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La memoria dell'assassino parla a un pubblico anziano, ma è fatto così bene da essere godibile da tutti. Il pubblico più anziano è quello più legato al cinema e a un certo tipo di film, quindi non è strano che molti film vogliano raccontare storie vicine a loro che mettono in scena non solo un mondo gentile con gli anziani (uno in cui i figli e le nuove generazioni sono smidollate e tocca a quelle vecchie salvarli) ma anche uno a loro misura.
La memoria dell’assassino mostra personaggi che rispondono a modelli maschili di una volta e ne esalta proprio le caratteristiche che meno sono in linea con la maniera in cui i ruoli dei sessi vengono rivisti nel presente.
La tradizione del cinema di malavitosi è quella di un tipo di film che hanno a che fare con i limiti della morale, l’unica cosa che rimane a personaggi che non vivono secondo le regole della legge ma secondo codici morali propri. Anche per questo La memoria dell’assassino ricorda film del passato, ed è un complimento.
Michael Keaton rivela una grandissima sensibilità da Clint Eastwood, cioè per la maniera in cui l’universo maschile di sentimenti, rapporti e moralità, pretende un sacrificio e come sia necessario prendersi sempre le proprie responsabilità perché alla fine, a contare, è solo il fatto di potersi dire uomini nel senso più elevato del termine.
Se questo è un film che pone il maschio al centro di tutto, gli chiede anche di fare la cosa giusta, ed è bravo a mostrare le conseguenze, le lotte e la fatica nel cercare disperatamente di coltivare dei rapporti soddisfacenti in tutto questo.
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