Invito al viaggio

Come una pianeta notturno, malato, misterioso che riaffiora tra le pagine dei dizionari e dei blog, Invito al viaggio di Peter Del Monte conferma le qualità anomale del suo autore nel panorama cinematografico italiano dove l'originalità spesso tende ad abdicare in favore di una più conciliante prosa per immagini che disturbi poco e ancora meno proponga squarci di onirico, disperato malessere. Nell'adattare un romanzo(da noi inedito) in terra di Francia, Del Monte si affida a una costruzione sincopata che ha come bersaglio l'irrisolta ricerca di una catarsi da parte del protagonista Lucien(L.Malet) dopo la morte accidentale dell'amata(in tutti sensi,anche in quello fisico) gemella Nina, cantante rock. [+]

Come una pianeta notturno, malato, misterioso che riaffiora tra le pagine dei dizionari e dei blog, Invito al viaggio di Peter Del Monte conferma le qualità anomale del suo autore nel panorama cinematografico italiano dove l'originalità spesso tende ad abdicare in favore di una più conciliante prosa per immagini che disturbi poco e ancora meno proponga squarci di onirico, disperato malessere. Nell'adattare un romanzo(da noi inedito) in terra di Francia, Del Monte si affida a una costruzione sincopata che ha come bersaglio l'irrisolta ricerca di una catarsi da parte del protagonista Lucien(L.Malet) dopo la morte accidentale dell'amata(in tutti sensi,anche in quello fisico) gemella Nina, cantante rock. Nel disperato viaggio lungo il nord della Francia, nei luoghi che avrebbero visto la ragazza protagonista di una serie di concerti, l'inquietudine del protagonista sfocia in incontri impossibili, in confessioni tradite e in fughe sotterranee accompagnate dalla presenza del corpo della sorella, nascosto in una custodia di contrabbasso. Come in una disperata, rituale celebrazione di una impossibile passione, Invito al viaggio fa dell'irrazionale, dell'atemporalità(è autunno o inverno?) e del disagio emotivo la sua cifra stilistica senza trascurare sprazzi di un'insanabile, perturbante claustrofobia sentimentale come nel dialogo tra A. Clément(uno dei personaggi più riusciti del copione) e lo spaesato Malet al quale la donna, senza tentennamenti,rivolge una cruda e irrinunciabile osservazione :"lei è un fantasma". E in questa atmosfera, che sembra sempre abbracciare la deriva esistenziale e la psicosi come un inevitabile approdo, Del Monte riesce a imprimere il suo sguardo, la sua attenzione e persino il suo gradimento verso personaggi estremi, emarginati più per vocazione che per scelta, e a segnare un'altra tappa nel suo accidentato percorso di autore anch'esso confinato ai margini ma che continua a esplorare, in modo personalissimo, delle esistenze che si muovono senza avere un centro gravitazionale, con un ostinato interesse che ha quasi il senso di una rivendicazione. Da riscoprire. Matteo De Chiara  [-]