francog
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domenica 25 agosto 2024
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manca la societa'
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se deve rifarsi a Moretti,allora deve inserira la societa',sempre presente nei film Morettiani. Altrimenti il film e' un bellissimo involucro personalistico e basta.
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djpaga
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sabato 24 agosto 2024
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1 ora e mezza persa
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l'attore, regista ecc è il figlio di barbagallo, produttore di moretti, di gregorio ecc.
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l'attore, regista ecc è il figlio di barbagallo, produttore di moretti, di gregorio ecc. accostare suo figlio ai nomi di cui sopra è di un ridicolo allucinante. film debole che non da nulla, se non la voglia di tirare due schiaffi al protagonista. ma per piacere dai. voto 1
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jonnylogan
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venerdì 23 agosto 2024
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imparare a crescere
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Crescere è una delle cose più difficili che si possano dover affrontare e poco importa se a farlo siano un manipolo di adolescenti, come nel caso di Stand by Me - Ricordo di un'estate (Stand by Me; 1986) o dei ragazzi con famiglie stabili e al termine del loro percorso universitario.
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Crescere è una delle cose più difficili che si possano dover affrontare e poco importa se a farlo siano un manipolo di adolescenti, come nel caso di Stand by Me - Ricordo di un'estate (Stand by Me; 1986) o dei ragazzi con famiglie stabili e al termine del loro percorso universitario.
Dario, lo stesso autore e regista Filippo Barbagallo, nonostante i suoi 25 anni non ha ancora maturato esperienze né particolarmente avventurose, come i protagonisti della pellicola di Rob Reiner, ma nemmeno troppo distanti da una famiglia, stabile economicamente ed emotivamente, composta dal duo Valeria Milillo e Valerio Mastandrea, entrambi perfetti per incarnare genitori decisamente sui generis e altrettanto surreali. L'una semplicemente protettiva, l'altro bravo a dissimulare le medesime apprensioni materne. Ad affiancare Dario in tutte le sue manie e indecisioni, un manipolo di amici storici e schizofrenici quanto lui, fra i quali da segnalare il Romano Brando Pacitto assurto agli onori nazionali grazie alla fiction RAI Braccialetti Rossi (id.; 2014 - 2016). E due ragazze con le quali esce e delle quali s'innamora, o delle quali era già innamorato. Le ottime Alice Benvenuti e Martina Gatti perfette nell'impersonare due caratteri differenti e fra loro distanti ma al tempo stesso capaci di mettere ancor più in difficoltà la già precaria vita del protagonista.
Pellicola spietata nel fotografare la 'Generazione Z', ovvero dei nati negli anni '90 e della loro iniziazione alla vita, firmata da un regista che ammette di non essere forse troppo dissimile dal suo alter ego e che, al suo esordio dietro la macchina da presa, riesce a confezionare un film dotato di tempi comico - drammatici perfettamente esaltati da una splendida colonna sonora firmata dal gruppo trentino Pop X, capaci di ritmi in perenne bilico fra il drammatico e il demenziale, ideali per sottolineare le disavventure di un protagonista impacciato soprattutto con le cose della vita e che strizza, nemmeno troppo velatamente, l'occhio ai mostri sacri della comicità e della commedia di casa nostra, con uno sguardo decisamente privilegiato a Massimo Troisi unito a una spruzzata di Nanni Moretti, che però proprio solo comico non è.
Film presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023 nella sezione Freestyle e che per quanto ci riguarda reputiamo decisamente ben riuscito e firmato da un figlio d'arte - del produttore Angelo e della costumista Maria Rita Barbera - Ma del quale sentiremo parlare ancora e a lungo e non solo per semplici meriti famigliari.
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cardclau
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mercoledì 15 maggio 2024
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forse troppo cellulare?
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Il film Troppo Azzurro di Filippo Barbagallo affronta un aspetto recente della nostra società che ha che fare non solo col narcisismo, ma anche con la povertà delle opportunità, con la precarietà. E lo fa bene, di persona, con leggerezza e ironia, riuscendo ad essere, sconfinando nell’assurdità, anche piuttosto divertente. Si tratta del fatto che questi nostri figli maschi post-adolescenti sembrano mancare di una vera progettualità e di senso politico, galleggiare in un mondo evanescente dove la vita scivola via, studiacchiare all’università, andare a farsi uno spritz con gli amici (maschi) il venerdì sera, appiccicarsi alla casa e ai i genitori, che comunque tirano avanti la baracca.
