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La saga di Hellraiser, dal quinto capitolo ha preso la direzione dell'incubo ad occhi aperti, ma cosa ancora più importante, il quinto capitolo e i successivi non sono nati come sequel di "Hellraiser: Non ci sono limiti", ma naquero come film propri. Infatti anche questo ennesimo capitolo non era inizialmente un Hellraiser-sequel, ma una normale storia poliziesco-drammatica, in cui nel casting figurava Ashley Laurence, che era la protagonista del primo e del secondo capitolo della saga, così si decise di trasformare ancora una volta un film in un sequel di Hellraiser, infatti Doug Bradley nel ruolo di Pinhead, appare poche volte dirante la pellicola. La Laurence insieme al marito hanno un incidente in macchina lei muore ma il corpo non viene ritrovato e lui viene accusato di averla uccisa per avere la sua eredità. Intanto misteriosi omicidi accadono vicino a lui ad opera dei cenobiti, che la polizia gli attribuisce. E' un po' un film che non sa di niente, quasi inutile, con un approfondimento quasi a zero. Si il finale non delude è interessante, ma ditemi voi, se il marito era la quinta anima e viene ucciso dalla moglie in macchina, allora se quasi tutto ciò che succede nel film è un incubo allora gli altri quattro chi li ha uccisi per poi donare la loro anima a Pinhead, sempre la moglie? Ma se il film non mostra queste cose me le devo inventare io? Diretto dal navigato direttore della fotografia Rick Bota che sotto sotto non dirige male, anche Dean Winters nel ruolo del marito non è male. Musiche funzionali.
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