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Tratto dal romanzo del pastore luterano Lloyd C.Douglas, questo"Magnificent Obsession"(1954, regia di Douglas Sirk, sceneggiatura di Robert Blees, film che a sua volta è remake del film omonimo di 19 anni prima, di John M.Stahl), narra la storia di una serie di disgrazie non volute, che però portano, certo non subito, a soluzioni positive: dapprima il giovane scioperato che , dopo un incidente in motoscafo, viene salvato da un respiratore di cui si era privato il grnade meido benefattore che morirà proprio per l'assenza dello stesso, mentre poi sarà lo stesso lo stesso giovane a causare la caduta e l'investimento dlela moglie dell'uomo, causandone la cecità. Coinvinto poi da un pittore amico del medico scomparso, il già scapestrato ma futuro medico(lo diventerà dopo con convinzione) a fare come lo scomparso medico.direttore di clinica, si dedicherò alla beneficenza anonima erga omnes, ma ovviamente con l'obiettivo di conquistare la vedova. Divenuto medico, la salverò operandola....In mano a un altro regista, sarebbe stato un drammone larmoyant e null'altro, ma con Sirk, grande regista di origini danesi, questo mélo che fonde solidarietà universale e amore diviene bello anche sul piano scenografico, diretto in maniera impeccabile, con interpreti(da Rock Hudson a Jane Wyman, da Barbara Rush a Otto Kru"ger a tutti/e gl/lei altri(e di gran classe, con la bellissima, intensa fotografia di Russell Metty. A colori(technicolor d'antan, forse un po'inegnuamente bello, capace di esprimere sensazioni e sentimenti, "Magnificent Obsession"è un capolavoro del genere, a dimostrazione de fatto che si può essere veramente grandi senza una sceneggiatura originalissima, girando il remake di un film più vecchio e altrui, con alla base un romanzo che forse si può considerare"vecchio"e apologetico, ma che rivive qui con un''efficacia notevolissima. Sirk sa che cosa vuole, che cosa vuole(e in qualche modo deve)dimostrare, si rivela attento, intelligente, accorto ad ogni detaglio, dove la "love story"c'è, sfiora sempre le venature forse più estreme di certo romanticismo tardivo, senza però cadere nelle grinfie della retorica, coltivando amore, solidarietù, "buoni sentimenti"in maniera non banale, anzi profonda, riuscendo a mostrarci anche il tema della"conversione"del principlae "attor giovane"senza farne un polpettone solo fideistico, il che non è poco. Rimane poi la libertà, per chiunque veda il fil, di criticarne l'"ideologia"(ci mancherebbe altro che non fosse così), ma è ben difficile che qualcuno/a obietti seriamente qualcosa al film in sè. "Perfetto", potremmo dire, non solo perché Sirk è un grande autore e lo ha sempre dimostrato("Postitif"giustamente gli aveva dedicato vari numeri monografici di notevolissimo livello)e qui lo dimostra sfuggendo al rischio del già visto e frequentato(e letto, vista l'origine letteraria del film), in un quadro particolarmene felice, nel quale tutto converge verso un'opera di pariticolare rilievo, anche, appunto, nei dettagli, nelle sequenze sulla spiaggia nelle quali l'uomo(protagonsita)si finge un altro per non incorrere nel racncore della donna diventata cieca per colpa sua. El Gato
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