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lunedì 31 marzo 2025
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carenze di linguaggio
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Buongiorno, scrivo per segnalare ancora una volta una grande carenza che ho rilevato in molti film che ho visto in questi anni diretti da registi italiani. Mi riferisco anche al film "Ride' che ho visto da poco e che ha come regista il bravo Mastrandrea. In questo film come in altri, molti attori biascicano le parole, non le scandiscono bene e parlano sottovoce. Proprio nelle prime battute del film, il ragazzo rimasto orfano di padre si rivolge alla madre in modo incomprensibile, non si capisce proprio cosa dice. Se poi ci mettiamo anche l' uso dei dialetto in genere romano o napoletano, i giochi sono fatti. Non ho un deficit dell' udito, ma questa mancanza disturba e fa perdere parti importanti dei dialoghi.
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Buongiorno, scrivo per segnalare ancora una volta una grande carenza che ho rilevato in molti film che ho visto in questi anni diretti da registi italiani. Mi riferisco anche al film "Ride' che ho visto da poco e che ha come regista il bravo Mastrandrea. In questo film come in altri, molti attori biascicano le parole, non le scandiscono bene e parlano sottovoce. Proprio nelle prime battute del film, il ragazzo rimasto orfano di padre si rivolge alla madre in modo incomprensibile, non si capisce proprio cosa dice. Se poi ci mettiamo anche l' uso dei dialetto in genere romano o napoletano, i giochi sono fatti. Non ho un deficit dell' udito, ma questa mancanza disturba e fa perdere parti importanti dei dialoghi. Elenco attori che lo fanno, bravi nell' interpretare ma con questa carenza: Argentero, Favino, Giallini. Perch? nessuno critico l' ha mai rilevato?? Saluti Rigamonti Mirella
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coatto ungarettiano
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giovedì 18 luglio 2024
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com''è?
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ennio
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venerdì 12 giugno 2020
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un film sulla tristezza, dove nessuno "ride"
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Bello e triste "ride", sembra una contraddizione. Perchè non c'è nulla di più triste della tristezza dei bambini e dei vecchi, e in questo film è loro la vera tristezza. Perchè la brava protagonista, giovane e neovedova, non ce la fa a soffrire, e non si spiega il perchè, non potendo comprendere che per lei non è ancora venuto il suo tempo per soffrire.
Mastrandrea conferma di possedere una vena malinconica potente, come già dimostrato da attore ne "gli equilibristi".
Bella e triste anche la colonna sonora.
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v.zera
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giovedì 4 giugno 2020
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ridere
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Come si valuta una disgrazia? Cosa è giusto e cosa no nelle tragedia? Questi i temi dell'ultimo film di Mastandrea come regista, che somiglia molto al suo stile come attore... ridere, certo, ma con intelligenza.
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rossella
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lunedì 13 aprile 2020
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un buon esordio
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Valerio Mastandrea, attore riconosciuto per la sua verve comica e introspettiva, si lancia nella regia con un film dall'ottimo potenziale ma frenato da una sceneggiatura non perfettamente oliata (soprattutto nella seconda parte). Si ride meno delle aspettative ma ci si commuove addirittura, come nelle scene che comprendono gli anziani. La protagonista femminile e delle belle trovate completano un esordio sicuramente interessante.
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lbavassano
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domenica 23 dicembre 2018
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ottimo esordio
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Dimostra di masticarne assai, di cinema di qualità, Valerio Mastandrea al suo esordio come regista, nei tagli mai banali delle inquadrature, nei modi ellittici, ma perspicui, della narrazione. Rivela una grande sensibilità nel raccontare il lutto, l'assenza, attraverso il senso di inadeguatezza di chi resta, quel senso che tutti abbiamo conosciuto, indipendentemente dall'età, dai ruoli, che resta, quale nucleo più intimo e segreto, nelle nostre vite, che ci nutre e ci dilania.
