wilder
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martedì 23 luglio 2024
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mi dispiace, ma è proprio brutto
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Beh, non c’è un altro modo per dirlo: il film è orribile. Attirato dal romanzo omonimo da cui è tratto, che non era malvagio, e dalle probabili ambientazioni moscovite degli anni ’80, mi sono gettato con fiducia in questa "cosa". Nessuna delle due ragioni ha retto. Il romanzo, infatti, è stato castrato in più punti e qui i personaggi si muovono sostanzialmente senza motivazioni. L’ambientazione, tranne qualche inquadratura di un paio di piazze e qualche grigia strada di campagna, è quasi tutta in interni, per cui anche il secondo aspetto è andato deluso. Aggiungiamoci: una recitazione al limite della decenza (e l’ho visto in lingua originale, chissà doppiato), non solo dall’imbarazzante Pacula, che almeno era all’esordio, ma anche dal navigato Hurt, che sembra perlopiù in stato catatonico-depressivo e preoccupato soprattutto di controllare il bel ciuffo di capelli, che stanno evidentemente diradandosi.
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Beh, non c’è un altro modo per dirlo: il film è orribile. Attirato dal romanzo omonimo da cui è tratto, che non era malvagio, e dalle probabili ambientazioni moscovite degli anni ’80, mi sono gettato con fiducia in questa "cosa". Nessuna delle due ragioni ha retto. Il romanzo, infatti, è stato castrato in più punti e qui i personaggi si muovono sostanzialmente senza motivazioni. L’ambientazione, tranne qualche inquadratura di un paio di piazze e qualche grigia strada di campagna, è quasi tutta in interni, per cui anche il secondo aspetto è andato deluso. Aggiungiamoci: una recitazione al limite della decenza (e l’ho visto in lingua originale, chissà doppiato), non solo dall’imbarazzante Pacula, che almeno era all’esordio, ma anche dal navigato Hurt, che sembra perlopiù in stato catatonico-depressivo e preoccupato soprattutto di controllare il bel ciuffo di capelli, che stanno evidentemente diradandosi. Lo sceneggiatore, tale Potter, fa il resto: grandi tagli e per mandare avanti la storia muove i personaggi sulla base di informazioni che non possono avere (d'accordo, nei film d'azione si fa spesso, ma qui si esagera). Poi si concentra sulla love story e tenta perfino un finale alla “Casablanca” (lei se ne va, lui resta in Russia). In più condisce il tutto con gli stereotipi più biechi: in ogni scena di dialogo, anche il più innocuo, c’è praticamente sempre qualcuno che origlia o spia da dietro un tendaggio; tutti i russi, nessuno escluso, sono corrotti e vogliono lasciare la patria; l’americano (il povero Lee Marvin) fuma il sigaro e non esita ad imbracciare il fucile con grande precisione, anche se ottuagenario e con una vita da businessman alle spalle. Infine dà l’ultimo tocco Apted. Se c’è una cosa, almeno una, che il cinema USA riesce in genere a far bene sono le scene d’azione. Ebbene, qui non si salvano nemmeno quelle.
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paolp78
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sabato 12 marzo 2022
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ambientazione originale, ma si poteva far meglio
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Film giallo diretto dall’inglese Michael Apted e tratto dal bel romanzo omonimo dello scrittore americano Martin Cruz Smith, che si distingue rispetto ad altre opere del genere per essere ambientato in Unione Sovietica.
Proprio questa caratteristica distingue la pellicola, offrendo la possibilità di sfruttare scenari del tutto insoliti e certamente suggestivi: tuttavia l’operazione non ha una riuscita ottimale.
Sebbene l’opera non sia certamente affetta da intenti denigratori o propagandistici anti-sovietici, Apted si concentra nel descrivere una Mosca grigia, triste ed in declino (e fin qui nulla da obiettare), tralasciando di sviluppare altri aspetti dell’ambientazione che avrebbero potuto risultare accattivanti e fare le fortune della pellicola, non riuscendo così a sviluppare appieno il bel soggetto.
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Film giallo diretto dall’inglese Michael Apted e tratto dal bel romanzo omonimo dello scrittore americano Martin Cruz Smith, che si distingue rispetto ad altre opere del genere per essere ambientato in Unione Sovietica.
Proprio questa caratteristica distingue la pellicola, offrendo la possibilità di sfruttare scenari del tutto insoliti e certamente suggestivi: tuttavia l’operazione non ha una riuscita ottimale.
Sebbene l’opera non sia certamente affetta da intenti denigratori o propagandistici anti-sovietici, Apted si concentra nel descrivere una Mosca grigia, triste ed in declino (e fin qui nulla da obiettare), tralasciando di sviluppare altri aspetti dell’ambientazione che avrebbero potuto risultare accattivanti e fare le fortune della pellicola, non riuscendo così a sviluppare appieno il bel soggetto.
