liuk!
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martedì 22 gennaio 2013
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mitico
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Film leggero che a distanza di anni si rivede sempre volentieri grazie ai suoi dialoghi intelligenti e sofisticati. Il voto e la valutazione aumenta col tempo ed il finale è sempre più coinvolgente! O la pellicola era un capolavoro o è cambiato qualcosa nel metro di giudizio. In ogni caso The Last Days Of Disco ha lasciato il segno.
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exitplanetdust
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giovedì 24 settembre 2009
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disco will never die
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Non è male questo filmetto. Lo stile della narrazione è piuttosto elegante, abbastanza snello. Uno spaccato sulla cultura e sulla vita di quegli anni: non un canovaccio forte da seguire, non un film a tesi, quanto piuttosto una serie di situazioni forti di una ironia amara, insieme, divertenti e tristi, ridicole e agonizzanti. Di fatto, non c'è nulla di allegro in quanto accade: ma l'ironia stempera gli angoli e pone l'autore - quindi, lo spettatore - in una posizione di irriducibile distacco, estetica e estatica lontananza. Come quegli anni, si sforza di apparire vacuo, col suo pragmatismo da yuppie, con la filosofia da bignami, con l'attenzione fondamentale per l'immagine e per i dettagli insignificanti; ma tanta ostentata frivolezza pare mascherare un profondo disagio, una radicale confusione e una generale insicurezza.
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Non è male questo filmetto. Lo stile della narrazione è piuttosto elegante, abbastanza snello. Uno spaccato sulla cultura e sulla vita di quegli anni: non un canovaccio forte da seguire, non un film a tesi, quanto piuttosto una serie di situazioni forti di una ironia amara, insieme, divertenti e tristi, ridicole e agonizzanti. Di fatto, non c'è nulla di allegro in quanto accade: ma l'ironia stempera gli angoli e pone l'autore - quindi, lo spettatore - in una posizione di irriducibile distacco, estetica e estatica lontananza. Come quegli anni, si sforza di apparire vacuo, col suo pragmatismo da yuppie, con la filosofia da bignami, con l'attenzione fondamentale per l'immagine e per i dettagli insignificanti; ma tanta ostentata frivolezza pare mascherare un profondo disagio, una radicale confusione e una generale insicurezza. E' come ficcarsi in un club dell'epoca, osservare la gente stravagante che ti sta intorno, iniziare a fantasticare sulle vicende di ciascuno sulla base degli elementi visivi e dei pochi elementi uditivi a propria disposizione. Credo che la pellicola, in fondo, non miri ad un obiettivo differente, né a qualcosa di più: e, in tal senso, si può dire pienamente riuscita. Semplicemente memorabile la colonna sonora. Cheryl Lynn, Blondie, Sister Sledge, Amii Stewart: quando è partita "Good Times" degli Chic, in una scena chiave del film, mi è stato impossibile trattenere un brivido.
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procol harum
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mercoledì 17 ottobre 2001
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dance!dance!dance!
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Mio personale stracult. Imperdibile per tutti gli amanti della disco-music anni '70, da consigliare anche a chi non ha mai messo piede in discoteca. Sociologia della pista da ballo in pillole, minimalismo di un indipendente americano da applausi già per "Metropolitan". Il mito dello Studio54 rivive in quasi due ore di freschezza e sentimenti, con interpreti perfetti che faranno di sicuro carriera. E la colonna sonora è da oscar, chi avrebbe pensato, nel 1998, di risentire "Heart of Glass" dei Blondie o "Good Times" degli Chic? Cercate questo film dappertutto e diffondetelo ma, soprattutto, non andate in disco se non ci sono revival, la disco-music è morta alla fine degli '80, oggi è monnezza.
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(di noisemaker_85)
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