stefano franzoni
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lunedì 4 febbraio 2008
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l'amore nel pomeriggio...
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Parigi non è poi così diversa dalle altre capitali d'Europa se non per due cose: si mangia meglio e si fa l'amore più spesso. Di notte, di mattina e persino nel pomeriggio. Così fanno (non letteralmente) Frank Flanngan e Arianna Chavasse che, ogni giorno dopo le quattro, si incontrano nella suite dell'hotel Ritz ballando e amoreggiando al ritmo dei valzer suonati da quattro zigani pagati da Flannagan. Lui (Gary Cooper) è un ricco playboy americano dalle imprese amorose da prima pagina, che nutre un'irrefrenabile attrazione per l'altro sesso. Lei (Audrey Hepburn) è una giovane studentessa di violoncello con almeno vinticinque anni meno di lui, inesperta nell'amore. Il loro rapporto, già di per sè non incoraggiante, è in realtà molto più problematico.
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Parigi non è poi così diversa dalle altre capitali d'Europa se non per due cose: si mangia meglio e si fa l'amore più spesso. Di notte, di mattina e persino nel pomeriggio. Così fanno (non letteralmente) Frank Flanngan e Arianna Chavasse che, ogni giorno dopo le quattro, si incontrano nella suite dell'hotel Ritz ballando e amoreggiando al ritmo dei valzer suonati da quattro zigani pagati da Flannagan. Lui (Gary Cooper) è un ricco playboy americano dalle imprese amorose da prima pagina, che nutre un'irrefrenabile attrazione per l'altro sesso. Lei (Audrey Hepburn) è una giovane studentessa di violoncello con almeno vinticinque anni meno di lui, inesperta nell'amore. Il loro rapporto, già di per sè non incoraggiante, è in realtà molto più problematico. Il padre di Arianna (Maurice Chevalier) è infatti un investigatore privato, la cui principale fonte di lavoro è proprio Flannagan (pedinamenti e indagini sempre per conto di mariti traditi dalle numerose conquiste del cinico playboy) del quale, però, ignora il rapporto con la figlia. Ma Flannagan stesso non conosce il nome nè sa altro di Arianna, la vera conduttrice del gioco, che si presenta a lui come una donna di mondo, avventuriera e mangiatrice di uomini. Wilder dà vita ad una pungente ed ironica commedia che comincia pretestuosamente con un sottile "giocare a fare i detective" (bugie, sotterfugi, telefonate anonime e false identità) per assumere col passare dei minuti i tratti di un film più drammatico e, nel finale, persino sentimentale e commovente. La sua regia è come al solito distante dai moralismi e puntuale nel rappresentare senza pregiudizi le sozzure e le meschinità delle persone. "Arianna" abbonda di spunti comico/farseschi come l'estenuante presenza/performance degli zigani (bellissima la scena dove suonano tutta la notte ubriachi) o le sequenze aventi come protagonista il simpatico marito tradito. Ma il grande pregio del film è di risultare nel complesso molto credibile e cinquant'anni dopo ancora coinvolgente come in origine. Convince l'attrazione tra Cooper e la Hepburn, convince Chevalier nella parte del padre un pò troppo immerso nel suo mestiere ma, comunque, tenero e votato alla felicità della figlia. Forse non sarà tra quelli che rappresentino al meglio le peculiarità del cinema di Wilder, ma di sicuro è uno dei suoi film più completi. A mio avviso irrinunciabile.
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cerise
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sabato 11 agosto 2012
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il vero amore:quello che sa giocare.
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Che film delizioso! E che bravura quella di Billy Wilder, quasi quanto quella di Marc Chagall che dipinge i suoi "innamorati" per aria , un po' di metri sopra l'umanità! E che spirito e ironia nel condire il tutto con i quattro suonatori di violino tzigano per sottolineare il desiderio mancante nelle avventure galanti di Mr. Flanagan-Gary Cooper! Arianna-Audrey Hepburn non ha bisogno dei violini tzigani, lei sa raccontare storie fantastiche che ridanno le ali al cuore arrugginito e addormentato dell'uomo che,senza saperlo, ha risvegliato in lei la sua femminilità. Come Cherazade nelle Mille e una notte! Evviva Billy Wilder che sa parlar d'amore senza vergognarsene e che ci insegna a non temerlo raccontandocelo con grazia.
