luca pichinelli
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venerdì 10 luglio 2020
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un picolo cavolaro.
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Un Bel film, ben diretto da Elio Petri con un bravo Marcello Matroianni e un Immenso Salvo Randone, (nastro d'argento 1962 come miglior attore non protagonista), che lavorera con Petri in altri film. A questo film non manca niente. Gli sceneggiatori sono Elio Petri, Tonino Guerra, Pasqale Festa Campanile e Massimo Franciosa, Prodotto da Franco Cristaldi e distribuito dalla Titanus. Il film racconta di un antiquario, Alfredoo Martelli (Mastroianni) che viene prelevato da casa sua e portato in Questura senza alcuna spiegazione. Solo più tardi scopre che è li perchè è stata assassinata l'amante che lui ha visto la sera prma. Martelli passa li l'intera giornata a ripercorrere la sua vita tra domande del commissario e interrogatori fino al colpo di scena finale.
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Un Bel film, ben diretto da Elio Petri con un bravo Marcello Matroianni e un Immenso Salvo Randone, (nastro d'argento 1962 come miglior attore non protagonista), che lavorera con Petri in altri film. A questo film non manca niente. Gli sceneggiatori sono Elio Petri, Tonino Guerra, Pasqale Festa Campanile e Massimo Franciosa, Prodotto da Franco Cristaldi e distribuito dalla Titanus. Il film racconta di un antiquario, Alfredoo Martelli (Mastroianni) che viene prelevato da casa sua e portato in Questura senza alcuna spiegazione. Solo più tardi scopre che è li perchè è stata assassinata l'amante che lui ha visto la sera prma. Martelli passa li l'intera giornata a ripercorrere la sua vita tra domande del commissario e interrogatori fino al colpo di scena finale. Film che consiglio
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carloalberto
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domenica 15 agosto 2021
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il cinismo non è perseguibile
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Al suo esordio alla regia, Petri si rivela già autore maturo e consapevole della propria arte e di ciò che con essa vuole esprimere. In questo suo primo lungometraggio, una commedia noir costruita come il più classico dei polizieschi, in cui non si sa fino alla fine se il protagonista è colpevole di omicidio, appaiono, in nuce, alcuni dei temi costanti della sua filmografia che ritorneranno ossessivamente in tutta la sua opera, l’abuso di potere degli apparati statali ed il cinismo pervasivo nella società italiana del dopoguerra.
Marcello Mastroianni e Salvo Randone si fronteggiano in un impari duello drammatico che assomiglia al gioco del gatto col topo, in cui soltanto uno dei due, il funzionario di polizia, una vecchia volpe che sa di avere il coltello dalla parte del manico, è armato dalla autorità riconosciutagli dallo Stato, e, tuttavia, l’altro pur essendo apparentemente un inerme cittadino destinato a soccombere, non è una vittima innocente del potere.
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Al suo esordio alla regia, Petri si rivela già autore maturo e consapevole della propria arte e di ciò che con essa vuole esprimere. In questo suo primo lungometraggio, una commedia noir costruita come il più classico dei polizieschi, in cui non si sa fino alla fine se il protagonista è colpevole di omicidio, appaiono, in nuce, alcuni dei temi costanti della sua filmografia che ritorneranno ossessivamente in tutta la sua opera, l’abuso di potere degli apparati statali ed il cinismo pervasivo nella società italiana del dopoguerra.
Marcello Mastroianni e Salvo Randone si fronteggiano in un impari duello drammatico che assomiglia al gioco del gatto col topo, in cui soltanto uno dei due, il funzionario di polizia, una vecchia volpe che sa di avere il coltello dalla parte del manico, è armato dalla autorità riconosciutagli dallo Stato, e, tuttavia, l’altro pur essendo apparentemente un inerme cittadino destinato a soccombere, non è una vittima innocente del potere.
La giustizia persegue i reati codificati dalle leggi ed è pronta a sacrificare un innocente per soddisfare le pressioni della stampa che vogliono sbattere il mostro in prima pagina, ma non i delitti morali, che, nonostante siano altrettanto responsabili del degrado della società civile, sono destinati a rimanere impuniti.
I due antagonisti rappresentano, quindi, le due facce contrapposte della stessa medaglia, le istituzioni e il cittadino medio, accomunati dalla indifferenza verso il prossimo, che tutt’al più suscita interesse per essere sfruttato per raggiungere un proprio fine.
Nella risata di Mastroianni della scena finale, in cui il suo personaggio orgogliosamente, all’interlocutore telefonico, ripete di essere l’assassino, è riassunta sarcasticamente la visione cupa ed amara del primo Petri, che si svilupperà nei film successivi, di un mondo senza speranze dominato dalla superficialità e dall’egoismo imperante.
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