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felicity
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mercoledì 24 settembre 2025
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un film che crede nella potenza dei luoghi
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Vermiglio è un ritorno inaspettato e potente alla tradizione più espressiva del neorealismo italiano, ma anche una sua attualizzazione necessaria, che proietta la sua autrice in una posizione quasi unica nel panorama del nostro cinema.
In un’epoca in cui non c’è bisogno tanto di ulteriori storie da raccontare quanto di nuovi sguardi e vecchie memorie, Delpero dimostra di avere entrambe le cose: e il materiale di Vermiglio testimonia quanta bellezza si può generare quando si è capaci di farle dialogare insieme.
Delpero si sofferma sui volti e sui dettagli dei luoghi, calcola il minutaggio delle inquadrature per renderle quadri espressivi, fa dialogare campo e fuori campo aprendo all’immaginare più che al raccontare.
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Vermiglio è un ritorno inaspettato e potente alla tradizione più espressiva del neorealismo italiano, ma anche una sua attualizzazione necessaria, che proietta la sua autrice in una posizione quasi unica nel panorama del nostro cinema.
In un’epoca in cui non c’è bisogno tanto di ulteriori storie da raccontare quanto di nuovi sguardi e vecchie memorie, Delpero dimostra di avere entrambe le cose: e il materiale di Vermiglio testimonia quanta bellezza si può generare quando si è capaci di farle dialogare insieme.
Delpero si sofferma sui volti e sui dettagli dei luoghi, calcola il minutaggio delle inquadrature per renderle quadri espressivi, fa dialogare campo e fuori campo aprendo all’immaginare più che al raccontare.
Se la semplicità della storia e qualche stereotipo rendono Vermiglio un film apparentemente innocuo, è invece lo sguardo autoriale della sua regista che fa implodere l’indagine di quel mondo oltre a quello che vediamo. E allora la guerra, l’immigrazione, la maternità, la condizione femminile, l’orientamento sessuale diventano particelle che risaltano in un flusso inesorabile di stagioni, di generazioni, di luoghi e l’evocazione della loro presenza non passa da una centralità dell’azione (che è sempre repressa o messa in secondo piano), ma la percepiamo come sentimento diffuso che vibra di un suo particolare calore.
Ogni vita, sembra dirci Delpero, nonostante i contesti e le condizioni sociali, anche nel più sperduto degli spazi e delle epoche, ha una sua tensione, una sua identità, un suo modo per vivere il proprio tempo senza accettare di essere compressa dalle leggi degli uomini.
Raramente la destrutturazione per immagini di una storia quasi essenziale restituisce così tanti significati quanti ne riesce a trasmettere Maura Delpero con la sua consapevolezza del mezzo cinematografico.
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giovedì 7 agosto 2025
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vermiglio, film davvero commovente
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Cara Paola, visto ieri sera all'Astra di Parma, penso che le tue recensioni sono degli autentici inviti al cinema. Grazie infinite, anche a nome di Luisella. Massimo - Casalmaggiore (CR) Ps Tommaso Ragno (efficacissimo nel ruolo del padre) o Sara Serraiocco con quella del resto di un cast scovato fra le montagne del Trentino Alto Adige.... Forse, per simmetria nella specificazione dei ruoli, era opportuno aprire una parentesi anche per Sara Serraiocco (tipo moglie siciliana segreta di Pietro). Perdona l'azzardo... Ciao!
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tiz
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venerdì 23 maggio 2025
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bel film
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Un po' di maniera olmiana, un po' bello stile, ma vero e poetico e fuori dai soliti schemi.
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nino pellino
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domenica 11 maggio 2025
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film non commerciale, ma da oscar
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Alla luce dei risultati della notte del 7 maggio 2025 dedicata alla premiazione dei David di Donatello e con il senno di poi, mi sento di dire che "Vermiglio", film di grande spessore narrativo, effettivamente ha meritato il proprio giusto riconoscimento da parte della critica specializzata. Per un tipo di pubblico medio che ama andare al Cinema per distrarsi e trascorrere qualche ora piacevole, questa pellicola della regista Maura Delpero non è per niente un film commerciale, anzi potrebbe risultare monotono e lento, molto lento. "Vermiglio" in realtà è un film è bellissimo, profondo e fondamentale per riscoprire e capire un mondo antico e rurale, ambientato in una realtà sociale riferita ad un isolato paese di montagna e di periferia del nord Italia, esattamente nel trentino.