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minnie
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mercoledì 6 febbraio 2013
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delizioso intreccio al ritz
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Quant'è bello questo "Arianne"...Denso di nostalgia mitteleuropea, sia per le incredibili mises di Audrey e di Gary (che sembra un settantenne mentre ha "solo" 56 anni non ancora compiuti) sia per le musiche eseguite costantemente dalla banda di tzigani e dall'aria portante che è appunto una vecchia aria austriaca; c'è tutta la nostalgia per l'Europa di un genio, Billy Wilder, che racconta la stessa storia, in fondo, di Sabrina, la stessa storia mitteleuropea di Cenerentola che funziona sempre, "ama e fuggi" . La figlia di un investigatore, qui, lì era la figlia di un autista, ma bella (fuscello, coi denti storti le orecchie a sventola ma la bellezza è fatta appunto di questo, di eccentricità), elegante
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Quant'è bello questo "Arianne"...Denso di nostalgia mitteleuropea, sia per le incredibili mises di Audrey e di Gary (che sembra un settantenne mentre ha "solo" 56 anni non ancora compiuti) sia per le musiche eseguite costantemente dalla banda di tzigani e dall'aria portante che è appunto una vecchia aria austriaca; c'è tutta la nostalgia per l'Europa di un genio, Billy Wilder, che racconta la stessa storia, in fondo, di Sabrina, la stessa storia mitteleuropea di Cenerentola che funziona sempre, "ama e fuggi" . La figlia di un investigatore, qui, lì era la figlia di un autista, ma bella (fuscello, coi denti storti le orecchie a sventola ma la bellezza è fatta appunto di questo, di eccentricità), elegante, naturalmente à la page, qui Sabrina diventa decisamente francese e chi meglio poteva interpretarla della belga (quasi francese) aristocratica Hepburn, al culmine del suo splendore, senza dimenticare John McGiver che poi sarà il comprensivo commesso di Tiffany, tutto sullo sfondo del Ritz ricco di fiori, rose, garofani bianchi e gladioli, un mondo di ieri così affascinante che solo Wilder sa ricreare con ironia e maestria insuperate!
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rob8
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sabato 4 agosto 2018
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pregevole fattura
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Wilder rende omaggio al cinema di Lubitsch con una commedia dai toni crepuscolari, soprattutto per la presenza di un anziano Gary Cooper, ma nel contempo elegante, godibile e sbarazzina come la splendida Audrey Hepburn.
L’ambientazione parigina; il tocco lieve nei toni eppure, per l’epoca, spregiudicato nelle situazioni; la studiata caratterizzazione dei personaggi, tra cui un bravo Maurice Chevalier; il perfetto equilibrio narrativo ed una messa in scena come di consueto molto curata; la musica “affascinante” (il leit-motiv è appunto Fascination); la misurata ironia e le gag comiche: tutto concorre ad un risultato di più che pregevole fattura.
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Wilder rende omaggio al cinema di Lubitsch con una commedia dai toni crepuscolari, soprattutto per la presenza di un anziano Gary Cooper, ma nel contempo elegante, godibile e sbarazzina come la splendida Audrey Hepburn.
L’ambientazione parigina; il tocco lieve nei toni eppure, per l’epoca, spregiudicato nelle situazioni; la studiata caratterizzazione dei personaggi, tra cui un bravo Maurice Chevalier; il perfetto equilibrio narrativo ed una messa in scena come di consueto molto curata; la musica “affascinante” (il leit-motiv è appunto Fascination); la misurata ironia e le gag comiche: tutto concorre ad un risultato di più che pregevole fattura.
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paolp78
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giovedì 26 ottobre 2023
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gara di seduzione
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Storia deliziosa, raccontata con tocco lieve e garbato dal maestro Billy Wilder, che riesce a creare un’atmosfera romantica che incanta e seduce lo spettatore.
La regia di Wilder si segnala sin dalla divertente scena di apertura, proseguendo poi con la consueta maestria nell’esaltare l’ottima sceneggiatura, firmata dallo stesso Wilder, piena di dialoghi strepitosi.
Stupenda l’ambientazione parigina, con Wilder che fa percepire tutto il suo sconfinato amore per la capitale francese, che viene resa in modo quanto mai seducente.
Apprezzabili i numerosi virtuosismi tecnici di cui il maestro di origini austriache si rende autore da dietro la macchina da presa.
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Storia deliziosa, raccontata con tocco lieve e garbato dal maestro Billy Wilder, che riesce a creare un’atmosfera romantica che incanta e seduce lo spettatore.
La regia di Wilder si segnala sin dalla divertente scena di apertura, proseguendo poi con la consueta maestria nell’esaltare l’ottima sceneggiatura, firmata dallo stesso Wilder, piena di dialoghi strepitosi.
Stupenda l’ambientazione parigina, con Wilder che fa percepire tutto il suo sconfinato amore per la capitale francese, che viene resa in modo quanto mai seducente.
Apprezzabili i numerosi virtuosismi tecnici di cui il maestro di origini austriache si rende autore da dietro la macchina da presa.
