noa84
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giovedì 22 gennaio 2015
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piccola perla underground
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La storia di un ragazzo pestato a sangue dalla polizia, gesto che accresce ancora di più l'odio dei giovani delle banlieue verso le forze dell'ordine che in quei contesti, allora come oggi dovendo imporre la loro autorità riescono a dare il peggio.
Il film offre uno spaccato di vita del ghetto francese, con le dure regole della strada, una triste realtà che fa da cornice ad un' apparentemente normale giornata di questi tre amici che giocano a fare i duri perchè in quell'ambiente è la legge del più forte che va per la maggiore, ma che a tratti suscitano quasi tenerezza e se avessero potuto scegliere non avrebbero certo scelto di nascere e vivere confinati in un ghetto senza speranze per il futuro.
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La storia di un ragazzo pestato a sangue dalla polizia, gesto che accresce ancora di più l'odio dei giovani delle banlieue verso le forze dell'ordine che in quei contesti, allora come oggi dovendo imporre la loro autorità riescono a dare il peggio.
Il film offre uno spaccato di vita del ghetto francese, con le dure regole della strada, una triste realtà che fa da cornice ad un' apparentemente normale giornata di questi tre amici che giocano a fare i duri perchè in quell'ambiente è la legge del più forte che va per la maggiore, ma che a tratti suscitano quasi tenerezza e se avessero potuto scegliere non avrebbero certo scelto di nascere e vivere confinati in un ghetto senza speranze per il futuro.
Apprezzatissimo il bianco e nero a rendere il tutto più crudamente realistico e indovinata la colonna sonora, in particolar modo il graffiante scratch del giovane dj sulle note di KRS One "Sound of Da Police".
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laion90
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martedì 13 maggio 2014
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la haine
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Un film che lascia il segno e si fa ricordare, il titolo è uno dei più azzecati mai visti, l'odio è ,appunto, il filo che conduttore del film che unisce i tre protagonisti ma è anche ciò che li divide dal resto del mondo. Questo fa si che i tre sentano, pur nella loro piccola realtà, che il mondo appartenga a loro ma scopriranno, a loro spese ,che non è cosi.
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filippo catani
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martedì 29 aprile 2014
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cosa risolve l'odio?
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Banlieue parigina. Tre ragazzi vivono di espedienti fin quando uno di loro recupera una pistola persa da un poliziotto la sera precedente durante gli scontri che hanno ridotto in fin di vita un loro amico. Il giovane ha tutta l'intenzione di volersi vendicare contro l'odiata polizia.
Ambientato all'interno di una singola giornata e in bianco e nero, questo film raccontava con grande lucidità e senza filtri la situazione delle banlieu parigine che qualche anno dopo furono teatro di ferocissimi scontri. La vita è difficile e l'unico scopo pare quello di aggregarsi in bande per lottare contro la polizia. Kassovitz però ci restituisce la complessità di un mondo fatto di improvvisate grigliate sui tetti, murales e break dance.
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Banlieue parigina. Tre ragazzi vivono di espedienti fin quando uno di loro recupera una pistola persa da un poliziotto la sera precedente durante gli scontri che hanno ridotto in fin di vita un loro amico. Il giovane ha tutta l'intenzione di volersi vendicare contro l'odiata polizia.
Ambientato all'interno di una singola giornata e in bianco e nero, questo film raccontava con grande lucidità e senza filtri la situazione delle banlieu parigine che qualche anno dopo furono teatro di ferocissimi scontri. La vita è difficile e l'unico scopo pare quello di aggregarsi in bande per lottare contro la polizia. Kassovitz però ci restituisce la complessità di un mondo fatto di improvvisate grigliate sui tetti, murales e break dance. Uno dei personaggi però intuisce che la sua vita non può essere solo questo e vorrebbe uscirne ma la spirale di violenza innescata dai vari tumulti finirà per chiedere i suoi tributi di sangue. Non mancano momenti di ironia soprattutto grazie al personaggio magrebino che spesso porta gli altri due amici verso conversazioni improbabili. Inoltre ritroviamo una delle tante imitazioni della scena cult di Taxi Driver. Giustamente premiato a Cannes, il film vive di ottimi dialoghi, una bella sceneggiatura, un'ottima colonna sonora e soprattutto un ottimo trio d'attori in cui spicca un giovanissimo e tostissimo Cassel.
