Deludente trasposizione cinematografica di un ottimo romanzo (anche grafico) scritto da Paola Barbato.
Fin dalle prime sequenze si ha la sensazione che le variazioni di Mauro Mancini al plot originale, con lo “sdoppiamento” di Minuto in due personaggi distinti, non funzionino bene.
Discutibile la caratterizzazione psicologica di Gassman, troppo duro e inflessibile per rendere credibile la radicale svolta narrativa a metà film, svolta dopo la quale la narrazione si siede in un interminabile e zuccheroso batti e ribatti di bagatelle sentimentali, culminanti in un frettoloso finale che nulla ha a che vedere con quello articolato e sorprendente della Barbato.
La prima tranche all’insegna di sangue, sudore e botte da orbi funziona benino, ma globalmente si ha la sensazione che un’importante sceneggiatura “di genere”, praticamente già servita sul piatto dal romanzo grafico del 2018, sia stata deturpata nell’infausto tentativo d’ottenere un film *autoriale*, *da festival*.
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Deludente trasposizione cinematografica di un ottimo romanzo (anche grafico) scritto da Paola Barbato.
Fin dalle prime sequenze si ha la sensazione che le variazioni di Mauro Mancini al plot originale, con lo “sdoppiamento” di Minuto in due personaggi distinti, non funzionino bene.
Discutibile la caratterizzazione psicologica di Gassman, troppo duro e inflessibile per rendere credibile la radicale svolta narrativa a metà film, svolta dopo la quale la narrazione si siede in un interminabile e zuccheroso batti e ribatti di bagatelle sentimentali, culminanti in un frettoloso finale che nulla ha a che vedere con quello articolato e sorprendente della Barbato.
La prima tranche all’insegna di sangue, sudore e botte da orbi funziona benino, ma globalmente si ha la sensazione che un’importante sceneggiatura “di genere”, praticamente già servita sul piatto dal romanzo grafico del 2018, sia stata deturpata nell’infausto tentativo d’ottenere un film *autoriale*, *da festival*.
Ma il risultato finale non ha accontentato nessuno.
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