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la vicenda è ambientata a København (Copenaghen per noi), città piuttosto deprimente nelle numerose giornate di brutto tempo, ed infatti qui siamo continuamente nel nevischio. In un appartamento in ristrutturazione viene scoperta una parete non risultante dalle mappe catastali (che a København devono essere molto particolareggiate); alla demolizione appare un vano con un tavolo e tre cadaveri mummificati in pose davvero strazianti, ed una sedia vuota. Da qui si dipana il racconto con frequenti ma piacevoli flash back (evviva! Un regista che sa il fatto suo) che risalgono al 1961 e si riferiscono ad una specie di riformatorio posto su di un'isola altrimenti disabitata, dove agisce la copia danese del dott Mengele, che anzichè rieducare giovani ragazze "deviate" le sterilizza in una sorta di pulizia etnica governata da una Spectre potentissima di medici, poliziotti e politici (potevano mancare?) nel silenzio delle istituzioni.
Nelle scene iniziali un poliziotto si lamenta col suo superiore per la lettera di presentazione anodina che doveva esibire in occasione di un trasferimento ad altro incarico, e questo mi ha richiamato le lettere di presentazione che il grande Bach vergava ai propri allievi "non avrò a vergognarmi di lui" e dunque mi ha mosso a simpatìa.
Mi fermo qui nel racconto, quanto sopra solo per dimostrare di aver visto il film!
E' un racconto ben condotto e che fa volare il tempo, qui e là ci sono degli aspetti implausibili (come ha fatto una signora a costruirsi una falsa parete con tanto di carta da parati senza aiuto alcuno?) ed alcune esagerazioni (se gli Stati applicassero nelle indagini la stessa cura di Spectre il terrorismo sarebbe finito prima di iniziare), ma risulta interessante anche perchè non c'è un vero e proprio protagonista unico, ma è una specie racconto corale in cui i personaggi sono credibili ed hanno anche un notevole spessore psicologico, anche quelli secondari. La regìa è accurata ed alcune scene davvero non banali (l'incontro sul battello con brindisi a base di giusquiamo nero), questo fa dimenticare la figura del medico-mostro che è troppo accentuata e risulta infine poco credibile. Non mancano accenni a problemi tutt'ora irrisolti come la libertà di scelta femminile ed il razzismo strisciante. Alla fine arriva la spiegazione che, in verità, lascia margine a qualche dubbio ulteriore, ma in tempo di guerra ogni buco è una miniera, ed un film così merita di essere visto e sicuramente non annoierà.
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