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Il film Troppo Azzurro di Filippo Barbagallo affronta un aspetto recente della nostra società che ha che fare non solo col narcisismo, ma anche con la povertà delle opportunità, con la precarietà. E lo fa bene, di persona, con leggerezza e ironia, riuscendo ad essere, sconfinando nell’assurdità, anche piuttosto divertente. Si tratta del fatto che questi nostri figli maschi post-adolescenti sembrano mancare di una vera progettualità e di senso politico, galleggiare in un mondo evanescente dove la vita scivola via, studiacchiare all’università, andare a farsi uno spritz con gli amici (maschi) il venerdì sera, appiccicarsi alla casa e ai i genitori, che comunque tirano avanti la baracca. Hanno sì rapporti con l’altro sesso, ma sembra abbiano paura di questa nuova femmina, forse percepita come virago. Pur non volendo scodinzolare come cagnolini, potrebbero essere incapaci di proporre una virilità seria e progettuale, che sarebbe percepita non come dominante, ma come rassicurante. Cosa è cambiato antropologicamente rispetto al film Tanguy di Étienne Chatiliez del 2001, dove i genitori cercano disperatamente, ma senza alcun risultato, di spedire fuori casa il figlio, ventottenne laureato e masterizzato, e di ritrovare la propria intimità? Probabilmente è il progressivo impoverimento, sia fisico che mentale, che si è accentuato negli ultimi vent’anni, della maggior parte delle famiglie. Ma cosa ci sta facendo addormentare?
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pier71
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lunedì 13 maggio 2024
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troppo il nulla
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Sono tornato a scrivere qui dopo qualche tempo perché dopo Enea questo film mi ha particolarmente fatto cadere le braccia. Nel 2024 è inammissibile produrre e proporre certe cose. Si parla di Cinema? La regia è televisiva e impalpabile, la recitazione (spacialmente del protagonista) è incerta e allo sbando, dilettantistica. Tutto poi è ben confezionato ovviamente, anche perché ormai col digitale sbagliare tecnicamente un film è quasi impossibile. Ma io mi chiedo dov'è finita tutta la fantasia e il fervore creativo dei giovani registi italiani? Possibile che siamo finiti così? Quando finisce il film viene da chiedersi e allora? Il discorso era veramente tutto qui?? Un po' pochino.
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Sono tornato a scrivere qui dopo qualche tempo perché dopo Enea questo film mi ha particolarmente fatto cadere le braccia. Nel 2024 è inammissibile produrre e proporre certe cose. Si parla di Cinema? La regia è televisiva e impalpabile, la recitazione (spacialmente del protagonista) è incerta e allo sbando, dilettantistica. Tutto poi è ben confezionato ovviamente, anche perché ormai col digitale sbagliare tecnicamente un film è quasi impossibile. Ma io mi chiedo dov'è finita tutta la fantasia e il fervore creativo dei giovani registi italiani? Possibile che siamo finiti così? Quando finisce il film viene da chiedersi e allora? Il discorso era veramente tutto qui?? Un po' pochino. Troppa ingenuità, troppa poca personalità e quindi troppa poca cultura a monte, ma soprattutto troppo poco Cinema. Il film sembra un insieme di pensieri loffi di un ragioniere, con tutto il rispetto per i ragionieri, che però infatti non fanno film. La mancanza generale di vergogna poi è una cosa che mette i brividi.
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pier71
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sabato 11 maggio 2024
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operazione grave
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Dopo anni ho sentito la necessità di tornare a recensire qui sopra. Sarò sincero, Enea di Castellitto Jr. qualche tempo fa mi aveva fatto vacillare ma avevo resistito, non volevo più dedicare energie al superfluo. Ma oggi appena sono uscito dal cinema dopo la visione di questo Troppo Azzurro mi sono chiesto: ma a che cosa ho appena assistito? Non riuscivo a capire.
Avete presente quando vi fanno vedere le foto delle vacanze sul telefonino e uno spera di evaporare? Ecco, il mio mood in sala di fronte a questo audiovisivo (sì, perché il Cinema è un'altra cosa) era lo stesso. Ma facciamo un passo indietro. Sono andato a vedere questo film non sapendo nulla, non avevo nemmeno visto il trailer.
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Dopo anni ho sentito la necessità di tornare a recensire qui sopra. Sarò sincero, Enea di Castellitto Jr. qualche tempo fa mi aveva fatto vacillare ma avevo resistito, non volevo più dedicare energie al superfluo. Ma oggi appena sono uscito dal cinema dopo la visione di questo Troppo Azzurro mi sono chiesto: ma a che cosa ho appena assistito? Non riuscivo a capire.
