Il lago delle oche selvatiche

Il gangster e la "femme fatale" proletaria Estetica affascinante di un noir violento

"Il lago delle oche selvatiche", diretto da Yi'nan Diao, è la storia di un gangster in fuga verso un'improbabile redenzione, che sacrifica tutto per la sua famiglia, e di una prostituta desiderosa, e a sua volta impaziente, di riconquistare la libertà. Entrambi vittime di una caccia all'uomo sulle rive del lago del titolo, i due decidono di giocare per un'ultima e decisiva volta con il loro destino. Un noir violento ed esteticamente affascinante, in cui sono condensati tutti i topoi più classici di un genere declinato in modo insieme sofisticato e popolare: la pioggia scrosciante più dura di quella di Bob Dylan e di "Blade Runner", le luci al neon di alberghi e locali di infima categoria, i giochi di ombre dietro tende che celano omicidi efferati tra decapitazioni e ombrelli usati a mo' di alabarde, il sesso senza veli, atmosfere rarefatte e movimentate insieme che richiamano da un lato Jia Zhang-ke - regista guida della sesta generazione del cinema cinese - e Wong Kar-wai, dall'altro le dilatazioni temporali del cinema esistenziale di Michelangelo Antonioni: tutto questo c'è in "Il lago delle oche selvatiche", quarto film di Yi'nan Diao che con "Fuochi d'artificio in pieno giorno" vinse l'Orso d'oro a Berlino nel 2014. [...]

di Michele Gottardi, articolo completo (2651 caratteri spazi inclusi) su Il Mattino di Padova 15 febbraio 2020