steffa
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martedì 30 maggio 2023
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lol
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un film tanto pretenzioso quanto assoluamente ridicolo, sembra quasi una parodia
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andrea
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giovedì 7 novembre 2019
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fermate il mondo, ma quale mondo?
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Il film ci proietta in un futuro neanche tanto lontano in cui realtà e virtuale si confondono. Ciascuno può scegliere tra un mondo reale che ormai sembra stia per concludere i suoi giorni e le molteplici realtà virtuali a tema. L'umanità sembra aver tutto ma è terribilmente irrequieta e fratturata tra chi rimane nella realtà, chi vive da larva nel reale e ha definitivamente proiettato stesso o meglio il suo avatar in un sogno e chi infine non ha ancora scelto e partecipa dell'uno e dell'altro.
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Il film ci proietta in un futuro neanche tanto lontano in cui realtà e virtuale si confondono. Ciascuno può scegliere tra un mondo reale che ormai sembra stia per concludere i suoi giorni e le molteplici realtà virtuali a tema. L'umanità sembra aver tutto ma è terribilmente irrequieta e fratturata tra chi rimane nella realtà, chi vive da larva nel reale e ha definitivamente proiettato stesso o meglio il suo avatar in un sogno e chi infine non ha ancora scelto e partecipa dell'uno e dell'altro. In questo contesto già così complesso s'innesta e opera un gruppo di terroristi che vorrebbe resettare il mondo a una sola dimensione, quella reale. Ma l'umanità vuole ancora essere salvata?
Il film scorre lento ma piacevolmente e forse in questa sua lentezza sta il punto di forza in quanto porta lo spettatore a non considerare più il tempo una variabile e a concentrarsi sul dramma di un'umanità ormai senza spazio né tempo priva di identità collettiva in cui i singoli sono costantemente alla ricerca di un equilibrio individuale dentro e/o fuori dalla realtà tangibile. Un film che fa molto riflettere
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andrea
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mercoledì 6 novembre 2019
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fermate il mondo, ma quale mondo?
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Il film ci proietta in un futuro neanche tanto lontano in cui realtà e virtuale si confondono. Ciascuno può scegliere tra un mondo reale che ormai sembra stia per concludere i suoi giorni e le molteplici realtà virtuali a tema. L'umanità sembra aver tutto ma è terribilmente irrequieta e fratturata tra chi rimane nella realtà, chi vive da larva nel reale e ha definitivamente proiettato stesso o meglio il suo avatar in un sogno e chi infine non ha ancora scelto e partecipa dell'uno e dell'altro. In questo contesto già così complesso s'innesta e opera un gruppo di terroristi che vorrebbe resettare il mondo a una sola dimensione, quella reale. Ma l'umanità vuole ancora essere salvata? Il film scorre lento ma piacevolmente e forse in questa sua lentezza sta il punto di forza in quanto porta lo spettatore a non considerato più il tempo una variabile e a concentrarsi sul dramma di un'umanità ormai senza spazio né tempo priva di identità collettiva in cui i singoli sono costantemente alla ricerca di un equilibrio individuale dentro e/o fuori dalla realtà tangibile.