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sabato 8 dicembre 2018
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film da vedere
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Un film toccante, profondo, ben realizzato.
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flyanto
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venerdì 7 dicembre 2018
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il dopo
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L’attore italiano Valerio Mastandrea passa dall’altra parte della cinepresa dirigendo il suo primo film, intitolato “Ride”, in questi giorni nelle sale cinematografiche
Nella pellicola viene rappresentata l’elaborazione del lutto da parte di una giovane donna che è rimasta vedova anzitempo del proprio marito morto in seguito ad un incidente sul lavoro. Con lei, rimasto orfano del padre, vive il lutto anche il figlio di circa 8/10 anni e nel corso del film si assiste all’intera giornata trascorsa da loro prima del funerale il giorno dopo. Ognuno di essi passa queste ore in maniera differente in base ovviamente all’età ed al proprio ruolo: la madre, come svuotata di ogni sentimento, ma soltanto in apparenza, non riesce a esternare apertamente il proprio immenso dolore, sembrando così quasi insensibile e superficiale (donde il titolo del film ‘Ride’, per il sorriso nervoso e di imbarazzo che le si disegna sul volto), il figlio, ancora troppo piccolo per rendersi esattamente conto della portata della perdita, in apparenza appare tranquillo ma col passare delle ore prende sempre più coscienza dell’accaduto e del futuro di solitudine che si prospetta a lui ed alla madre.
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L’attore italiano Valerio Mastandrea passa dall’altra parte della cinepresa dirigendo il suo primo film, intitolato “Ride”, in questi giorni nelle sale cinematografiche
Nella pellicola viene rappresentata l’elaborazione del lutto da parte di una giovane donna che è rimasta vedova anzitempo del proprio marito morto in seguito ad un incidente sul lavoro. Con lei, rimasto orfano del padre, vive il lutto anche il figlio di circa 8/10 anni e nel corso del film si assiste all’intera giornata trascorsa da loro prima del funerale il giorno dopo. Ognuno di essi passa queste ore in maniera differente in base ovviamente all’età ed al proprio ruolo: la madre, come svuotata di ogni sentimento, ma soltanto in apparenza, non riesce a esternare apertamente il proprio immenso dolore, sembrando così quasi insensibile e superficiale (donde il titolo del film ‘Ride’, per il sorriso nervoso e di imbarazzo che le si disegna sul volto), il figlio, ancora troppo piccolo per rendersi esattamente conto della portata della perdita, in apparenza appare tranquillo ma col passare delle ore prende sempre più coscienza dell’accaduto e del futuro di solitudine che si prospetta a lui ed alla madre. Intorno a loro vi sono anche svariati personaggi che più o meno avevano dei legami stretti col defunto, quali il padre ed il fratello, che cercano a loro modo di confortare la giovane vedova e, comunque, anch’essi con personali reazioni al lutto, nonchè svariati rancori irrisolti emergenti tra loro. Sarà dura per i due protagonisti riprendere la propria esistenza quotidiana, ma uniti, vi riusciranno sicuramente.
Una storia senza alcun dubbio poco allegra e molto toccante e, purtroppo, alquanto vera e comune a tutti. L’elaborazione di un lutto non è mai una situazione facile e piacevole da vivere e le reazioni che un decesso scaturisce negli individui variano molto a seconda delle persone e delle situazioni: in “Ride” Mastandrea riesce molto efficacemente a rappresentare la reazione dei due protagonisti principali che sono due persone di età e di legame affettivo nei confronti del defunto differenti, ma il neo-regista riesce ad analizzare la situazione e le varie sensazioni nell’arco dell’intera giornata precedente il funerale in maniera del tutto realistica, e dunque credibile. I dialoghi sono pressochè ridotti all’osso, giusto quel tanto che basta ad esprimere i sentimenti e le azioni comuni dei personaggi, l’intera pellicola è tutta immersa in un’ atmosfera rarefatta, quasi sospesa, pregna di dolore,
Per essere un’opera prima, senza alcun dubbio Mastandrea, già valido attore, si rivela essere anche un buon regista, incline, forse, ad un’eccessiva lungaggine ma vi è anche da rimarcare che il soggetto stesso del film non contempla assolutamente azione od avvenimenti eclatanti, bensì soltanto stati d’animo e reazioni e, pertanto, solo introspezione psicologica. In ogni caso, “Ride” è un’opera che non è assolutamente da sottovalutare rimanendo in attesa, se ci sarà, della seconda prova del suo regista.
