L'isola |
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Un film di Pavel Lungin.
Con Pyotr Mamonov, Dmitriy Dyuzhev, Viktor Sukhorukov, Nina Usatova, Yuriy Kuznetsov.
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Titolo originale Ostrov.
Drammatico,
durata 112 min.
- Russia 2006.
- Metacinema
MYMONETRO
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Il mistero dietro l'apparenza
di GreyhoundFeedback: 2909 | altri commenti e recensioni di Greyhound |
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sabato 9 gennaio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ostrov, il titolo originale di questa pellicola, è un film piuttosto particolare. Rarefatto nella sua essenza e leggero nella tematica che apparentemente tratta, ovvero la vita di una comunità di monaci ortodossi. Al contempo, però, osservando attentamente ciò che esprime lungo tutto il suo svolgersi è possibile notare come in realtà i personaggi siano stati delineati con caratteristiche psicologiche piuttosto personali e precise. Si prenda, ad esempio, Padre Iov, giovane e colto sacerdote, incline a poggiarsi agli aspetti più formali della ritualistica ecclesiastica e piuttosto freddo e distaccato rispetto ai desideri/richieste dei fedeli. In questo modo incarnando bene il realismo e distacco meccanicistico del periodo storico in cui è ambientata la pellicola, ossia l’Unione Sovietica di metà anni ’70. Al centro della scena vi è, invece, Padre Anatoli, la cui figura può essere intesa meglio come quella del coprotagonista, dato che divide il ruolo con un qualcosa di immateriale ma estremamente concreto: la colpa. Proprio il ricordo di un episodio vissuto in gioventù lo attanaglia in modo così stretto da imprigionarlo in una sorta di personale inferno da cui non gli è possibile liberarsi, nemmeno tramite la continua mortificazione e penitenza. L’incontro con un visitatore e la sua problematica figlia lo condurranno a trovarsi nuovamente di fronte ad un bivio, permettendogli di intravedere una luce in fondo alle sue personali tenebre. Un giudizio finale non può che tenere in considerazione che molti elementi presenti abbiano un carattere fortemente legato alla cultura russa e ortodossa, quindi non immediatamente leggibili agli occhi stranieri. Tuttavia la bellezza e la delicatezza dei paesaggi mostrati, nello specifico la regione della Carelia, e l’intensità della colonna sonora riescono a trasmettere la sensazione che a volte l’isolamento fisico, qui rappresentato dalla comunità stessa posta nel nulla, sia secondario rispetto all’isolamento psicologico. Anatoli, infatti, è esso stesso un’isola circondata dal nulla se non dal senso del fallimento e della colpa, impossibilitato a condividere questi pesi con gli altri. Di conseguenza costretto al silenzio, proprio perché in alcuni casi il silenzio stesso esprime molto più di mille parole.
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