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Alla luce dei risultati della notte del 7 maggio 2025 dedicata alla premiazione dei David di Donatello e con il senno di poi, mi sento di dire che "Vermiglio", film di grande spessore narrativo, effettivamente ha meritato il proprio giusto riconoscimento da parte della critica specializzata. Per un tipo di pubblico medio che ama andare al Cinema per distrarsi e trascorrere qualche ora piacevole, questa pellicola della regista Maura Delpero non è per niente un film commerciale, anzi potrebbe risultare monotono e lento, molto lento. "Vermiglio" in realtà è un film è bellissimo, profondo e fondamentale per riscoprire e capire un mondo antico e rurale, ambientato in una realtà sociale riferita ad un isolato paese di montagna e di periferia del nord Italia, esattamente nel trentino. Nel corso della narrazione possiamo pertanto focalizzare l'attenzione su usanze e mentalità che risalgono a circa 80 anni fa, esattamente nel periodo conclusivo della seconda guerra mondiale. C'era l'istinto naturale di procreare figli, di cibarsi dei beni che madre natura è in grado di offrire ma c'era soprattutto un efferato patriarcato che rinnegava la libertà d azione e di realizzazione delle donne. Giovani ragazze destinate a farsi suore se non volevano concepire figli o se non potevano o le si negava di proseguire gli studi, ragazze insomma il cui destino dipendeva dalle decisioni del capo famiglia. Tutto questo è focalizzato dalle vicende della famiglia Graziadei su cui si concentra la narrazione del film. E poi c'è tutta l'amarezza, la delusione e il necessario adattamento di situazioni sociali intrinseche ad una realtà isolata, quasi senza un'effettiva via di uscita o di speranze e prospettive future alternative. E' il caso della giovane protagonista Lucia, che si innamora e sposa Roberto, un disertore proveniente dalla Sicilia con il quale avrà un figlio ma che in seguito scoprirà amare verità quando il consorte ritornerà nella sua terra natale al termine della guerra. Oltre che per un discorso riferito all'importanza culturale della storia, il film è stupendo per quanto concerne le inquadrature dei paesaggi, delle montagne e soprattutto quando ci viene raffigurata una immensa e straordinaria cascata. E tutto questo senza nessuna ostentazione, senza nessuna pretesa di ammaliare e compiacere. Tutto ciò è solo il rilfesso dell'animo sensibile e profondo di una nuova valida e grande regista, Maura Delpero.
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lizzy
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giovedì 8 maggio 2025
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un documentario con la pretesa del capolavoro...
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Più che un film questo dovrebbe inseirsi nella categoria "documentari".
Mancherebbe la voce di Alberto Angela (che purtroppo il grande Piero non può più farlo...) in sottofondo a spiegare ora questa cosa ora quell'altra usanza, e una degna colonna sonora.
Ma no, ne hanno voluto fare un film.
E cone vedo non mi chiedo solo io "a che scopo questo lavoro?".
Ci sarebbero tante altre cose da raccontare sulla fine della guerra e invece eccoti qua la solita minestrina riscaldata.
Sicuramente però i soliti modaioli che non capiscono un tubo elogeranno questo film.
E intanto qualcosina gliela hanno fatta vincere.
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Più che un film questo dovrebbe inseirsi nella categoria "documentari".
Mancherebbe la voce di Alberto Angela (che purtroppo il grande Piero non può più farlo...) in sottofondo a spiegare ora questa cosa ora quell'altra usanza, e una degna colonna sonora.
Ma no, ne hanno voluto fare un film.
E cone vedo non mi chiedo solo io "a che scopo questo lavoro?".
Ci sarebbero tante altre cose da raccontare sulla fine della guerra e invece eccoti qua la solita minestrina riscaldata.
Sicuramente però i soliti modaioli che non capiscono un tubo elogeranno questo film.
E intanto qualcosina gliela hanno fatta vincere.
