loro comune amico Sid, da sempre sfigato e figlio di papà ma sinceramente affezionato ai ragazzi, ed ora malato di cancro, che chiede al padre di svuotare la piscina per permettere agli amici di skateare per lui. Sulle note di “Wish You Were Here” dei Pink Floyd (che chiude una splendida colonna sonora), Stacy, Tony e Jay sembrano tornati per un attimo i ragazzini di qualche anno prima, ansiosi solo di fare casino e di divertirsi con ragazze, un po’ di alcool e ovviamente una tavola di legno sotto i piedi. Sebbene la realtà sia ormai molto diversa.
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eli_rocker
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sabato 1 luglio 2006
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per ogni skater
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"Lords of dogtown" è un film girato proprio bene, il regista da animo alla pellicola, mentre guardiamo il film ci sentiamo "immersi" nelle emozioni di questi ragazzi che provano mentre vanno in skate.
si vedono gli aspetti umani, ironici e a volte tragici dello skate: questi ragazzi che skateano dentro a delle piscine vuote, gli errori e le vittorie, le cadute e la chiusura di un flip tanto atteso.
direi che qualsiasi amante dello skate apprezzerà questo film che rende l'idea della vita di un giovane skater.
Da guardare subito dopo anche il documentario "dogtown e Z-boys"
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innominabile
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mercoledì 28 giugno 2006
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non solo i 50enni hanno nostalgia degli anni '70
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Avendo avuto l'occasione di vedere solamente il film "the lords of dog town",e non il documentario del 2001,posso esprimere un mio giudizio esclusivamente su quest'ultimo.Devo ammettere che gli anni '70 del '900 sono senza dubbio il mio periodo storico preferito,in cui i giovani esprimevano ciò che sentivano liberamente,ed è proprio questo spirito rivoluzionario a completare "l'animo"del film.Ho però avvertito quella visione negativa e superficiale degli adolescenti,tipica della regista,che descrive come macchine vittime del consumismo i giovani di ieri e di oggi.Basta mettere a confronto the lords of dog town e thirteen,per comprendere che il messaggio è esattamente lo stesso.Secondo me una delle tante differenze tra i giovani degli anni'70 e quelli di oggi è la seguente:allora,i ragazzi(soprattutto chi aveva una condizione economica e sociale poco agiata),cercavano di vivere veramente a pieno la propria vita,e non riuscivano a controllare lo spirito trasgessivo che era dentro di loro.
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Avendo avuto l'occasione di vedere solamente il film "the lords of dog town",e non il documentario del 2001,posso esprimere un mio giudizio esclusivamente su quest'ultimo.Devo ammettere che gli anni '70 del '900 sono senza dubbio il mio periodo storico preferito,in cui i giovani esprimevano ciò che sentivano liberamente,ed è proprio questo spirito rivoluzionario a completare "l'animo"del film.Ho però avvertito quella visione negativa e superficiale degli adolescenti,tipica della regista,che descrive come macchine vittime del consumismo i giovani di ieri e di oggi.Basta mettere a confronto the lords of dog town e thirteen,per comprendere che il messaggio è esattamente lo stesso.Secondo me una delle tante differenze tra i giovani degli anni'70 e quelli di oggi è la seguente:allora,i ragazzi(soprattutto chi aveva una condizione economica e sociale poco agiata),cercavano di vivere veramente a pieno la propria vita,e non riuscivano a controllare lo spirito trasgessivo che era dentro di loro.Oggi invece,per soddisfare le esigenze dei giovani,bastano uno scatolone pieno di fili chiamato televisione,un telecomando detto joystick per la PS,e accessori inutili come abiti firmati e cellulari.30 anni fa,i ragazzini di 15 anni non sognavano di skaitare di nascosto nelle piscine private durante la siccità,lo facevano e basta.Ora è tanto se sanno inforcare una bicicletta.Mi chiedo se tutto questo avrà mai una fine,anche perchè io,avendo 15 anni,lo sto vivendo come una sofferenza.
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cinema 88
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sabato 16 luglio 2005
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granda back stage
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"fantastica".è così che definirei la preparazione di questo film.
Non è il solito film!Non è come i soliti film che ultimamente vediamo nelle sale o a casa,ma tratta della nascita e dello sviluppo di una passione.
I ragazzi che hanno dovuto interpretare miti dello skate,come alva,si sono allenati e impegnati moltissimo.Lo dimostra la ottima interpretazione della loro parte.
Le congratulazioni vanno anche a regista e produttori che sono riusciti a riproporre i luoghi dell' infanzia dove questa vera passione è nata e si è sviluppata.
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