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I segreti inconfessabili della Francia Valutazione 0 stelle su cinque

di minnie


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sabato 28 marzo 2015

Francois Margolin ha tratto da una storia vera un film davvero meraviglioso, pieno di amore per il cinema, per i primi piani, per la fotografia, poetico, nostalgico, ma anche ricco di suspense, di storia, di critica, curato nei minimi dettagli, musicale, e con attori, tutti, in stato di grazia, sullo scenario più splendido che c'è, Parigi. Siamo ai giorni nostri: Esther, giovane giornalista sposata a un mercante d'arte con un figlio (anche dell'attrice nella realtà? hanno lo stesso cognome, forse sono fratelli, del resto lei ha solo 27 splendidi anni), interpretata da Anna Sigalevitch, la miglior protagonista che questo film potesse avere, riceve dei filmini in cui si vedono sua nonna con suo nonno, ebrei entrambi, di cui si sa che fu fucilato dai nazisti nel 1943. Poi il marito per caso deve vendere a un'asta un quadro che si vede in quei filmini, due leopardi dipinti da Agasse che saranno il filo conduttore che porterà Esther, come nella realtà Sophie Seligmann (che nel film diventa appunto Esther Stegmann) a scoprire un intero patrimonio trafugato alla sua famiglia alla fine della guerra da falsi amici ancora in vita, come Raoul (Michel Bouquet, come sempre al massimo)  o Claude (uno straordinario Robert Hirsch), smascherati da Esther, non senza pericoli per la sua incolumità. In una biblioteca Esther trova tracce del suo patrimonio perduto, e registrato dalla grande Rose Volland (la Monument's woman a cui si dovrà pur dedicare un film e Margolin potrebbe farci più che un pensiero) e con tenacia e ardore, come le riconosce suo padre (uno stupito e tenero Francois Berleand), riuscirà a recuperarlo. La storia è semplice, il percorso del recupero non è stato invece facile ma questo film va visto perché sulle ali del ricordo, con una violenza che è solo evocata (i giovani di quei filmini, amici, belli, pieni di promesse sono stati spazzati via dalla guerra e dalla furia nazista e collaborazionista ma due di loro sono rimasti in vita perché hanno tradito gli stessi amici, uno dei delitti più gravi) eppure è sempre presente, non fosse che nel fumo doloroso delle sigarette che Esther fuma a ripetizione. Poi c'è la musica, dal dolente canto yddish che questa formidabile attrice-pianista che è Anna Sigalevitch canta a inizio del film all'insistito duetto d'amore del Dongiovanni che ha un suo motivo nella seduzione messa in opera sulla nonna una volta che è diventata vedova allo scopo, ancora una volta, di derubarla, alle canzoni francesi che fanno tanta atmosfera non bastassero gli splendidi scorci individuati con sguardo innamorato dal regista, insomma questo film è un giallo ma anche un film d'amore, ed è un film sulla shoah, potente nella sua denuncia, fermo anche nel suo estetismo voluto, perché fu una belle epoque quella che si volle deliberatamente annientare. Una vera meraviglia di film, vedetelo! Ascoltatelo!

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