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La via alla gangster story del regista di The Ruling Class passa attraverso l’esasperato manierismo e la sensibilità horror che lo contraddistinguono (vedi i gemelli Krays in erba, passivi e inquietanti come i bimbi di Rilla).
False soggettive, zoommate in avanti (sulla suicida Frances stesa sul letto) e indietro (gruppo di famiglia in un night-club, tutti innaturalmente allineati come per fotografia; gusto dell’inquadratura frontale di certo iperrealismo macabro), montaggi alternati (regolamento di conti su vasta scala e documentario sugli orrori della guerra), riprese aeree vertiginose…
Medak in quasi tutti i suoi film racconta per via di tour de force espressivi, quasi a cercare un senso nelle immagini comprimendole, alterandole, deformandole. Come un tennista lezioso, gioca solo palle liftate, eccitando e poi esasperando i sensi dello spettatore. Qui preferisce non allargare sulla società inglese in piena rivoluzione (l’apogeo dei gemelli gangster coincide con gli anni della swinging London, ma focalizzare sugli interni, il morboso, il senso di disfacimento, la persistenza dell’orrore della guerra (come il cattivo odore di cui Violet—la madre dei fratelli gangster--cerca inutilmente per tutta la casa l’origine), i tendaggi rosso sangue le dorature, le ombre e le croci nella nebbia, la qualità gessosa e sepolcrale degli interni domestici…
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