*finnicella*
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mercoledì 1 maggio 2013
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trama piatta, fotografia accattivante
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Nonostante la gestione piuttosto piatta, con scappatoie narrative che rievocano gli echi di qualche classico thriller di quelli al limite del paranormale, e le ambientazioni lente e cadenzate di un paio di serie tv recenti, come "The Killing", la pellicola potrebbe avere i suoi lati d'effetto.
L'ambientazione nordica e la caratterizzazione particolare di una società diversa da quella a cui è avvezzo il consumatore di cinema mordi e fuggi, donano a questo film sfumature particolari e spaccati culturali desueti. Il cupo grigiore in cui tutta la storia si svolge sembra avere un sapore diverso dal tetro abituale a cui ci hanno preparato le pellicole più tradizionali. Fotografia interessante e accattivante, purtroppo non sempre supportata dal movimento.
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Nonostante la gestione piuttosto piatta, con scappatoie narrative che rievocano gli echi di qualche classico thriller di quelli al limite del paranormale, e le ambientazioni lente e cadenzate di un paio di serie tv recenti, come "The Killing", la pellicola potrebbe avere i suoi lati d'effetto.
L'ambientazione nordica e la caratterizzazione particolare di una società diversa da quella a cui è avvezzo il consumatore di cinema mordi e fuggi, donano a questo film sfumature particolari e spaccati culturali desueti. Il cupo grigiore in cui tutta la storia si svolge sembra avere un sapore diverso dal tetro abituale a cui ci hanno preparato le pellicole più tradizionali. Fotografia interessante e accattivante, purtroppo non sempre supportata dal movimento. La trama risulta spesso troppo lenta e cadenzata e i personaggi eccessivamente insulsi.
Il fulcro della pellicola, il famoso medico ipnotizzatore, alias Mikael Persbrandt, pur riuscendo benissimo a incarnare il personaggio del bel fascinoso, non ha l'incisività che si richiederebbe a tale personaggio, e i conflitti personali che lo affliggono, legati a un passato scandalo e a problemi coniugali avrebbero potuto essere sfruttati ed esplorati decisamente di più. Avrebbero sicuramente configurato un personaggio con uno spessore emotivo diverso.
Dell'investigatore di turno si intuisce poco e si sa anche meno, nessun flashback come da tradizione ma neanche motivi che alimentino il pensiero dell'osservatore verso l'appoggio o il distacco dal personaggio e dal suo agire.
Jonatan Bökman sembra invece una scoperta interessante, il ragazzo in questione, il testimone intorno a cui si stringe la faccenda, riesce a esprimere in buona parte una serie di conflitti e una personalità ai limiti del borderline che danno corpo al fulcro centrale dell'azione, quando finalmente si definisce chi è responsabile per cosa, regalando anche qualche momento puramente sinistro, sembrando per un istante ai confini tra sovrannaturale demoniaco, e umanamente folle.
Delude Lena Olin, pur costruendo qualche momento di drammaticità genitoriale funzionale, e definendo discretamente i tratti essenziali del suo soggetto; non si nota la sua abituale espressività e l'impatto generale del suo personaggio risulta vacillante.
Nel complesso merita di essere visto, se non altro per gustare le atmosfere e i colori di un mondo diverso, la bella fotografia e per saggiare di persona le capacità di questi attori, molti dei quali assolutamente sconosciuti sui nostri schermi, giudicate voi.
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onufrio
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giovedì 3 settembre 2015
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un freddo thriller
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Ambientato in una fredda Stoccolma, un detective (Joona) si ritrova ad indagare sulla strage di un intera famiglia, dove solo il figlio è riuscito a sopravvivere seppur in condizioni gravi, Joona vorrebbe interrogare il ragazzo ricoverato in ospedale ma è impossibile parlare con lui, soltanto l'aiuto di un ipnotista potrà sciogliere i dubbi di questo torbido caso ed il suo ingresso in scena darà il via ad una serie di avvenimenti, il tutto raccontato in simbiosi con l'ambiente che ci circonda, ovvero con glaciale freddezza, senza le classiche esasperazioni a stelle e strisce.
