Mario Gromo
La Stampa
Ed eccoci, per tutta la durata di questi due «tempi» candidi e maliziosi, eccoci con il sor Bonaventura, e il suo bassotto, e il bellissimo Cecè, e Barbariccia, e altri ancora: i noti personaggi delle favolette di Sto. Non era facile portarli sullo schermo, anche se al Tofano già era riuscito d'inquadrarli felicemente alla ribalta. La fiaba per la fiaba, nella convenzione teatrale, fruisce appunto di tutta una convenzione, di tutta un'atmosfera, quasi tradizionali; per un film del genere, invece, sono quasi infinite le difficoltà, e primissime quelle che possono essere la crudezza dell'obiettivo, l'implacabile minuzie dei primissimi piani, il dover tutto creare d'inquadratura in inquadratura, quasi ricominciando ogni volta da capo. [...]
di Mario Gromo, articolo completo (2190 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 23 gennaio 1942