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nicola del bono
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venerdì 2 maggio 2025
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minestrone riscaldato
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Dalle prime scene, ho avuto subito la sensazione di guardare la copia di un film che ha fatto la storia del cinema, inutile dirvi quale, ? fin troppo evidente. Il cast ? di primo ordine ed incoraggia nella prosecuzione della visione. La bravissima Melissa Roxburgh, nel film Mary Kelly ? la detective che indaga, insieme al collega Jake Doyle interpretato da Martin Lawrence, su una serie di omicidi di giovani donne per lo pi? prostitute, i cui cadaveri vengono esposti al pubblico come sculture di angeli riccamente decorate. La trama ? fluida e le scene si susseguono con qualche esitazione qua e la, della regia, nell'inquadratura di alcuni personaggi per farne aumentare i sospetti in chi sta guardando la pellicola.
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Dalle prime scene, ho avuto subito la sensazione di guardare la copia di un film che ha fatto la storia del cinema, inutile dirvi quale, ? fin troppo evidente. Il cast ? di primo ordine ed incoraggia nella prosecuzione della visione. La bravissima Melissa Roxburgh, nel film Mary Kelly ? la detective che indaga, insieme al collega Jake Doyle interpretato da Martin Lawrence, su una serie di omicidi di giovani donne per lo pi? prostitute, i cui cadaveri vengono esposti al pubblico come sculture di angeli riccamente decorate. La trama ? fluida e le scene si susseguono con qualche esitazione qua e la, della regia, nell'inquadratura di alcuni personaggi per farne aumentare i sospetti in chi sta guardando la pellicola. Non mi ? piaciuto nel finale il tocco di fantasy, che ho trovato un escamotage per conferire al film l'effetto "plot twist". A mio modo di vedere, il genere thriller non si sposa mai bene con quello fantasy.
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figliounico
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martedì 29 aprile 2025
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brutta copia di un capolavoro
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Pur non trattandosi di un remake dichiarato, la scopiazzatura del soggetto, di gran parte del plot e perfino di alcuni dialoghi da Il silenzio degli innocenti risalta evidente fin dalle prime scene e avrebbe dovuto imbarazzare non poco gli autori, Borrelli e Keyohara, che invece fanno come se Jonathan Demme non avesse mai girato il suo capolavoro. Nel finale, tuttavia, sono originali e, purtroppo, si vede. Il fantasy irrompe in una trama da classico thriller lasciando a dir poco basiti. Meraviglia in tutto questo che un attore del calibro di Malkovich si sia fatto coinvolgere da un progetto simile. Peccato che la sua sola presenza non sia sufficiente a riscattare il film.
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diabolus9
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mercoledì 14 giugno 2023
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nella mente contorta
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Pregi:
La regia.
Pur non conoscendo il regista, ammetto che mi è piaciuta. Inquadrature ristrette quasi claustofobiche e riprese in volo per spettacolizzare la scena. Il tutto collegato da un montaggio ben costruito.
La trama.
Per quanto semplice, si fa via via più articolata e strana. A tratti confusa, ma nulla di grave. Si capisce in quasi tutti i passaggi lasciando un parlume di dubbio.
Il mistero.
Una mia preoccupazione era appunto il mistero. Indizi collegati, deduzioni azzeccate, collaborazioni, dettagli minuziosi e altri termini relativi. Una sequenza degna di nota è quella dell'arte. Ben fatta. Inoltre risulta misterioso e fitto.
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Pregi:
La regia.
Pur non conoscendo il regista, ammetto che mi è piaciuta. Inquadrature ristrette quasi claustofobiche e riprese in volo per spettacolizzare la scena. Il tutto collegato da un montaggio ben costruito.
La trama.
Per quanto semplice, si fa via via più articolata e strana. A tratti confusa, ma nulla di grave. Si capisce in quasi tutti i passaggi lasciando un parlume di dubbio.
Il mistero.
Una mia preoccupazione era appunto il mistero. Indizi collegati, deduzioni azzeccate, collaborazioni, dettagli minuziosi e altri termini relativi. Una sequenza degna di nota è quella dell'arte. Ben fatta. Inoltre risulta misterioso e fitto. Due cose di cui sono goloso.
Il cast/i personaggi.