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carloalberto
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domenica 9 agosto 2020
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soporifero e disomogeneo
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La commistione di generi agli antipodi, nella fattispecie thriller e drammatico, non è semplice da mettere in scena e spesso delude gli appassionati di entrambi i filoni cinematografici. Nel caso del L’ipnotista la mancanza di una decisione preliminare e di una scelta netta circa lo stile da adottare conduce ad un alternarsi di due stili opposti per i due generi ed il film risulta disomogeneo e scoordinato, metà carne e metà pesce. Si inizia con una strage familiare truculenta, attribuita ad un presunto serial killer, si prosegue con un dramma familiare bergmaniano, per poi terminare, riprendendosi da un torpore snervante di circa due ore, con una classica scena d’azione al cardiopalma.
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La commistione di generi agli antipodi, nella fattispecie thriller e drammatico, non è semplice da mettere in scena e spesso delude gli appassionati di entrambi i filoni cinematografici. Nel caso del L’ipnotista la mancanza di una decisione preliminare e di una scelta netta circa lo stile da adottare conduce ad un alternarsi di due stili opposti per i due generi ed il film risulta disomogeneo e scoordinato, metà carne e metà pesce. Si inizia con una strage familiare truculenta, attribuita ad un presunto serial killer, si prosegue con un dramma familiare bergmaniano, per poi terminare, riprendendosi da un torpore snervante di circa due ore, con una classica scena d’azione al cardiopalma. Due ore di lentezza spasmodica con sequenze che si dilungano sul nulla per interminabili minuti, inanellando inquadrature immerse nella penombra di edifici poco illuminati, anche di giorno, o in esterni notturni, panoramiche plumbee di una Stoccolma ammantata di grigio, che fanno da interludio tra una scena e l’altra, con l’unico sprazzo gioioso del biancore di cumuli di neve e poi, finalmente, quando mancano tre minuti alla conclusione liberatoria, c’è l’unica scena soddisfacente di tutto il film, in cui azione e suspense e tecniche di ripresa eccellono e mostrano che tutto quello che noiosamente è accaduto prima e ne ha costituito l’antefatto era voluto e non dovuto a mancanza di “arte” o di maestria. L’intento era, dunque, quello di rappresentare in primo piano il dramma di una coppia in crisi e collocare sullo sfondo una città ordinata e ipercivilizzata sotterraneamente percorsa da impulsi irrazionali e carichi di violenza repressa. Non basta, tuttavia, avere a disposizione una delle attrici di Bergman, Lena Olin, per mimare adeguatamente, anche se in forma ridotta, Scene da un matrimonio, così come non è bastato avere un plot tratto da un best seller svedese per realizzare un film interessante. Le dosi massicce di sonnifero che assume il protagonista, Mikael Persbrandt, per avere un po’ di tregua dai sensi di colpa che lo attanagliano per un presunto errore professionale commesso nel passato, non servono purtroppo allo spettatore, narcotizzato quanto basta per arrivare riposato e pacificato in fondo alla pellicola.
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wolvie
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mercoledì 23 settembre 2020
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ennesimo lago ghiacciato
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Film di Lasse Halstromm tratto dalla prima avventura dell' ispettore Joona Linna della polizia criminale di Stoccolma, dal romanzo di Lars Kepler.
Unico superstite del massacro della sua famiglia di adozione, Josef, sedicenne in gravi condizioni, viene psicoterapeutizzato dal famoso, ma riluttante, ipnotista Erik Maria, su insistenti (ma neanche troppo) richieste dell' ispettore Linna.
Nel passato del ragazzo si nasconde un segreto (abbastanza telefonato a onor del vero!) che ha radici nella pazzia della madre biologica.
Il film è sicuramente ambizioso, ma lo sviluppo della trama e la scarsa energia emotiva che trasmettono i protagonisti lo rendono un prodotto fiacco, che si concentra più sui rapporti personali tra Maria e la moglie che al plot giallo, che risulta assai debole, senza guizzi e con l ennesimo finale sul lago ghiacciato.
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Film di Lasse Halstromm tratto dalla prima avventura dell' ispettore Joona Linna della polizia criminale di Stoccolma, dal romanzo di Lars Kepler.