Avete presente quando vi fanno vedere le foto delle vacanze sul telefonino e uno spera di evaporare? Ecco, il mio mood in sala di fronte a questo audiovisivo (sì, perché il Cinema è un'altra cosa) era lo stesso. Ma facciamo un passo indietro. Sono andato a vedere questo film non sapendo nulla, non avevo nemmeno visto il trailer. A questo punto mi viene da dire mannaggia a me, ma questo è un altro fatto.
Dopo ho letto sul web molte stroncature feroci di questo titolo e in parte non le condivido. Sì, perché la maggior parte non ha centrato il punto.
O lo trattano come un film da criticare, cosa già sbagliata in partenza, o agitano lo spettro del nepotismo come male principale, altra falsa pista, o addirittura scomodano nomi come Moretti e Di Gregorio. Vediamo un po'. Il nepotismo di per sé non è una colpa. Si sa che in Italia in certi ambienti - ma un po' ovunque sul pianeta - si è facilitati se ci si trova per nascita già all'interno di una certa casta o conventicola. Ma se si sa cosa si sta facendo il problema non sussiste. Il problema - e grande - si ha quando, come in questo caso, si percepisce fin dalla prima scena che Barbagallo jr non ha idea di ciò che sta proponendo al pubblico. La sua recitazione è di qualcuno che non ha mai recitato nemmeno al saggio della scuola: non sa muovere il corpo, la voce è sempre incerta e rotta, non sa usare gli occhi, non sa mai dove guardare. In gergo teatrale si dice un vero cane. Durante i primi minuti del film mi dicevo ma chi glielo ha fatto fare, soffrivo per lui! E non è un piccolo problema se si è il protagonista di un intero film. La sceneggiatura è come tante: gente che parla come non parla la gente. La regia poi è inesistente, televisiva, piatta, non c'è uno sguardo cinematografico personale sul mondo. Intendiamoci è tutto confezionato molto carinamente ovviamente, anche perché oggi, col digitale e coi quattrini giusti, sbagliare tecnicamente un film è praticamente impossibile. Per la maggior parte li fanno gli operatori certi film, e si vede. Dei comprimari neanche parlo, non me li ricordo neanche già più, risento solo un fastidiosissimo romanesco annoiato e ciancicato da parte di tutti che alla lunga ti stordisce. E io sono romano.
Ora dico io, ma l'urgenza di fare un film, non esiste più? Non dico che si debba vedere e rivedere solo Germi e Antonioni (anche se...) però verrebbe voglia quando si assiste a uno sfornare a getto continuo questi aborti insulsi. Non aiutano nessuno, il cinema italiano in primis, già ingolfato da anni. In sala con me c'erano quattro vecchi e due innamorati, alla fine se ne sono andati via tutti strascicando i piedi, borbottando.
Per quanto riguarda i paragoni proibiti siamo al delirio dei giornalisti. Basta avere mezza connessione con qualcuno per tirarlo subito in ballo. Moretti non c'entra proprio niente e il solo nominarlo vicino a questa roba suona come una bestemmia. Moretti e Di Gregorio sono autori, hanno uno sguardo preciso sulle cose, una personalità cinematografica. Barbagallo jr no, è come se si fosse ritrovato per caso a fare un film. Poco conta se hanno in comune i baretti di Roma. Sono proprio mondi diametralmente opposti.
Viviamo in un mondo nel 2024 dove siamo costantemente bombardati di letame, certe cose non si possono più fare. Io mi chiedo ma i produttori non hanno letto la sceneggiatura prima? Non hanno fatto un provino al protagonista prima di dare l'ok? Dal risultato parrebbe di no. Oggi aggiungere coscientemente superfluo al superfluo è una grossa colpa. Questa secondo me è la critica da fare a Barbagallo jr e a quelli come lui (vedi Enea o Flaminia), la mancanza totale di umiltà, di studio, di amore per l'apprendistato, ma soprattutto la mancanza di rispetto anche solo per chi magari avrebbe davvero una storia da raccontare e, per estrazione sociale o mancanza di fortuna, sta al palo. Ecco, qui posso capire la rabbia sul web rispetto a questi progetti. Non si fanno i film tanto per fare, tanto per ostentare le propria bella faccia da fesso senza pensieri, perché poi si vede solo quella.
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giovedì 9 maggio 2024
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ma scrivere recensioni comprensibili no eh!
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Leggo spesso le sue recensioni Sarò io limitato, ma spesso non ci capisco niente, scritture criptiche, frasi incomprensibili, commenti arditi fini a se stessi. Come sarebbe bello leggere una recensione e capire qualcosa di un film.....
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