Una delle caratteristiche fondanti del genere storico-mitologico all'italiana è la capacità di piegare la storia, la mitologia e anche le evocazioni fantastiche al taglio narrativo desiderato. Questo film, però, è ancora oggi ricordato come quello che più di ogni altro ha spinto oltre ogni limite l'effervescenza creativa. Qui si osa l'inosabile portando Ercole, un mito greco collocabile intorno al 1000 a.c., a naufragare al di là dell'Oceano Atlantico nella terra abitata dagli Incas, cioè un popolo apparso sulla scena della storia un paio di migliaia di anni dopo. Non si sa bene perchè e come sia accaduto, salvo un accenno dell'eroe all'ira di Poseidone, il dio del mare, che avrebbe fatto perdere la rotta alla nave sulla quale (se si presta attenzione alle prime scene post-naufragio) c'è anche Diomede, eroe greco della guerra di Troia.
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Una delle caratteristiche fondanti del genere storico-mitologico all'italiana è la capacità di piegare la storia, la mitologia e anche le evocazioni fantastiche al taglio narrativo desiderato. Questo film, però, è ancora oggi ricordato come quello che più di ogni altro ha spinto oltre ogni limite l'effervescenza creativa. Qui si osa l'inosabile portando Ercole, un mito greco collocabile intorno al 1000 a.c., a naufragare al di là dell'Oceano Atlantico nella terra abitata dagli Incas, cioè un popolo apparso sulla scena della storia un paio di migliaia di anni dopo. Non si sa bene perchè e come sia accaduto, salvo un accenno dell'eroe all'ira di Poseidone, il dio del mare, che avrebbe fatto perdere la rotta alla nave sulla quale (se si presta attenzione alle prime scene post-naufragio) c'è anche Diomede, eroe greco della guerra di Troia. Nonostante i paradossi storici o forse proprio per quello gli appassionati del "peplum" lo ritengono un film di culto. Nei succinti panni di Ercole c'è il possente Mark Forest, affiancato da un altrettanto muscoloso e tiratissimo Giuliano Gemma che interpreta Mathya, il figlio del legittimo sovrano di quelle terre spodestato dal cattivissimo Athauhalpa. Tra le invenzioni narrative degne di nota c'è ancora da citare il fatto che l'arrivo dell'eroe greco fa conoscere ai ribelli la ruota e li aiuta a costruire una serie di macchine d'assedio già sperimentate nella guerra di Troia che combattono contro l'usurpatore consentendo l'assalto finale alla sua imprendibile fortezza. Alle prese con una storia quasi impossibile Civirani se la cava bene regalando alcune scene interessanti di combattimento e una quasi sontuosa battaglia finale, con gran numero di comparse, macchine da guerra credibili e combattimenti senza troppe sbavature. Discrete anche le scenografie e i costumi, mentre insopportabili appaiono le lunghissime danze propiziatorie dilatate al massimo per aumentare la durata del film.
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