Brother

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Un film di Takeshi Kitano. Con Takeshi Kitano, Omar Epps, Claude Maki Giallo, durata 110 min. - USA, Giappone, Gran Bretagna 2000. MYMONETRO Brother * * * - - valutazione media: 3,42 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
fabri martedì 9 marzo 2021
buon film di genere Valutazione 3 stelle su cinque
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C'è tutto quello che deve esserci, sparatorie a non finire, Yakuza, mignoli tagliati e via dicendo.
Un buon film per chi ama il genere, di puro intrattenimento, sinceramente fatico a vedere messaggi subliminali o approfondimenti antropologici.
Molto semplicemente, è un film che, a mio giudizio, è nato per intrattenere, il che non è poco, se l'intento riesce.

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movieman giovedì 27 febbraio 2020
quando kitano è andato in america Valutazione 0 stelle su cinque
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Venuto dopo il notevole “Hana-bi”, film che contribuì alla consacrazione internazionale di Kitano, “Brother” rappresenta il primo e (finora) ultimo film di Kitano girato in terra americana. Meno romantico, più politico e più tradizionale del precedente, “Brother” è comunque un noir comunque notevole. 

La storia racconta di un gangster, Aniki Yamamoto, della yakuza che, in seguito al tradimento della sua gang da parte di uno dei suoi due fratelli, decide di emigrare in America sotto falso nome e di andare a trovare il fratello minore, convinto di averlo fatto studiare e di averlo aiutato con i soldi che lui gli ha mandato nel corso degli anni. [+]

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no_data giovedì 1 ottobre 2015
la spirale di violenza dello smarrimento Valutazione 4 stelle su cinque
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Per introdurre brother di Takeshi Kitano basta introdurre la presentazione che si fa del suo personaggio principale: un uomo solo, in terra straniera, presentato da un'incerta inquadratura sghemba. Passano i minuti e scopriamo cosa si nasconde dietro i suoi silenzi e la sua presenza in quei luoghi in cui è del tutto estraneo: Feroce gangster della yakuza, si è trovato davanti al crollo totale del valore portante del proprio codice etico-esistenziale, la famiglia, ed è stato così costretto a fuggire verso la lontana America, in cerca di un fratello perduto. Ovviamente davanti al proprio smarrimento il protagonista non può che reagire attraverso quella che pare essere la condizione naturale della sua esistenza : la guerra. [+]

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dave san venerdì 21 febbraio 2014
il dragone furioso Valutazione 4 stelle su cinque
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Yamamoto “Aniki” è un boss della yakuza. Deve fuggire da Tokyo dopo la sconfitta del suo clan. Non appena arrivato a Los Angeles,  incontra il fratello, che intanto è diventato un pusher.  Conosce la sua piccola banda e subito si propone di guidarli in una guerra per il controllo del territorio. Prima ancora di annusare l’aria, di mettere le mani “in pasta”, Yamamoto picchia ferocemente l’uomo che controlla il racket del fratello. Poi lo elimina. Una volta accordatosi con i nuovi soci, inizierà il conflitto giustiziando i rivali in città. Il cineasta non sembra soffermarsi troppo sulla marketing-azione dei traffici. [+]

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molenga martedì 3 aprile 2012
cazzo, fratelo. Valutazione 4 stelle su cinque
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La famiglia del capomandamento Yamamoto(kitano) si è sfaldata dopo la morte dell'anziano boss; lui non può neanche concepire l'idea di passare con i suoi uomini al clan rivale e, per non venire uuciso, scappa a Los Angeles dove vive un suo fratellastro; il ragazo, ufficialmnte in America per studiare, è un picolo spacciatore che opera con due compari(tra cui il personaggio di Omar Epps) per conto di un cartello di latinos: l'arrivo dell'esperto yamamoto cambia le gerarchie. Kitano esce dal sol levante per trasportare le atmosfere e le musiche(ad opera del grande Hisaishi)di "Hana bi" in America; c'è tuto il repertorio dei migliori anni del regista giapponese. Non ecelso come il sucitato film leone d'oro, ma ottimo. [+]

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luca scialò mercoledì 11 agosto 2010
yakuza vs mafia Valutazione 4 stelle su cinque
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No
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Una banda Yakuza viene sgominata da un'altra banda rivale, tanto da essere costretta ad affiliarsi ad essa. Uno di loro, Yamamoto, però non ci sta e viene spedito dai suoi ex compari a Los Angeles sotto falso nome per fingere di averlo ucciso. Qui si ricongiunge col fratello minore, membro di un piccolo gruppo di spacciatori. E Yamamoto non perderà tempo a tentare di imporre la sua legge anche lì...
Dopo "L'estate di Kikujiro", un outsider rispetto ai soliti film di Kitano, il regista giapponese torna a parlare di Yakuza e lo fa mostrando il lato più volento e crudele di essa. Non mancano al contempo, spazi dedicati ai buoni sentimenti.

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paola di giuseppe martedì 29 giugno 2010
uno yakuza a los angeles Valutazione 4 stelle su cinque
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Stessa faccia immobile di sempre,triste,impenetrabile e ironica,parole al contagocce,vestito e occhiali neri,sta cercando il fratello americanizzato,dopo l'annientamento della sua famiglia mafiosa in una guerra tra bande a Tokyo. Lo step successivo sarà una guerra feroce per la supremazia nel traffico della droga,lo yakuza/movie più disseminato di morti,dita tagliate e atrocità varie che Kitano abbia messo in scena. Appena l’inquadratura fuori dell’aeroporto da sghemba torna a raddrizzarsi,Yamamoto sale sul taxi.E’ proprio lui,Beat Takeshi il killer leggendario che ammazza come nessuno, basta che tenda il braccio, immobile, implacabile,ne fa fuori dieci in un colpo(“A chi hai detto fottuto giapponese?”e scarica il caricatore a completare l’opera delle pistole incollate sotto il tavolo, nell’incontro al vertice tra capi mafia per il controllo del territorio). [+]

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sinkro lunedì 29 giugno 2009
per vederlo non bisogna avere sentimenti. Valutazione 1 stelle su cinque
25%
No
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Non ho mai visto niente di così violento (forse City of God arriva a livelli simili). La gratuità e l'insensatezza di tanti sbudellamenti e omicidi compiuti con una crudeltà infinita mi hanno reso incredibilmente triste.

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dandy sabato 20 giugno 2009
a chi hai detto f.....o giapponese? Valutazione 3 stelle su cinque
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No
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Kitano,al suo primo film "made in usa",vuole rivendicare la propria autonomia d'autore("Faccio la guerra anche in America!").Il protagonista è ancora lo stoico personaggio pronto ad accettare la morte,la violenza abbondante e astratta,l'ironia sempre impeccabile,ma rivolgendosi ad un pubblico più vasto,è inevitabile che il film ci perda in imprevedibilità,e il senso di deja vù non manca.Comunque non c'è la caduta di tono che poteva essere data per scontata nella seconda parte,anzi.Il finale cerca un equilibrio tra nichilismo e commozione,riuscendoci in parte.In definitiva non al livello degli altri capolavori del regista,ma nondimeno godibile.Per quanto mi riguarda,il suo penultimo film decente.

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simo 84 lunedì 6 aprile 2009
kitano sbarca ad hollywood Valutazione 5 stelle su cinque
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film veramente bello! tra i migliori film gangster di sempre!

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