L’opera sembra un concentrato di elementi accattivanti, che fanno a gara per affascinare lo spettatore: oltre a Wilder, alla bellissima sceneggiatura, alla storia appassionante e alle bellezze di Parigi, in questa gara concorrono i due attori protagonisti, che sono niente di meno che i mitici Gary Cooper e Audrey Hepburn, vale a dire due delle celebrità hollywoodiane più amate della storia del cinema. Impossibile stabilire chi vince la gara di seduzione tra i due mitici attori: la Hepburn è nel momento d’oro della propria carriera, già affermatissima, ma ancora molto giovane e bellissima; Cooper è avanti con l’età, ma il grande interprete invecchiò benissimo, mantenendo inalterato il suo fascino anche nelle ultime interpretazioni prima della prematura scomparsa. Eccellente l’intesa tra i due grandi interpreti, che trova la sua sublimazione nel romantico finale.
L’opera si giova anche dell’apporto di un altro grande attore, l’ormai anziano Maurice Chevalier, bravissimo nella parte del padre della Hepburn. Nel cast si segnala infine, il bravo caratterista John McGiver, qui al suo debutto sul grande schermo, con una performance particolarmente istrionica ed azzeccata, che non passa inosservata.
Ottime musiche; particolarmente divertente la trovata della piccola orchestrina di quattro elementi, presente in varie scene, anche in luoghi improbabili come quando i buffi musicisti accompagnano dentro la sauna il protagonista, suonando anche in quell’ambiente i loro strumenti e dando così luogo ad una situazione assolutamente esilarante.
Rispetto al titolo della versione italiana, è decisamente preferibile quello originale, “Love in the Afternoon”, che richiama in modo delicato uno degli aspetti più romantici ed al contempo centrali dell’opera.
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francesco2
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domenica 11 dicembre 2011
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non arriva ad essere "l'appartamento"
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Come anche in certi momenti di "Sabrina", per le scene che ne ho visto io e per quello che se ne dice, gli occhi della Hepburn cercano di catturare il significato di ciò che vedono; lì, dicono, esisteva il fascino per lo "Spettacolo della ricchezza", qui un misto di attrazione e paura per un personaggio che la introduce ad una (condi?) visione dell'impossibilità, e /o inutilità, dell'Amore Unico e "(èPre)fiss(at)o.
E' facile o forse non così tanto presumere che il personaggio di Cooper racchiuda in sé la filosofia dello stesso Wilder, che lungi da potere essere definita moralismo si può meglio, forse, qualificare come "Distacco". In fondo, la frase sulle ventimila "situazioni a parigi", non certo ineccepibile né una delle migliori del film, racchiude una visione (Così tanto?) addolorata sulla fugacità di "Istituzioni" quali matrimonio, famiglia ecc.
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Come anche in certi momenti di "Sabrina", per le scene che ne ho visto io e per quello che se ne dice, gli occhi della Hepburn cercano di catturare il significato di ciò che vedono; lì, dicono, esisteva il fascino per lo "Spettacolo della ricchezza", qui un misto di attrazione e paura per un personaggio che la introduce ad una (condi?) visione dell'impossibilità, e /o inutilità, dell'Amore Unico e "(èPre)fiss(at)o.
E' facile o forse non così tanto presumere che il personaggio di Cooper racchiuda in sé la filosofia dello stesso Wilder, che lungi da potere essere definita moralismo si può meglio, forse, qualificare come "Distacco". In fondo, la frase sulle ventimila "situazioni a parigi", non certo ineccepibile né una delle migliori del film, racchiude una visione (Così tanto?) addolorata sulla fugacità di "Istituzioni" quali matrimonio, famiglia ecc. Arianna è una (Così tanto, sempre?) ingenua che cerca di vestirsi da "Femme fatale" attraverso l'archivio del padre. Come già accennato prima, è un archivio che potrebbe sembrare il binocolo di "Sabrina": lì la curiosità, qui il fascino controverso, un sentimento mai provato prima, due volte conturbante, e persino qualche senso di colpa per (non) avere preso una decisione.
Come faranno tanti anni dopo, in un contesto diverso, i protagonisti dell'eccellente"Tango" bertolucciano, la giovane non vuole dire come si chiami. E'come il gatto del bellissimo "Colazione da Tiffany", un essere a cui non bisogna affezionarsi troppo, libero es enza padroni; o perlomeno vuole apparirlo. Ma forse il limite principale del film è questo: rispetto a "Colazione da Tiffany", si rimane sospesi in un atmosfera un pò da favola, wilderiamente pungente (Si notino le frecciate contro il maschilismo e l'atteggiamento verso i gitani), ma che non eguaglia l'amara satira sociale dell'"Appartamento".
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