Kilo Two Bravo

Un film di Paul Katis. Con Mark Stanley, David Elliot, Malachi Kirby, Paul Luebke, Ali Cook.
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Titolo originale Kajaki. Avventura, durata 108 min. - Gran Bretagna 2014.
   
   
   

Watch your step soldier! Valutazione 3 stelle su cinque

di gianleo67


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giovedì 17 dicembre 2015

Il letto rinsecchito di un fiume afgano, nei pressi del villaggio di Kajaki, diventa per un gruppo di soldati dell'esercito inglese impegnati nel contrasto al controllo talebano, il drammatico scenario di una tragedia inaspettata che rimanda ad un'altra guerra ed agli effetti devastanti delle mine anti-uomo. Solo il coraggio e l'eroismo di alcuni di loro riuscirà a salvarli da un destino atroce e senza via di scampo.
Gli ingredienti, per questo survival-movie tratto da una storia vera, sembrano essere proprio quelli giusti per propugnare la solita retorica dell'eroismo alleato in tempo di guerra che il cinema anglofono ci ha insegnato quale insuperabile e spettacolare strategia di una propaganda bellica che trova nei valori della civiltà occidentale e nel valore dei suoi uomini di avanguardia, il baluardo di una inoppugnabile superiorità etica e culturale.
Niente di nuovo quindi, sotto il solleone di un deserto afgano quale scenario di una delle molteplici e misconosciute tragedie che hanno coinvolto i giovani militari delle potenze alleate coinvolte in un conflitto che, sulla carta, avrebbe dovuto riportare, laddove si era originato, il fronte di un terrorismo islamico che aveva osato spingersi fin nel cuore pulsante e produttivo delle pacifiche metropoli continentali. Più che dalle parti però di questa degenerazione del cinema di guerra targata Universal (Lone Survivor - Peter Berg - 2013) e che sembrava rinverdire le forme di un western in trasferta tra le verdeggianti (?) foreste afgane, il film del britannico Katis sceglie saggiamente la strada della sottrazione e del rigore naturalistico, precipitando le truppe appiedate di Sua Maestà nel 'cul de sac' di una vicenda reale che sembra fare a meno tanto delle solite recriminazioni storiche (ora sarebbe pure il momento giusto!) sulla protervia sovietica e sui loro pericolosi souvenir di morte, quanto sulla presenza e le ragioni di un nemico attuale tenuto quasi sempre al di fuori del mirino della cinepresa, per concentrarsi piuttosto sulle realistiche e raccapriccianti dinamiche da 'sabbie mobili' a base di arti amputati e ipertecnicismo di un gergo militaresco pronunciato con perfetto accento british. Forte di una tensione che si basa sull'ineluttabilità di un meccanismo ad orologeria dove anche l'aiuto dall'esterno può contribuire a peggiorare le cose e di una messa in scena che punta sullo scabro realismo di dialoghi e psicologie, questo dramma della sopravvivenza ci precipita nell'orrore e nel bagno di sangue di una nemesi che colpisce il fiorente mercato dell'industria bellica e nel banco di prova dei suoi fronti sul campo, mettendo a nudo la disperazione e la capacità di resistenza dell'uomo di fronte alla propria impotenza, laddove l'autoironia ed il cameratismo diventano opzioni irrinunciabili per non impazzire ed uscirne finalmente vivi. Lungi dal fare proclami sull'insensatezza della guerra e la brutalità dei suoi strumenti di tortura però, il film di Katis vale più per la dimensione psicologica in cui riesce ad imprigionare personaggi e spettatori che per le sue qualità tecniche o per la parsimonia di mezzi ed effetti a disposizione, dimostrando che si può fare del buon cinema semplicemente avendo idee chiare su come si debba scrivere e mettere in scena un soggetto apparentemente abusato come questo. Unica pecca, purtroppo non da poco, è quella del compiacimento didascalico di titoli di coda che ci illustrano, con dovizia di particolari, sulle controparti reali dei suoi protagonisti; ennesimo esercizio di quella retorica di solitari (lonely) eroi 'giovani e belli' che, come nel finale del film di Berg, ci fa ricadere nella triste litania dei soliti valori della patria e della famiglia che finiscono per non insegnarci nulla. "Sono proprio contento di essere vivo, tutto d'un pezzo (o quasi) e prossimo al congedo. Certo vivo in un mondo di merda questo sì, ma sono vivo e non ho più paura". (Soldato Joker)
Premiato ai BAFTA scozzesi e al British Independent Film Awards 2015.

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