Certi remake vanno vietati per legge
di Alberto Crespi La Repubblica
Sono passati trent'anni da Una pallottola spuntata 33+13 e l'ispettore Frank Drebin ha un figlio, Frank Drebin jr. Che costui sia interpretato da un attore (Liam Neeson) che nella vita ha 73 anni sembra non importare nulla a nessuno: l'importante è che sia cretino e inopportuno come il padre, e su questo non ci piove. Importa poco anche della trama, vero? La cosa essenziale è che, come in certi romanzi di Chandler, c'è di mezzo una bionda spaziale: quando entra nell'ufficio di Drebin lui le dice "prenda una sedia", lei risponde "ne ho già tante a casa", poi alla fine se la prende davvero e se la porta via.
Ci credete, se vi diciamo che questa è una delle tre - forse quattro - risate che il nuovo Una pallottola spuntata ci ha estorto? Dovrebbe esistere una legge che stabilisca quali franchise è opportuno riciclare e quali no (non a caso il capitolo precedente, del 1994, aveva come sottotitolo L'insulto finale). Beh, se esistesse tale legge il nuovo film l'avrebbe infranta e Frank Drebin jr. dovrebbe autoarrestarsi. Pur nella sua brevità (85 minuti) Una pallottola spuntata pare interminabile, e l'unica gag (molto insistita) che ci sembra funzionare è quella delle onnipresenti tazze di caffè. Sulla prova attoriale di Liam Neeson diremo solo una cosa: in diversi momenti Pamela Anderson (la bionda di cui sopra) gli ruba la scena, e non stiamo parlando di Eleonora Duse.
Da La Repubblica, 31 luglio 2025
di Alberto Crespi, 31 luglio 2025