Unico superstite del massacro della sua famiglia di adozione, Josef, sedicenne in gravi condizioni, viene psicoterapeutizzato dal famoso, ma riluttante, ipnotista Erik Maria, su insistenti (ma neanche troppo) richieste dell' ispettore Linna.
Nel passato del ragazzo si nasconde un segreto (abbastanza telefonato a onor del vero!) che ha radici nella pazzia della madre biologica.
Il film è sicuramente ambizioso, ma lo sviluppo della trama e la scarsa energia emotiva che trasmettono i protagonisti lo rendono un prodotto fiacco, che si concentra più sui rapporti personali tra Maria e la moglie che al plot giallo, che risulta assai debole, senza guizzi e con l ennesimo finale sul lago ghiacciato.
Prodotto appena sufficiente, che non riesce a trovare nel mestiere dell' onesto regista, reduce dai successi hollywoodiani, un demiurgo pronto a raccogliere e sviluppare una serialità attraente per lo spettatore.
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ultimoboyscout
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martedì 4 giugno 2013
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gelido e vuoto.
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Una famiglia viene brutalmente trucidata ma il figlio più piccolo si salva, rimanendo in coma in bilico tra la vita e la morte. L'unico modo per risolvere il caso è strappargli qualche informazione e l'Ispettore Linna, incaricato delle indagini, si trova costretto a rivolgersi al Dottor Bark, un controverso ipnostista, per interrogare il ragazzo. Dopo essere sbarcato ad Hollywood e aver, tra alti e bassi, conosciuto il successo, Lasse Hallstrom torna a dirigere in Svezia a oltre 25 anni di distanza: confeziona un thriller tipicamente nordico, gelido e inquietante, facendosi forza della sua esperienza per gestire diversi squarci aperti all'interno della storia che si discostano dal racconto principale.
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Una famiglia viene brutalmente trucidata ma il figlio più piccolo si salva, rimanendo in coma in bilico tra la vita e la morte. L'unico modo per risolvere il caso è strappargli qualche informazione e l'Ispettore Linna, incaricato delle indagini, si trova costretto a rivolgersi al Dottor Bark, un controverso ipnostista, per interrogare il ragazzo. Dopo essere sbarcato ad Hollywood e aver, tra alti e bassi, conosciuto il successo, Lasse Hallstrom torna a dirigere in Svezia a oltre 25 anni di distanza: confeziona un thriller tipicamente nordico, gelido e inquietante, facendosi forza della sua esperienza per gestire diversi squarci aperti all'interno della storia che si discostano dal racconto principale. Ne guadagnano i personaggi che vengono meglio approfonditi e il quadro generale, scema, per contro, la tensione. Sull'onda del successone di Stieg Larsson, il film è tratto dal best seller dei coniugi Alexander e Alexandra Ahndoril che pubblicano con lo pseudonimo di Lars Kepler, è cupo come il romanzo stesso su cui si basa, si avventura nei meandri dell'inconscio ma non è affatto efficace e fluido come l'originale che comunque ben si prestava alla scrittura cinematografica. Hallstrom indovina la forma più che la sostanza, indovina il personaggio dell'investigatore solitario senza una vita privata pur caricandolo di stereotipi al limite dell'ironia, ma dopo un promettente avvio la storia perde fascino e mordente, rallenta e la parte degli omicidi e dell'indagine scade di valore in favore delle vicende famigliari di Bark. Scemando tale forza, cuore pulsante del film, scema pure quella di tutto il thriller che si sgonfia e si appiattisce.
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filippo catani
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lunedì 15 aprile 2013
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un film noioso e poco credibile
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Stoccolma. La città viene improvvisamente sconvolta da una serie di efferati omicidi che coinvolgono membri della stessa famiglia mentre un ragazzo si salva ma le sue condizioni sono davvero critiche. Un commissario di polizia decide allora di ricorrere all'aiuto di un ipnotista per cercare di sapere più informazioni possibili dal ragazzo.