Scusate: quando esce il prossimo film con DeSica??? :-PPPPPP
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albert
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giovedì 23 gennaio 2025
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guerra rosso vermiglio
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Si sarebbe potuto dare 3 stelle e mezzo, ma saremo più generosi la prossima volta con la giovane promettente regista, Maura Delpero, al suo secondo lungometraggio. Ci racconta l'ultimo anno della seconda guerra mondiale, secondo l'ottica della numerosa famiglia Graziadei che vive a Vermiglio, un paese di montagna nei pressi del passo del Tonale. Punto di riferimento di tale famiglia è il padre, interpretato da un ottimo Tommaso Ragno, integerrimo insegnante che ha come alunni anche tre suoi figli che tratta in modo equanime e il cui andamento scolastico ne determinerà anche il destino futuro. La fine della guerra, che per quasi tutte le persone sarà la fine di un incubo, per la famiglia Graziadei coinciderà con accadimenti del tutto negativi.
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Si sarebbe potuto dare 3 stelle e mezzo, ma saremo più generosi la prossima volta con la giovane promettente regista, Maura Delpero, al suo secondo lungometraggio. Ci racconta l'ultimo anno della seconda guerra mondiale, secondo l'ottica della numerosa famiglia Graziadei che vive a Vermiglio, un paese di montagna nei pressi del passo del Tonale. Punto di riferimento di tale famiglia è il padre, interpretato da un ottimo Tommaso Ragno, integerrimo insegnante che ha come alunni anche tre suoi figli che tratta in modo equanime e il cui andamento scolastico ne determinerà anche il destino futuro. La fine della guerra, che per quasi tutte le persone sarà la fine di un incubo, per la famiglia Graziadei coinciderà con accadimenti del tutto negativi. Un soldato siciliano si era rifugiato presso di loro e, innamoratosi della figlia maggiore, la sposa e la ingravida. Alla fine della guerra, tornerà in Sicilia per trovare i genitori, ma dai giornali si verrà a sapere che è stato ucciso dalla prima moglie di cui nessuno conosceva l'esistenza. Questa parte è la più fumosa perché lo spettatore non sa nulla e non si viene a sapere come la prima moglie dalla Sicilia abbia saputo del nuovo matrimonio del marito Pietro il soldato di cui sopra. Pregio del film è anche l'essenzialita, non risultando mai prolisso, ma evidenziando i tratti salienti della vicenda, ma non sempre tale essenzialità è giovevole per la narrazione. Vi è una grande cura dei dettagli con immagini suggestive della montagna. Anche la gente del luogo, che ha fatto parte del cast, è risultata oltremodo adeguata al ruolo assegnato. Alla fine tutto si ribalta. I valori del padre vengono accantonati come anche la figura del padre. Diventa un film al femminile dove tutto grava sulle spalle delle donne che danno un'impronta più concreta alla loro esistenza con anche la neomamma Lucia deve andare a lavorare per mantenere la figlia.
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uppercut
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giovedì 16 gennaio 2025
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un rosso puro
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Vermiglio è un rosso puro, brillante. E' sangue di drago. Magico, profondo, antico proprio come questo splendido film, sicuramente uno dei lavori più commoventi della cinematografia italiana di sempre. Meraviglioso il progetto ma incredibile la resa sullo schermo. Ogni secondo ti chiedi: ma come avranno fatto? A inventarsi soluzioni visive spettacolari, effetti mirabolanti, artifici tecnici superdigitali...? No, esattamente l'opposto: come avranno fatto a preservare e a consegnarci la semplicità di un sorriso, la naturalezza di una lacrima, di un raggio di sole, di una corsa di gallina... L'interpretazione di tutti, ma forse soprattutto della bambina che avrà la fortuna di andare avanti a studiare in collegio dalle suore, è prodigiosa.
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Vermiglio è un rosso puro, brillante. E' sangue di drago. Magico, profondo, antico proprio come questo splendido film, sicuramente uno dei lavori più commoventi della cinematografia italiana di sempre. Meraviglioso il progetto ma incredibile la resa sullo schermo. Ogni secondo ti chiedi: ma come avranno fatto? A inventarsi soluzioni visive spettacolari, effetti mirabolanti, artifici tecnici superdigitali...? No, esattamente l'opposto: come avranno fatto a preservare e a consegnarci la semplicità di un sorriso, la naturalezza di una lacrima, di un raggio di sole, di una corsa di gallina... L'interpretazione di tutti, ma forse soprattutto della bambina che avrà la fortuna di andare avanti a studiare in collegio dalle suore, è prodigiosa. Ma ogni soggetto implicato in questo gioiello, davvero ci ha donato qualcosa di insperato. Grazie! E i complimenti più sinceri ed emozionati a Maura Delpero, autrice di un autentico incanto.
