Ho avuto la "fortuna" di vederlo in anteprima al Fantafestival di Roma e mi sento di dire che questo film ha tutte le carte in regola per diventare una pietra miliare del trash fanta-horror al pari (o forse leggermente al di sotto) de Il lupo mannaro contro la camorra aka la Croce dalle sette pietre.
Si tratta di un letale mix tra Padre Maronno, Un Posto al sole e il meglio del peggior Dario Argento.
Narrativa lentissima, trama scadente e campata in aria, recitazione al limite del ridicolo che sfocia in picchi di pura comicità (i primi piani su padre Maronno sono impareggiabili, avevo le lacrime agli occhi).
Sintetizzando l'unica cosa da salvare, esclusi gli spunti comici accennati poc'anzi, sono le tette del cast femminile. Un assortimento piacevolmente variegato, dai sempreverdi bomboloni dell'ormai milfissima dell'horror Marina Loi (chissà se come il sottoscritto i pochi fortunati che hanno visto il film si saranno chiesti se ce li ha ancora come mamma glie li ha fatti), agli strabordanti canotti della protagonista mora Crisula Stafida (anche lei in odore di silicone), alle spumeggianti melette della bionda Karolina Cernic (forse l'unica a non essere passata dal chirurgo).
Qualunque cosa sia successo ai loro davanzali, sarebbe un sogno vederle un giorno tutte insieme con Johnny Sins in una bella produzione di Brazzers; porno utopie che manderebbero ai matti anche quel nudista assatanato di Aborym (la citazione del protagonista della Croce delle sette Pietre è del tutto casuale).
Un sentito grazie al regista Mirabelli per questa perla rara, chissà se un giorno nel trentennale dell'uscita del suo film, anche lui come il mitico "Eddy Ednolf" non potrà meritarsi il giusto tributo dalla platea del Fantafestival per questa sua opera magistrale ma per dirla tutta il capolavoro del regista di origini napoletane - che per spunti trash può essere paragonata a The Tristithesis -, nonostante la patina del tempo trascorso, sembra essere ancora più genuino, schietto, meno pretenzioso e senz'altro meno compassato del guazzabuglio polpettonato di Mirabelli.
Tra noia (tanta) e risate (poche ma sincere) l'opera si trascina a stento fino al finale e al termine della visione in sala, con le luci accese, si sente la mancanza di una cassetta di ortaggi guasti da tirare sullo schermo e soprattutto, con tutte quelle poppe in video, la tentazione è quella di correre a casa ed aprire Pornhub.
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