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block
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domenica 12 gennaio 2014
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basta il bianco e nero ?
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Modestissima rappresentazione della bruttura umana. Volgarità e banalità del degrado umano. Come si fa a concepire un simile film.
Urlante di insulso turpiloquio, con la profondità di una pozzanghera maleodorante, senza nessun profilo psicologico attinente all'Uomo, ma soltanto documentaristico sulla "bestia" umana.
E' realtà, d'accordo, ma anche riprenderea 2 ore un gabinetto della stazione termini è realtà, ma vale la pena farci un film ?
Basta il bianco e nero a farne un buon film ? Come sono ridotti taluni critici....
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brando fioravanti
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sabato 14 luglio 2012
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fino a qui tutto bene
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Il film si apre con una storia. Un uomo cade dal cinquantesimo piano e ad ogni piano per farsi coraggio dice fino a qui tutto bene,il problema non è la caduta, ma l'atterraggio. Tre giovani di etnie diverse vengono ripresi durante il corso della giornata. Vengono continuamente mostrati gli oarari come se stessero cadendo e la tragedia finale fosse l'atterraggio. I giovani della periferia parigina non hanno un futuro preciso vivono nel disagio e cercano continuamente un identità. Violenti e scontrosi solo come protesta verso una società che li emargina. Fotografia bellissima , scene crude e toccanti per un film che non lascia indifferenti.Dedicata a Giorgio Giannecchini
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yltor
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giovedì 3 maggio 2012
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regia fastidiosa
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Un film spigoloso, per quanto in linea con la tematica. Dal punto di vista della regia è fastidioso.
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oldpulp
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giovedì 29 marzo 2012
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il problema non è la caduta ma l'atterraggio.
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Il film, che ha consacrato il mancato talento di Mathieu Kassovitz, è non solo un gran film, è una metafora su una malsana società, nella quale odio porterà sempre a altro odio, l'uomo cadrà sempre più in basso e ad ogni piano si ripeterà sempre "fino a qui tutto bene" fin quando arriverà alla fine, all'annullamento stesso dell'uomo che, consumato dall'odio profondo verso se stesso, si distruggerà.
La movimentata regia e gli attori sono ottimi, su tutti l'arrabbiatissimo Vincent Cassel e il bravo Hubert Koundè, che è in un certo senso il protagonista del film e l'unica personalità razionale all'interno del gruppo.
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Il film, che ha consacrato il mancato talento di Mathieu Kassovitz, è non solo un gran film, è una metafora su una malsana società, nella quale odio porterà sempre a altro odio, l'uomo cadrà sempre più in basso e ad ogni piano si ripeterà sempre "fino a qui tutto bene" fin quando arriverà alla fine, all'annullamento stesso dell'uomo che, consumato dall'odio profondo verso se stesso, si distruggerà.
La movimentata regia e gli attori sono ottimi, su tutti l'arrabbiatissimo Vincent Cassel e il bravo Hubert Koundè, che è in un certo senso il protagonista del film e l'unica personalità razionale all'interno del gruppo.
La fotografia in bianco e nero è eccellente e la colonna sonora potente(straordinaria la scena aerea sul quartiere con il mixaggio di sound of da police e je ne regrette rien di Edith Piaf), stupende alcune scene come l'omaggio al monologo allo specchio di Taxi Driver, la scena del bagno e il finale, tanto shock quanto potente nella sua magnifica e raccapricciante rappresentazione.
Meritatissimo il premio della regia al festival di Cannes, La Haine è un piccolo gioiello del cinema francese, un vero e proprio cult.
è la storia di una società che precipita, e che mentre sta precipitando si ripete per farsi coraggio "Fino aqui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene.."
il problema non è la caduta ma l'atterraggio.