Miles Logan (Da ladro a poliziotto), Terrance Paul Davidson (Niente da perdere) o Marcus Burnett (Bad Boys, 2, for life): così lo chiamo Martin Lawrence. Oltre a loro, qui interpreta un altro detective tormentato e ben dotato di abilità. Insieme a lui, Melissa Roxburgh: non la conosco, ma apprezzo il ruolo che ha fatto. Ricca di sfumature. Determinata e capace di esprimere le proprie idee. Questa coppia l'ho trovata azzeccata e quando si aiutano a vicenda, lì il film mi ha fatto sbadare.
Il serial killer, l'artista, interpretato da John Malkovich è molto bravo a essere bastardo e infame al punto giusto. Ma anche con quella sensazione di fiducia o no riguardo all'imitatore.
Ho adorato anche i dubbi venuti dagli altri personaggi tutti quanti possibili sospetti come il marito della protagonista o il dottore interessato all'artista.
Le comparse le ho trovate quasi tutte intelligenti. E fanno qualcosa di utile.
L'atmosfera.
Inizia scura con tinte chiare per diventare cupa e inquietante dopo. Inoltre collegata con la musica da pianoforte e classica rende il tutto ancora più spettrale.
Il coinvolgento.
Oltre a esserlo, mette ansia fino a esplodere nel grottesco. E i colpi di scena sono vari ed eccetto due, sono inaspettati.
Il colpo di scena finale.
Secondo me, il punto più alto di tutti è appunto il finale. Risulta doppio e se il primo è grottesco, il secondo punta alla soddisfazione maligna. Un gesto maligno, ma giusto.
Difetti:
Una scena in particolare, ha un CGI un po' bah. Qualche sbavatura qua e là purtroppo c'è.
La scena finale finale è una scemenza. Vuole lasciare con il dubbio, ma non attacca. Nessun indizio di tale dubbio, o meglio c'è quella di allungarla. Non basta. Ma soprattutto non avrebbe logica.
Voto: 9
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jonnylogan
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martedì 13 giugno 2023
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qualcosa di già visto
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Un po’ il Silenzio degli Innocenti, con Melissa Roxburgh a prendere il posto che fu di Jodie Foster e John Malkovich in quelli che furono di Anthony Hopkins, ma anche Seven, di David Fincher, fino alla prima stagione di True Detective, serie antologica della HBO.
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Un po’ il Silenzio degli Innocenti, con Melissa Roxburgh a prendere il posto che fu di Jodie Foster e John Malkovich in quelli che furono di Anthony Hopkins, ma anche Seven, di David Fincher, fino alla prima stagione di True Detective, serie antologica della HBO. Nel mezzo una storia thriller che pare uscita dal coacervo di cui sopra in cui un serial killer inizia a mietere vittime emulando le gesta di Arnaud Lefeuvre, un suo predecessore definito “L’artista” sia per l’abilità nel disegno a carboncino ma anche per la consuetudine a usare i corpi delle vittime per ricreare parti di quadri sacri.
L’italiano Mauro Borrelli, ma ormai Statunitense d’adozione, dotato di una solida formazione visiva e cinematografica e numerose collaborazioni con registi del calibro di Ang Lee, Bertolucci e Coppola firma una pellicola figlia di un genere mai veramente caduto in disgrazia, il thriller, offrendo a Martin Lawrence l’occasione di riporre temporaneamente i panni di attore comico - brillante per indossare quelli di un agente di polizia disilluso e con un ex amico e collega vittima di Lefeuvre. Affiancandogli la trentunenne canadese Melissa Roxburgh, poliziotta che ha smarrito la fede e che al contrario verrà perseguitata dall’agiografia delle figure ispirate dai cadaveri delle vittime. Ai due s’affianca John Malkovich, nella parte di un Leonardo Da Vinci contemporaneo sui generis, ovvero un assassino seriale perseguitato da numerose emicranie, destinato alla pena capitale e attraversato da un talento incredibile per qualunque arte visiva, ma al tempo stesso un prezioso alleato dei due ‘sbirri’ che cercherà di scovare insieme a loro chi lo sta imitando con tanta dovizia.
Borrelli mischia soprannaturale e horror in una commistione che non riesce però a convincere fino in fondo, nonostante proprio Malkovich offra una prova di grande spessore e nonostante una trama piena di colpi di scena ma viziata da una colpa primigenia e non emendabile, ovvero le palesi citazioni che danno sin da subito l’idea di qualche cosa di già visto.
Pellicola quindi che stancamente si trascina alla sua conclusione e alla quale è facile preferire thriller più datati ma decisamente più originali e innovativi.
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