Horror splatter del 1982 di Jack Sholder caratterizzato da una fotografia dai colori accesi anni ‘50 e da una sceneggiatura surreale da black comedy con dialoghi a tratti demenziali. Cast che supera le aspettative e risulta sovradimensionato rispetto al film che resta un B movie di genere nonostante la presenza di Jack Palance e Martin Landau nel ruolo di due pericolosi psicopatici in fuga da un’ala di massima sicurezza di un manicomio diretto in modo illuminato e progressista da Donald Pleasence. Quest’ultimo nella parte di un medico che sperimenta come metodo di cura l’empatia totale con i pazienti con una recitazione sopra le righe dà vita a un personaggio eccentrico per non dire strampalato che sembra voler essere una parodia della psichiatria più avanzata dell’epoca.
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Horror splatter del 1982 di Jack Sholder caratterizzato da una fotografia dai colori accesi anni ‘50 e da una sceneggiatura surreale da black comedy con dialoghi a tratti demenziali. Cast che supera le aspettative e risulta sovradimensionato rispetto al film che resta un B movie di genere nonostante la presenza di Jack Palance e Martin Landau nel ruolo di due pericolosi psicopatici in fuga da un’ala di massima sicurezza di un manicomio diretto in modo illuminato e progressista da Donald Pleasence. Quest’ultimo nella parte di un medico che sperimenta come metodo di cura l’empatia totale con i pazienti con una recitazione sopra le righe dà vita a un personaggio eccentrico per non dire strampalato che sembra voler essere una parodia della psichiatria più avanzata dell’epoca. Inaspettato il colpo di scena finale, prevedibile e scontata invece la facile morale qualunquista, che sembra una tipica chiacchiera da bar, che si può trarre dall’ultima sequenza, ossia che i veri matti stanno fuori.
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