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rescart
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sabato 10 marzo 2012
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accelerazione di gravità
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Quando un corpo cade dall’alto il problema vero non è l’atterraggio (quello in teoria potrebbe dipende solo dalla durezza del suolo) ma l’aumento progressivo della velocità che, se non fosse per l’attrito dell’aria, potrebbe arrivare a migliaia di chilometri l’ora. La saggezza popolare e un po’ naif del giovane aspirante pugile nero, nasconde una verità che solo i libri di scuola potevano rivelare. E questo film rappresenta proprio il senso di una escalation, di un’accelerazione appunto, che, come quella di gravità, giungerà al suo apice quando verso la fine del film il più violento dei tre sarà sul punto di usare davvero contro un altro essere umano, per quanto indegno di questo nome, un revolver, oltre a metterlo in bella mostra.
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Quando un corpo cade dall’alto il problema vero non è l’atterraggio (quello in teoria potrebbe dipende solo dalla durezza del suolo) ma l’aumento progressivo della velocità che, se non fosse per l’attrito dell’aria, potrebbe arrivare a migliaia di chilometri l’ora. La saggezza popolare e un po’ naif del giovane aspirante pugile nero, nasconde una verità che solo i libri di scuola potevano rivelare. E questo film rappresenta proprio il senso di una escalation, di un’accelerazione appunto, che, come quella di gravità, giungerà al suo apice quando verso la fine del film il più violento dei tre sarà sul punto di usare davvero contro un altro essere umano, per quanto indegno di questo nome, un revolver, oltre a metterlo in bella mostra. Come aveva fatto con Asterix, altro esempio di giovane ignorante ma molto più abile dei tre sprovveduti nel maneggiare armi, da fuoco e non solo. In quel caso il nostro pistolero in erba nonché ammiratore del De Niro di Taxi driver, aveva già mostrato un certo senso di responsabilità, ma in realtà si era trattato solo di toccare con mano che, per quanto dedicasse ogni singolo minuto della sua giornata (e nottata) alle varie esperienze che la vita di strada può offrire, ci sarebbe sempre stato qualcuno più esperto di lui in questo genere di trucchetti. Le varie crisi economiche ricorrenti che imperversano oggi come allora, non fanno che riemergere questa escalation verso l’abisso: l’abisso della droga, della violenza, dell’ignoranza. Un abisso da cui nessun benessere economico, per quanto illimitato come la velocità raggiunta da un corpo che cade da un altezza di 50 piani, potrà mai colmare.
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argan
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sabato 11 febbraio 2012
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buon film
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Un buon film, la sceneggiatura è eccellente, bravi gli sceneggiatori Kassovits e Taghmaoui (interpreta Said), anche se gli attori non sono fenomenali, lo stesso Vincent Cassel che ha dimostrato in più pellicole il suo potenziale, qui non si esprime al massimo, così come gli altri due attori protagonisti, finale inaspettato... che mi ha sorpreso positivamente, alcune scene sono davvero superflue, ma più che altro, servono ad arricchire il film e a rendere meglio l'idea della situazione che caratterizza i quartieri peggiori di Parigi, dove diversi gruppi divisi da ideologie differenti si scontrano senza pietà. Davvero stupenda e molto poetica la frase di apertura e di chiusura del film: "un uomo precipita da un palazzo di 50 piani, ad ogni piano continua a ripetere fino a qui tutto bene; Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio.
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Un buon film, la sceneggiatura è eccellente, bravi gli sceneggiatori Kassovits e Taghmaoui (interpreta Said), anche se gli attori non sono fenomenali, lo stesso Vincent Cassel che ha dimostrato in più pellicole il suo potenziale, qui non si esprime al massimo, così come gli altri due attori protagonisti, finale inaspettato... che mi ha sorpreso positivamente, alcune scene sono davvero superflue, ma più che altro, servono ad arricchire il film e a rendere meglio l'idea della situazione che caratterizza i quartieri peggiori di Parigi, dove diversi gruppi divisi da ideologie differenti si scontrano senza pietà. Davvero stupenda e molto poetica la frase di apertura e di chiusura del film: "un uomo precipita da un palazzo di 50 piani, ad ogni piano continua a ripetere fino a qui tutto bene; Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio. La frase allude alla società che precipita lentamente, ma cerca di convincersi che non vi sono problemi, perciò non cerca di risolverli, ma quando raggiunge il fondo, risulta impotente di fronte ai problemi enormi che si ritrova.
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