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flyanto
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venerdì 7 dicembre 2018
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il dopo
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L’attore italiano Valerio Mastandrea passa dall’altra parte della cinepresa dirigendo il suo primo film, intitolato “Ride”, in questi giorni nelle sale cinematografiche
Nella pellicola viene rappresentata l’elaborazione del lutto da parte di una giovane donna che è rimasta vedova anzitempo del proprio marito morto in seguito ad un incidente sul lavoro. Con lei, rimasto orfano del padre, vive il lutto anche il figlio di circa 8/10 anni e nel corso del film si assiste all’intera giornata trascorsa da loro prima del funerale il giorno dopo. Ognuno di essi passa queste ore in maniera differente in base ovviamente all’età ed al proprio ruolo: la madre, come svuotata di ogni sentimento, ma soltanto in apparenza, non riesce a esternare apertamente il proprio immenso dolore, sembrando così quasi insensibile e superficiale (donde il titolo del film ‘Ride’, per il sorriso nervoso e di imbarazzo che le si disegna sul volto), il figlio, ancora troppo piccolo per rendersi esattamente conto della portata della perdita, in apparenza appare tranquillo ma col passare delle ore prende sempre più coscienza dell’accaduto e del futuro di solitudine che si prospetta a lui ed alla madre.
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L’attore italiano Valerio Mastandrea passa dall’altra parte della cinepresa dirigendo il suo primo film, intitolato “Ride”, in questi giorni nelle sale cinematografiche
Nella pellicola viene rappresentata l’elaborazione del lutto da parte di una giovane donna che è rimasta vedova anzitempo del proprio marito morto in seguito ad un incidente sul lavoro. Con lei, rimasto orfano del padre, vive il lutto anche il figlio di circa 8/10 anni e nel corso del film si assiste all’intera giornata trascorsa da loro prima del funerale il giorno dopo. Ognuno di essi passa queste ore in maniera differente in base ovviamente all’età ed al proprio ruolo: la madre, come svuotata di ogni sentimento, ma soltanto in apparenza, non riesce a esternare apertamente il proprio immenso dolore, sembrando così quasi insensibile e superficiale (donde il titolo del film ‘Ride’, per il sorriso nervoso e di imbarazzo che le si disegna sul volto), il figlio, ancora troppo piccolo per rendersi esattamente conto della portata della perdita, in apparenza appare tranquillo ma col passare delle ore prende sempre più coscienza dell’accaduto e del futuro di solitudine che si prospetta a lui ed alla madre. Intorno a loro vi sono anche svariati personaggi che più o meno avevano dei legami stretti col defunto, quali il padre ed il fratello, che cercano a loro modo di confortare la giovane vedova e, comunque, anch’essi con personali reazioni al lutto, nonchè svariati rancori irrisolti emergenti tra loro. Sarà dura per i due protagonisti riprendere la propria esistenza quotidiana, ma uniti, vi riusciranno sicuramente.