In questo film svedese si fatica davvero a trovare qualcosa di almeno leggermente salvabile. Intanto partiamo dalla storia che, oltre a fare acqua da tutte le parti e ad essere anche non troppo facile da seguire, è piena di strafalcioni e incongruenze. Valga la citazione di un paio su tutte: il ragazzo in coma che si mette subito a parlare con l'ipnotista come per magia e lo stesso ragazzo che improvvisamente si sveglia e in piena forma riesce a fuggire dall'ospedale e si trova a uscire in una Stoccolma gelida a piedi nudi e con il solo camice dell'ospedale.
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Stoccolma. La città viene improvvisamente sconvolta da una serie di efferati omicidi che coinvolgono membri della stessa famiglia mentre un ragazzo si salva ma le sue condizioni sono davvero critiche. Un commissario di polizia decide allora di ricorrere all'aiuto di un ipnotista per cercare di sapere più informazioni possibili dal ragazzo.
In questo film svedese si fatica davvero a trovare qualcosa di almeno leggermente salvabile. Intanto partiamo dalla storia che, oltre a fare acqua da tutte le parti e ad essere anche non troppo facile da seguire, è piena di strafalcioni e incongruenze. Valga la citazione di un paio su tutte: il ragazzo in coma che si mette subito a parlare con l'ipnotista come per magia e lo stesso ragazzo che improvvisamente si sveglia e in piena forma riesce a fuggire dall'ospedale e si trova a uscire in una Stoccolma gelida a piedi nudi e con il solo camice dell'ospedale. Poi il ritmo è terribilmente soporifero e anche le ambientazioni oscure innescano nello spettatore la voglia di lasciarsi andare ad un meritato sonnellino. Invece si cerca di restare svegli per assistere a colpi di coltello e forbici sparsi quà e là e un finale banale e decisamente poco credibile in piena linea con l'intera pellicola. Insomma è necessaria una buona seduta da un discreto ipnotista per rimuovere dalla mente questa pellicola che si colloca tra le peggiori uscite in questa stagione.
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[+] film apprezzabile e ben congegnato.
(di bericopredieri)
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renato volpone
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giovedì 11 aprile 2013
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perde stelle per strada
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Lasse Halstromm lasciata la dolcezza e la poesia di Chocolat si cimenta nel Thriller e porta sul grande schermo una storia davvero originale. Peccato che regista e sceneggiatore si facciano prendere la mano e, dopo un promettente inizio, si perdano in isolati e inutili rivoli di racconto dimenticando tutte le regole fondamentali della scrittura creativa. Una famiglia barbaramente uccisa porta la polizia ad indagare, e, con l'aiuto di un ipnotologo tentano di avere informazioni dall'unico sopravvissuto. Qui si ferma il mio inoltrarsi nella storia perché toglierei quel minimo di originalità che il pubblico può trovare. Nella parte iniziale del film c'è molta tensione e curiosità, ma tutto precipita inesorabilmente verso la banalità coronata da un finale rovinoso.
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Lasse Halstromm lasciata la dolcezza e la poesia di Chocolat si cimenta nel Thriller e porta sul grande schermo una storia davvero originale. Peccato che regista e sceneggiatore si facciano prendere la mano e, dopo un promettente inizio, si perdano in isolati e inutili rivoli di racconto dimenticando tutte le regole fondamentali della scrittura creativa. Una famiglia barbaramente uccisa porta la polizia ad indagare, e, con l'aiuto di un ipnotologo tentano di avere informazioni dall'unico sopravvissuto. Qui si ferma il mio inoltrarsi nella storia perché toglierei quel minimo di originalità che il pubblico può trovare. Nella parte iniziale del film c'è molta tensione e curiosità, ma tutto precipita inesorabilmente verso la banalità coronata da un finale rovinoso. Non c'è credibilità, tutto viene accennato, ma non spiegato, l'inverosimile diventa un must nel film. Tensioni famigliari, manie, l'uso di sonniferi, la stessa ipnosi sono utili alla narrazione, ma restano fini a se stessi senza avere un senso e una possibilità. Anche un bambino potrebbe individuare tutti gli errori del film. Divertitevi a guardarlo e scoprirli gustandovi un po' di suspense, ma non aspettatevi di trovare un buon prodotto, perde stelle man mano che va avanti la proiezione fino a rimanerne senza.
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