Grande film che deve qualcosa ai maestri cinesi e "limitrofi" degli anni '90, da tsai ming liang a wong kar wai e zhang yimou, ma che ci consegna un talento nuovo del cinema asiatico.
Metafora della città alienante, sì, ma anche dell'universo-uomo racchiuso nella propria solitudine ed incapacità di comunicare e di comprendersi (i dialoghi nelle proprie lingue madri di Tao e della russa Anna sono davvero struggenti).
Gli attori sono splendidi, così naturali da far sembrare il film un documentario.
La figura femminile, disperata ed appassionata di Tao è indimenticabile.
Dura due ore, ma non annoia mai, vista la tensione emotiva che lo percorre.