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eugenio
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venerdì 10 gennaio 2025
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una storia d?altri tempi
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Dalle prime inquadrature, un piccolo villaggio ai limiti dei monti, una vita agreste difficile segnata dal corso delle stagioni e della guerra, mi è subito venuto in mente una pellicola di Ermanno Olmi e, malgrado una geografia distante, ho trovato in Vermiglio, opera seconda di Maura Delpero, una forte analogia con L’albero degli zoccoli. Non è solo una questione di dialetto (qui il trentino, là il bergamasco) o di ambientazione (comunità romite, distanti dalla cosiddetta civiltà) ma è soprattutto il taglio registico straordinariamente veritiero a renderlo vicino all’opera dell’indimenticato maestro. Oltre il pretesto del contesto storico, l’ultimo anno di guerra, il 1944 o di trama, la storia di un amore potente e sofferto tra la figlia di un maestro elementare e un soldato siciliano che si scoprirà già sposato, di un’attesa sospesa tra la fine che si annuncia imminente e gli effetti sempre più evidenti sulle famiglie che giungono fino al piccolo paese, sta il ritratto accorato, profondamente naturalistico e sincero, di una realtà che oggi è scomparsa: donne a curar la famiglia con i loro cari al fronte, a badar agli animali, a svolgere dure fatiche, con figli a carico, cresciuti troppo in fretta.
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Dalle prime inquadrature, un piccolo villaggio ai limiti dei monti, una vita agreste difficile segnata dal corso delle stagioni e della guerra, mi è subito venuto in mente una pellicola di Ermanno Olmi e, malgrado una geografia distante, ho trovato in Vermiglio, opera seconda di Maura Delpero, una forte analogia con L’albero degli zoccoli. Non è solo una questione di dialetto (qui il trentino, là il bergamasco) o di ambientazione (comunità romite, distanti dalla cosiddetta civiltà) ma è soprattutto il taglio registico straordinariamente veritiero a renderlo vicino all’opera dell’indimenticato maestro. Oltre il pretesto del contesto storico, l’ultimo anno di guerra, il 1944 o di trama, la storia di un amore potente e sofferto tra la figlia di un maestro elementare e un soldato siciliano che si scoprirà già sposato, di un’attesa sospesa tra la fine che si annuncia imminente e gli effetti sempre più evidenti sulle famiglie che giungono fino al piccolo paese, sta il ritratto accorato, profondamente naturalistico e sincero, di una realtà che oggi è scomparsa: donne a curar la famiglia con i loro cari al fronte, a badar agli animali, a svolgere dure fatiche, con figli a carico, cresciuti troppo in fretta. Ed è proprio questo ritratto del microcosmo di una comunità, di un equilibrio che sarà inevitabilmente spaccato a rendere forte la pellicola di Delpero, che ha omaggiato i luoghi in cui è cresciuta. Nella sua umanità profonda di una fine che racconta forse un nuovo inizio, di adolescenti divenute uomini e donne, di adulti che non riescono a liberarsi del peso di un’onta, infamante, vive una comunità accorata ma non giudicante, che si ritrova attorno al camino a parlare, a ritrovarsi. L’immobilismo è in fondo il pregio e la relativa controparte di Vermiglio: un rosso accecante di gesti secolari che ci riporta alla dimensione femminile, alla sofferenza, all’atmosfera rarefatta raccolta dietro poche essenziali parole, segno della costrizione delle giovani e della natura, tutt’altro che indulgente a compassionarle. E così che le due ore del film raccontano una vicenda forse troppo semplice nella sua crudezza ma identitaria, libertaria, vera. Una vicenda d’altri tempi diremmo oggi, da assaporare lentamente con un bel bicchiere di latte caldo, appena munto dalla mammella della mucca sulle note di un grammofono perduto che si è arrampicato fra quelle cime.
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lorenzo salvi
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giovedì 9 gennaio 2025
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una copia malfatta
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In sostanza una copia di "L'albero degli zoccoli" dove però la poesia è stata sostituita da mezzucci un po' corrivi, tipo voci sussurrate, inquadrature noiose.
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