Primo lungometraggio di Tati regista e contemporaneamente attore protagonista in veste di postino in bicicletta, da mane a sera impegnato a portare raccomandate e telegrammi nel paesello rurale animato da cento personaggi, quella gente comune, protagonista nel dopoguerra del neorealismo italiano, affaccendata nella quotidianità bucolica dei lavori di campagna e dei preparativi del giorno di festa. La voce narrante della vecchina, gobba per l’età, accompagna il sonoro, dai toni spensierati e giocosi, nella descrizione ironica e disincantata delle attività dei compaesani.
La coralità di questo primo film di Tati caratterizzerà tutta la sua opera ed anche dopo l’ingresso in scena di Monsieur Hulot, personaggio per certi versi ingombrante, protagonista sarà sempre la gente, che in questo film ancora si può riconoscere come popolo, fatto di contadini e paesani, in seguito, costituita dalle anonime figure di grigi cittadini della grande metropoli, come in Playtime, o di villeggianti piccoli borghesi in Le vacanze di Monsieur Hulot.
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Primo lungometraggio di Tati regista e contemporaneamente attore protagonista in veste di postino in bicicletta, da mane a sera impegnato a portare raccomandate e telegrammi nel paesello rurale animato da cento personaggi, quella gente comune, protagonista nel dopoguerra del neorealismo italiano, affaccendata nella quotidianità bucolica dei lavori di campagna e dei preparativi del giorno di festa. La voce narrante della vecchina, gobba per l’età, accompagna il sonoro, dai toni spensierati e giocosi, nella descrizione ironica e disincantata delle attività dei compaesani.
La coralità di questo primo film di Tati caratterizzerà tutta la sua opera ed anche dopo l’ingresso in scena di Monsieur Hulot, personaggio per certi versi ingombrante, protagonista sarà sempre la gente, che in questo film ancora si può riconoscere come popolo, fatto di contadini e paesani, in seguito, costituita dalle anonime figure di grigi cittadini della grande metropoli, come in Playtime, o di villeggianti piccoli borghesi in Le vacanze di Monsieur Hulot.
Con questo film Tati inizia una garbata polemica contro il modernismo portato dagli americani, che proseguirà con toni più decisi ma mai violenti o sarcastici in Trafic ed in Playtime, messo a confronto con la serenità e la mansueta tranquillità del vivere agreste della comunità del piccolo paese, colto in un giorno dove si alternano ai preparativi della festa, le bevute al bar con gli amici e agli innocenti svaghi dei baracconi da fiera con il tirassegno e la giostra coi cavallucci di legno, le scorazzate in bicicletta del Tati postino, indefesso lavoratore, preso in giro dai compaesani e dai giostrai di passaggio, per la sua ingenua ed appassionata dedizione al lavoro.
Il doppiaggio di Carlo Romano, Tati, e di Stefano Sibaldi, Decomble, che interpreta il giostraio, aggiunge al film, per il pubblico italiano, una carica nostalgica e suggestioni sonore di un’epoca oramai scomparsa, quando i doppiatori erano prima di tutto grandi attori, che rende la pellicola di esordio alla regia di Tati, non particolarmente travolgente e coinvolgente, ancora un’opera degna d’essere fruita con piacere ed interesse.
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