Ho camminato con uno zombi |
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Un film di Jacques Tourneur.
Con James Ellison, Frances Dee, Tom Conway
Titolo originale I Walked with a Zombie.
Horror,
b/n
durata 69 min.
- USA 1943.
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Melodramma horror in salsa Voodoodi gianleo67Feedback: 61482 | altri commenti e recensioni di gianleo67 |
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lunedì 25 marzo 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Infermiera canadese fresca di diploma viene inviata presso una ricca famiglia di coltivatori di canna di San Sebastian, per accudire la moglie del proprietario affetta da una oscura sindrome astenica. Ben presto si rende conto che la sua paziente è la vittima designata di un terribile maleficio Voodoo e delle tragiche macchinazioni dei suoi familiari,tra l'ostilità di una suocera-missionaria e un torbido triangolo amoroso che contrappone due fratelli dai caratteri divergenti.
Horror d'atmosfera che si rivolge nel torbido di un 'melodramma coloniale' questa è forse (insieme a 'Cat People'- 1942) l'opera più famosa ed apprezzata di Jaques Tourneur, alle prese ancora una volta con la trama sotterranea di una paura piu' suggerita che mostrata esplicitamente, dove incerta ed ambigua permane la linea di demarcazione tra il dominio della superstizione e dell'irrazionale e la dimensione tragica, benchè intelleggibile, di un dramma familiare ed umano. Ritorna la tematica a lui cara di una oscura nemesi che affligge e perseguita i protagonisti della storia in ragione di un triste retaggio di colpe ataviche (le deportazioni,la schiavitù,il colonialismo) e le ineluttabili conseguenze di comportamente sociali allarmanti e riprovevoli (l'egoismo, il tradimento, la vendetta) nella forma ambigua di un occulto maleficio sospeso tra credenze arcaiche e la sibillina manipolazione del potere. Fotografato nei contrasti accesi di un bianco e nero tra l'abbacinate fulgore di un'ambientazione insulare e le cupe sfumature di uno straniante plenilunio attinge ad un immaginario antropologico d'appendice (il Voodoo, gli zombi, lo sciamano, etc.) pur rimanendo efficace da un punto di vista simbolico e figurativo (suggestive le scene degli indiavolati riti tribali e della figura stralunata e orrifica di un minaccioso guardiano dagli occhi strabuzzati e la pelle d'ebano che presidia il passaggio verso il tempio pagano). Ammalianti ed ipnotiche sono pure le musiche tra il triste sarcasmo di una nenia popolare ed il ritmo sincopato di tamburi lontani. Finale melodrammatico ed (ingenuamente) esemplare tra l'abbraccio mortale di amanti fedifraghi ed l'indissolubile primato dell'amore sulla morte. Mediometraggio (appena 108 minuti) prodotto dalla RKO e dal solito Val Lewton. Piccolo gioiello del cinema fantastico.
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