Cobweb |
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Un film di Samuel Bodin.
Con Lizzy Caplan, Antony Starr, Cleopatra Coleman, Ellen Dubin.
continua»
Horror,
durata 88 min.
- USA 2023.
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Una visione psicologica della mente di un bambino
di Framar81Feedback: 100 |
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sabato 5 ottobre 2024 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il titolo del film, Cobweb (ragnatela), è di per sé ricco di significato, non solo in relazione agli elementi visivi del film, ma anche a un livello psicologico più profondo. Una ragnatela, in senso letterale, è una struttura complessa, intricata e, per molti versi, ingannevole: fragile ma capace di catturare e intrappolare. Allo stesso modo, nella psicologia, la "ragnatela" può essere vista come una metafora della mente umana, specialmente di una mente disturbata. È un luogo dove i pensieri e le emozioni possono confondersi, creando una realtà distorta, ingannando chi vi è intrappolato e impedendogli di vedere il mondo per come è realmente. In Cobweb, la casa e le sue mura rappresentano proprio questa rete mentale intricata in cui il giovane Peter è prigioniero. Dopo aver visto Cobweb, ho sviluppato una teoria che propone una lettura psicologica e simbolica del film. La storia, a mio avviso, è interamente raccontata dal punto di vista del giovane protagonista, Peter, un bambino che potrebbe soffrire di gravi disturbi della personalità, forse una forma precoce di psicopatia. Il film si apre con una frase che colloca gli eventi "una settimana prima di Halloween". Questo momento temporale non è scelto a caso: la notte di Halloween è il periodo dell'anno più carico di simbolismo e paura, spesso legato all'idea di affrontare i propri demoni interiori. Durante quella stessa notte, Peter inizia a sentire dei rumori misteriosi provenienti dalle pareti della sua casa. Quando cerca conforto da sua madre, la risposta che riceve è cruciale: "Tutte queste cose spaventose... sono solo nella tua testa." Questa frase sembra suggerire che ciò che Peter teme non sia reale, ma che tutto possa essere una costruzione della sua mente disturbata. In questa luce, propongo una lettura alternativa del film: Peter non è semplicemente un bambino spaventato da mostri esterni, ma un giovane killer che rivive il trauma di un omicidio avvenuto l'anno precedente, la notte di Halloween. La "sorella deforme" che Peter percepisce nascosta dietro le pareti non è altro che una manifestazione della sua mente malata, una personificazione dei suoi traumi e delle sue colpe. Il film gioca molto sulla percezione distorta della realtà attraverso gli occhi di Peter. I suoi genitori, ad esempio, vengono presentati come figure minacciose e disturbanti, ma ciò che vediamo potrebbe essere il risultato della proiezione mentale del bambino, che trasferisce su di loro la sua stessa follia. Non a caso, i genitori sembrano strani e inquietanti solo nella misura in cui Peter li percepisce in questo modo. La realtà effettiva, però, potrebbe essere molto diversa. La ragnatela che dà il titolo al film diventa, quindi, una rappresentazione metaforica della mente di Peter. Così come una ragnatela intrappola le sue vittime senza che se ne rendano conto, anche la mente di Peter intrappola lui stesso in una visione del mondo distorta e malata. La "sorella" che Peter ascolta dietro le pareti è, secondo la mia interpretazione, una personificazione della sua malattia mentale. Non è mai esistita una sorella reale: è solo un'eco della sua psiche frammentata, una voce che rappresenta il lato oscuro e repressivo della sua personalità. L'inquietante dinamica familiare, dove i genitori sembrano custodire segreti, potrebbe essere semplicemente una proiezione del mondo interiore di Peter, pieno di paura, colpa e disorientamento. Un altro segnale in questo senso è la rivelazione che Peter ha avvelenato i suoi genitori. Questo gesto estremo riflette una rottura definitiva con la realtà e il passaggio completo del bambino nell'oscurità della sua mente disturbata. Nel climax del film, la lotta tra l'insegnante di Peter e il "mostro" non è una battaglia fisica, ma una rappresentazione della battaglia interiore che si svolge nella mente di Peter. L'insegnante rappresenta un'ancora di salvezza, un tentativo di riportarlo alla realtà, ma la lotta con il "mostro" — che simboleggia la parte psicotica di Peter — è impossibile da vincere. Il fatto che la lotta non venga mostrata chiaramente rinforza l'idea che non sia reale, ma simbolica. Alla fine, il film suggerisce che Peter è prigioniero della sua stessa mente, proprio come una mosca intrappolata in una ragnatela. La frase conclusiva della sorella immaginaria, "Siamo famiglia, Peter. Io sarò sempre con te", lascia intendere che Peter non sarà mai veramente libero dal suo disturbo mentale. La "sorella", che rappresenta la sua psiche malata, continuerà a tormentarlo per il resto della sua vita. In conclusione, Cobweb non è solo un horror domestico, ma una riflessione profonda sulla psiche umana e su come la mente, se disturbata, possa trasformare la realtà in un incubo personale. Il film, attraverso la sua narrazione ambigua e i simbolismi, lascia ampio spazio all'interpretazione, ma la mia lettura psicologica suggerisce che la vera minaccia non è un mostro esterno, bensì Peter stesso, intrappolato nella sua intricata "ragnatela" mentale.
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