Ho avuto modo di vederlo in versione originale qualche settimana fa. In questo B-grade non ci sono buoni e cattivi, il titolo originale è 'Kansas City Confidential', un classico del ’52 di Phil Karlson, intitolato da noi 'Il quarto uomo' (forse il titolo italiano rende più l'idea). Più nero della pece, il film è la cronaca serrata di un crimine perfetto, organizzato senza scrupoli da un insospettabile per la verità un ex capitano di polizia, che ingaggia tre malviventi per una rapina in banca. Karlson è un poeta della violenza e come in un romanzo di Jim Thompson mette in scena un gioco delle parti psicologicamente cruento, spingendo implacabile tutti i suoi personaggi al punto di non ritorno.
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Ho avuto modo di vederlo in versione originale qualche settimana fa. In questo B-grade non ci sono buoni e cattivi, il titolo originale è 'Kansas City Confidential', un classico del ’52 di Phil Karlson, intitolato da noi 'Il quarto uomo' (forse il titolo italiano rende più l'idea). Più nero della pece, il film è la cronaca serrata di un crimine perfetto, organizzato senza scrupoli da un insospettabile per la verità un ex capitano di polizia, che ingaggia tre malviventi per una rapina in banca. Karlson è un poeta della violenza e come in un romanzo di Jim Thompson mette in scena un gioco delle parti psicologicamente cruento, spingendo implacabile tutti i suoi personaggi al punto di non ritorno. Volti da duri e location ben variegate – si parte negli States, si finisce in Messico – sono ingredienti perfetti per un hardboiled di cinico realismo, dove i dialoghi feriscono a morte tanto quanto le pistole. Poca azione ma tanta tensione, per una gemma che fa di necessità virtù e sfrutta appieno i pochi soldi del budget. Se c'è qualcosa da ridire è la storia d'amore tra il protagonista è la figlia del capo della gang, poco approfondita e superflua ai fini del racconto. Splendida la fotografia in bianco e nero di George E. Diskant.
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