Una storia senza alcun dubbio poco allegra e molto toccante e, purtroppo, alquanto vera e comune a tutti. L’elaborazione di un lutto non è mai una situazione facile e piacevole da vivere e le reazioni che un decesso scaturisce negli individui variano molto a seconda delle persone e delle situazioni: in “Ride” Mastandrea riesce molto efficacemente a rappresentare la reazione dei due protagonisti principali che sono due persone di età e di legame affettivo nei confronti del defunto differenti, ma il neo-regista riesce ad analizzare la situazione e le varie sensazioni nell’arco dell’intera giornata precedente il funerale in maniera del tutto realistica, e dunque credibile. I dialoghi sono pressochè ridotti all’osso, giusto quel tanto che basta ad esprimere i sentimenti e le azioni comuni dei personaggi, l’intera pellicola è tutta immersa in un’ atmosfera rarefatta, quasi sospesa, pregna di dolore,
Per essere un’opera prima, senza alcun dubbio Mastandrea, già valido attore, si rivela essere anche un buon regista, incline, forse, ad un’eccessiva lungaggine ma vi è anche da rimarcare che il soggetto stesso del film non contempla assolutamente azione od avvenimenti eclatanti, bensì soltanto stati d’animo e reazioni e, pertanto, solo introspezione psicologica. In ogni caso, “Ride” è un’opera che non è assolutamente da sottovalutare rimanendo in attesa, se ci sarà, della seconda prova del suo regista.
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maurizio.meres
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lunedì 3 dicembre 2018
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profondo e attuale
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Il bravissimo Mastandrea al suo esordio cinematografico come regista affronta un tema delicatissimo e soprattutto difficile da sentire se non esserci passati,la morte sul lavoro di un giovane operaio,la giovane moglie confusa da tutto ciò che il mondo l'aspetta,un figlio che non si rende ancora conto del dramma,e soprattutto la famiglia dell'operaio,un padre assente nei sentimenti una madre che non c'è e un fratello difficile distaccato da tutto e da tutti.
Un film molto neorealista di un genere d'avanguardia con pochissimi stati pietosi ma attento alla profondità dell'essere nel suo più intimo stato d'animo,spesso diventa difficile per un regista esporre al publico i propri pensieri perdendosi in situazioni indecifrabili così come accade in questo film che rimane comunque intenso e profondo cogliendo attimi di vita dove le persone si sentono sole,isolate in se stessi con un vuoto esistenziale ma lo stesso tempo per chi resta diventa la sensazione è l'inizio di un qualcosa di sconosciuto con la consapevolezza di portare avanti la propria vita e quella delle persone care ancora increduli e indifesi.
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Il bravissimo Mastandrea al suo esordio cinematografico come regista affronta un tema delicatissimo e soprattutto difficile da sentire se non esserci passati,la morte sul lavoro di un giovane operaio,la giovane moglie confusa da tutto ciò che il mondo l'aspetta,un figlio che non si rende ancora conto del dramma,e soprattutto la famiglia dell'operaio,un padre assente nei sentimenti una madre che non c'è e un fratello difficile distaccato da tutto e da tutti.
Un film molto neorealista di un genere d'avanguardia con pochissimi stati pietosi ma attento alla profondità dell'essere nel suo più intimo stato d'animo,spesso diventa difficile per un regista esporre al publico i propri pensieri perdendosi in situazioni indecifrabili così come accade in questo film che rimane comunque intenso e profondo cogliendo attimi di vita dove le persone si sentono sole,isolate in se stessi con un vuoto esistenziale ma lo stesso tempo per chi resta diventa la sensazione è l'inizio di un qualcosa di sconosciuto con la consapevolezza di portare avanti la propria vita e quella delle persone care ancora increduli e indifesi.
Gli attori tutti bravi con il bravissimo Carpentieri,ormai tutti gli aggettivi su questo attore diventano superflui,eccezionali i due bambini seguono perfettamente il regista.
Sicuramente Mastandrea ritornerà come regista sempre con una tematica sociale e alla ricerca di esprimere al publico i più profondi stati d'animo di chi la vita la vive.
Finale quasi surreale Pasoliniano ma significativo per il grande dramma di chi perde la vita sul lavoro.
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