La trama è particolarmente intricata e riserva numerosi colpi di scena, nonostante che già molto presto sia abbastanza chiara l’identità del “cattivo”. L’ambientazione moscovita, il coinvolgimento della polizia sovietica e quello del KGB sono tutti elementi che conferiscono fascino alla storia e la avvolgono in un’atmosfera intricante da film di spionaggio, che non guasta mai.
Il protagonista è William Hurt, attore stupendo che proprio negli anni ’80 ha vissuto il periodo più fulgido e pieno di riconoscimenti della sua carriera; la parte dell’antagonista è affidata al già vecchio Lee Marvin, che è sempre un piacere vedere e che anche in età avanzata era capace di cavarsela in modo egregio nelle scene d’azione e nelle sparatorie; riuscitissimi i duetti tra i due grandi attori. Del resto del cast si ricordano il robusto Brian Dennehy, Ian Bannen e Joanna Pacuła che nei titoli di testa viene indicata come esordiente.
La trama, sebbene ingarbugliata, si fa ben seguire e la narrazione ha un ritmo sufficientemente sostenuto.
Si segnala qualche scena decisamente raccapricciante.
Ben scelte le musiche, adatte a creare una buona tensione.
Ottimo finale.
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(di patry58)
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nick castle
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giovedì 18 agosto 2011
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pessimo adattamento...
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Una sera al Gorky Park di mosca vengono ritrovati tre cadaveri sfigurati e con colpi di arma da fuoco, un tenace quanto scomodo ispettore di polizia inizia le indagini che lo porteranno a mettersi in gioco in tutto e per tutto. Tratto dal bestseller omonimo di Martin Cruz Smith, che già un capolavoro non è (che ho letto appositamente per vedere il film), il film gli è nettamente inferiore non solo per i pesanti buchi trama, che si formano durante l'adattamento del romanzo a cura dello sceneggiatore Dennis Potter, ma anche nel cercare di riproporre tali quali, i dialoghi del romanzo nel film. Il film è appesantito ancora di più da una fotografia squallida, da delle ambientazioni piatte e dalle interpretazioni banali di quasi tutti gli attori, non mi aspetto una Irina profondissima da Joanna Pacula, che qua era al suo esordio, ma come minimo un buon Arkady Renko da William Hurt, quà più gelido e inespressivo quanto mai l'avevo visto, per non parlare di Lee Marvin, a cui purtroppo e toccato il ruolo di Jack Osborne, mentre io l'avrei visto più nel ruolo del maggiore Pribluda, perfetto invece Brian Dennehy nel ruolo di William Kirwill.
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Una sera al Gorky Park di mosca vengono ritrovati tre cadaveri sfigurati e con colpi di arma da fuoco, un tenace quanto scomodo ispettore di polizia inizia le indagini che lo porteranno a mettersi in gioco in tutto e per tutto. Tratto dal bestseller omonimo di Martin Cruz Smith, che già un capolavoro non è (che ho letto appositamente per vedere il film), il film gli è nettamente inferiore non solo per i pesanti buchi trama, che si formano durante l'adattamento del romanzo a cura dello sceneggiatore Dennis Potter, ma anche nel cercare di riproporre tali quali, i dialoghi del romanzo nel film. Il film è appesantito ancora di più da una fotografia squallida, da delle ambientazioni piatte e dalle interpretazioni banali di quasi tutti gli attori, non mi aspetto una Irina profondissima da Joanna Pacula, che qua era al suo esordio, ma come minimo un buon Arkady Renko da William Hurt, quà più gelido e inespressivo quanto mai l'avevo visto, per non parlare di Lee Marvin, a cui purtroppo e toccato il ruolo di Jack Osborne, mentre io l'avrei visto più nel ruolo del maggiore Pribluda, perfetto invece Brian Dennehy nel ruolo di William Kirwill. Nel contesto generale anche le strombazzanti musiche di James Horner sono fuori posto. Peccato, poteva uscirne un capolavoro. Anche Michael Apted dopo qualche iniziale guizzo d'inventiva si lascia andare a una regia banale e appena sufficiente, per un come lui.
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klemos
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domenica 19 marzo 2006
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un grande giovane william hurt
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Bellissimo il film, con un grande William Hurt, ma certamente più bello è il libro, che consiglio a tutti. A mio avviso di questo film dovrebbe essere prodotto un remake, da girare integralmente nell'affascinante Russia, migliorando magari la sceneggiatura e l'ambientamento, rendendoli più rispondente al romanzo.
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