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"40 gradi all'ombra del lenzuolo"(Sergio Martino, 1976) è un esempio di come un cinema non "impegnato", piuttosto ridanciano, a episodi, possa essere interpretato attori veri(Tomas Milan, Alberto Lionello, Giovanna Ralli, Marty Feldman, Enrico Montesano, Aldo Maccione), attrici belle ma anche piene di verve(Barbara Bouchet, Sydne Rome, Edvige Fenech, Dayle Haddon) con un soggetto e una sceneggiatura degni(Tonino Guerra, il grande, tra gli autori, appunto)e dunque essere più che degno, comico e"popolare"senza essere banale o volgare. Ne"La cavallona"lo scambio bella-"bestione"assume quasi dimensione"dialettica", in"L'attimo fuggente"il risveglio della mascolinità segue sentieri"segreti", in"La guardia del corpo"il voyeurismo "piatto e volgare"viene trasceso dagli occhi penetranti-scrutatori del grande Feldman, mentre in"I soldi in tasca"un faccendiere ha un suo modo particoalre per esportare clandestinamente denato alll'estero e ancora in"Un posto tranquillo"(dove già nel titolo si adombra il"sentimento del contrario"), la conquista erotica della triste "suonatrice d'arpa"da parte di un nevrotico ragioneire pieno di tic è continuaemtne ostacolato, quasi che si interrompesse il"dream"non la "reality"... Senza arrivare all'ironia grottesca e genialmente"cattiva"(nel duplice senso del lemma)de"I mostri"o di "Il sorpasso"siamo però, con questo piccolo film di metà anni Settanta, a un prodotto di"produzione media"che era possibile in quell'epoca, mentre oggi prevale altro e un"altro"che certamente non è di livello superiore, anzi...guarda o al genere"drammatico"o a una forma di satira che spesso lascia il tempo che trova, per usare un'espressione idiomatica abbastanza efficace. El Gato
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