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Il film ci proietta in un futuro neanche tanto lontano in cui realtà e virtuale si confondono. Ciascuno può scegliere tra un mondo reale che ormai sembra stia per concludere i suoi giorni e le molteplici realtà virtuali a tema. L'umanità sembra aver tutto ma è terribilmente irrequieta e fratturata tra chi rimane nella realtà, chi vive da larva nel reale e ha definitivamente proiettato stesso o meglio il suo avatar in un sogno e chi infine non ha ancora scelto e partecipa dell'uno e dell'altro. In questo contesto già così complesso s'innesta e opera un gruppo di terroristi che vorrebbe resettare il mondo a una sola dimensione, quella reale. Ma l'umanità vuole ancora essere salvata? Il film scorre lento ma piacevolmente e forse in questa sua lentezza sta il punto di forza in quanto porta lo spettatore a non considerato più il tempo una variabile e a concentrarsi sul dramma di un'umanità ormai senza spazio né tempo priva di identità collettiva in cui i singoli sono costantemente alla ricerca di un equilibrio individuale dentro e/o fuori dalla realtà tangibile. Un film che fa molto riflettere
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csf0137
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mercoledì 8 agosto 2018
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neanche la asylum riuscirebbe a far peggio
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un mix di inesperienza, citazioni andate a vuoto, costumi degni delle feste di carnevale a Bagnacavallo, coreografie da sagra della porchetta, sceneggiatura improvvisata, trama .. c'è una trama??, attori cani .. ma cani al top e tali che per riuscire a far peggio servirebbe una crew di premi Oscar che si organizzassero con una strategia studiata lungamente a tavolino. Film da tenere da parte specialmente se si avesse in progetto di diventare un regista.. al primo prodotto scadente basterebbe tiar fuori questo e riguardarselo .. a paragone il proprio film, fosse anche il remake di "Quattro carogne a Malopasso" di Vito Colomba, sembrebbe degno della Palma d'Oro al festival di Cannes.
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un mix di inesperienza, citazioni andate a vuoto, costumi degni delle feste di carnevale a Bagnacavallo, coreografie da sagra della porchetta, sceneggiatura improvvisata, trama .. c'è una trama??, attori cani .. ma cani al top e tali che per riuscire a far peggio servirebbe una crew di premi Oscar che si organizzassero con una strategia studiata lungamente a tavolino. Film da tenere da parte specialmente se si avesse in progetto di diventare un regista.. al primo prodotto scadente basterebbe tiar fuori questo e riguardarselo .. a paragone il proprio film, fosse anche il remake di "Quattro carogne a Malopasso" di Vito Colomba, sembrebbe degno della Palma d'Oro al festival di Cannes.
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mauro@lanari
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giovedì 2 agosto 2018
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meno peggio di spielbergh
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L'esordio di Duvert ruba location, costumi e fotografia dal 1° "Blade Runner" come se Ridley Scott avesse girato il suo intero film nel conclusivo paesaggio bucolico preso dal set dello "Shining" di Kubrick, e lo fa da dilettante in quasi tutt'i comparti tecnici. Però v'introduce un argoment'originale che sfavilla nei dialoghi da "cupo neo-noir": elimina replicanti, cloni, surrogati, intelligenze artificiali, androidi, sintetici, precognitivi, singolarità tecnologiche, eccetera per dedicarsi solo alla dipendenza dalla realtà virtuale. Lo fa con 2 anni d’anticipo sullo spielberghiano "Ready Player One" e senza le paracùlate del regista di Cincinnati, i sui toni disneyani e la sua ambiguità nel denunciare qualcosa mentr'invece lo sta esaltando.
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L'esordio di Duvert ruba location, costumi e fotografia dal 1° "Blade Runner" come se Ridley Scott avesse girato il suo intero film nel conclusivo paesaggio bucolico preso dal set dello "Shining" di Kubrick, e lo fa da dilettante in quasi tutt'i comparti tecnici. Però v'introduce un argoment'originale che sfavilla nei dialoghi da "cupo neo-noir": elimina replicanti, cloni, surrogati, intelligenze artificiali, androidi, sintetici, precognitivi, singolarità tecnologiche, eccetera per dedicarsi solo alla dipendenza dalla realtà virtuale. Lo fa con 2 anni d’anticipo sullo spielberghiano "Ready Player One" e senza le paracùlate del regista di Cincinnati, i sui toni disneyani e la sua ambiguità nel denunciare qualcosa mentr'invece lo sta esaltando. "Virtual Revolution" non è distopico e non stimola alcun dibattito: descrive impietoso la realtà già avveratasi, quell'in cui governanti e governati vogliono l'immobilismo constatata l'inefficacia d'ogni tentativo di miglioramento sin qui proposto. Non siamo al pessimismo abissale di "Matrix", dove gl'umani si sono mostrati refrattari a ogni forma d'utopia, però Duvert gironzola nei paraggi, e sarà giusto ricordarcelo per questo.
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