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Alleviare le sofferenze, ecco il compito della pittura.
E pertanto, essa deve appartenere a chi soffre quotidianamente. La pittura non deve essere finalizzata alla "rappresentanza" dello stile della nobiltà, ma alla cura dell'avvilimento del proletariato.
Sembrerebbe questa, ad una prima lettura, la morale del film di Kwon-Taek. Eppure la tentazione di considerare questo lavoro solo come la vicenda umana e artistica, storicamente contestata, di un uomo in rapporto col la "sua" pittura, è forte.
L'uomo e la sua espressione. L'uomo e la sua realizzazione, nel tentativo di progredire giorno per giorno ("Fatti non foste a viver come bruti..."), di migliorare la tecnica di pittura e la sua espressività fino all'estremo: il pittore che, da uomo che si è spogliato di ogni bene e ricchezza materiale, finisce per fondersi fisicamente con l'essenza materiale e concreta della pittura stessa. Come Ulisse si fonde con il mare.
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