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dario
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giovedì 13 agosto 2015
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datato
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La stgoria, datata, è attraversata da un desiderio civile che in qualche modo la riscatta. Regia lenta e involuta, interpreti di buona levatura, specie la ragazza. Poche emozioni, poca consistenza.
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zoom e controzoom
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mercoledì 3 ottobre 2012
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notevole qualità
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Con pochissimi effetti, mezzi e particolari attrezzature, questo è un film realizzato con quel raro equilibrio che pone una realtà nella sfera filmica. Portando in evidenza una problematica poco conosciuta come tutt'ora praticata, La faida è un film importante che meriterebbe un'attenzione adeguata. Al di là dell'evidente trattazione di quelle che sono le problematiche dell'esistenza di tradizioni antichissime, pone in evidenza il problema del rapporto tra padri e figli, cosa che avviene in contemporanea in altri due film : Pietà ed E' stato il figlio.
La storia riportandosi ad una tradizione albanese, ci distrae da quello che è la labilità della nostra memoria : medesimi principi d'onore condannano il clan opposto in caso di regolamento di conti anche in Italia, ed è una realtà che ha un nome : mafia.
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Con pochissimi effetti, mezzi e particolari attrezzature, questo è un film realizzato con quel raro equilibrio che pone una realtà nella sfera filmica. Portando in evidenza una problematica poco conosciuta come tutt'ora praticata, La faida è un film importante che meriterebbe un'attenzione adeguata. Al di là dell'evidente trattazione di quelle che sono le problematiche dell'esistenza di tradizioni antichissime, pone in evidenza il problema del rapporto tra padri e figli, cosa che avviene in contemporanea in altri due film : Pietà ed E' stato il figlio.
La storia riportandosi ad una tradizione albanese, ci distrae da quello che è la labilità della nostra memoria : medesimi principi d'onore condannano il clan opposto in caso di regolamento di conti anche in Italia, ed è una realtà che ha un nome : mafia.
Nik, il ragazzo condannato ad essere il capro espiatorio per il delitto perpetuato dal padre, sta in un mondo senza le tecnologie accecanti del nostro quotidiano, ma sia lui che i due fratelli, sono ragazzi che vivono felicemente come tutti gli altri della loro età, concentrati sugli approcci amicali e non sulle necessità drammatiche delle faide scatenate dagli adulti. Viene il giorno in cui la loro vita è stravolta e davanti a loro inesorabile è la prospettiva per i due maschi, di restare rinchiusi tra le mura di casa se non vogliono essere uccisi. Mentre da un lato il film si blocca sulla staticità di una vita tra quattro mura, dall'altra parte, si assiste all'evoluzione della figlia femmina che messa davanti alla necessità, è lei che provvederà a guadagnare il po' necessario e intuendo presto la necessità di maturare ed evolversi, si trasforma in una donna accorta anzitempo. E' un crescere di presa di coscienza dei due fratelli, uno costretto a rinunciare a tutto un mondo che gli appartiene senza alternativa alcuna, l'altra costretta alla stessa rinuncia, ma facendosi carico di tutto un mondo adulto che ancora non le apparteneva.
Notevole la capacità filmica della regia che spiega ampiamente il procedere delle tradizioni, con un sapiente racconto filmico carico di apprensione tanto sono percepibili i diversi sentimenti dei ragazzi in primis e degli adulti che qui hanno un ruolo se pur determinante, secondario nell'economia della cronaca. Ritratti psicologici dei personaggi abilmente tracciati con la profondità e la necessità differenziata dal sesso e dalle individuali identità. Molto pregnante lo scontro finale tra padre e figlio che ci e si pone davanti ad un enigma che non può essere risolto se non nella finzione filmica. Ottima l'ambientazione che senza eccessi interpretativi, rende perfettamente lo spazio della crudezza del dramma. Notevoli i giovani attori.
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donni romani
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sabato 8 settembre 2012
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la prigione delle antiche regole tribali
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Quando si sente la parola faida si pensa subito a una catena di delitti risalenti alla notte dei tempi, famiglie imprigionate in rancori di cui non si ricordano neanche più le origini, vendette reciproche ed eterne. E si immaginano uomini anziani chiusi nell'odio, incapaci di perdono, ancorati ad un passato inutile e dannoso. Nel bel film di Marston invece i protagonisti sono due adolescenti che vivono in un piccolo paese dell'Albania, sognano di andare all'Università o di aprire un internet point e si innamorano della ragazza più carina della classe.
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Quando si sente la parola faida si pensa subito a una catena di delitti risalenti alla notte dei tempi, famiglie imprigionate in rancori di cui non si ricordano neanche più le origini, vendette reciproche ed eterne. E si immaginano uomini anziani chiusi nell'odio, incapaci di perdono, ancorati ad un passato inutile e dannoso. Nel bel film di Marston invece i protagonisti sono due adolescenti che vivono in un piccolo paese dell'Albania, sognano di andare all'Università o di aprire un internet point e si innamorano della ragazza più carina della classe. Ma si troveranno intrappolati in un incubo culturale e sociale che li schiaccia al suolo senza possibilità di riscatto. Nick e Rudina, fratello e sorella, appartengono ad una famiglia da sempre in aperto conflitto con dei confinanti per una questione di diritti di passaggio sui terreni altrui. Una notte una di queste liti degenera, un ragazzo appartenente alla famiglia rivale muore, e il padre dei due ragazzi deve fuggire. Le leggi del codice antico, ancestrale per meglio dire, parlano chiaro: Nick può essere ucciso dalla famiglia a lutto per vendetta, e così deve barricarsi in casa, lasciando che sia Rudina a portare il carro con il pane ai vari negozi che prima serviva il padre. Ma anche la ragazza subirà minacce, e così l'intera famiglia, composta anche dalla madre dei ragazzi e da due figli piccoli, dovrà asserragliarsi in casa, subire attentati, chiedere l'aiuto di un mediatore, figura che conosce tutte le regole della faida e può obbligare i contendenti a farle rispettare. Nick tenta di ribellarsi a queste assurde regole preistoriche, tenta anche un dialogo diretto con i nemici, quasi costringe il padre a consegnarsi alla giustizia, ma non c'è dialogo, non c'è buon senso, non c'è civiltà in queste terre senza tempo, c'è solo un codice impossibile da comprendere, e da accettare. E allora solo l'esilio può salvare Nick, esilio che diventa anche liberazione da un mondo arcaico e inutile, in cui si è lontani anni luce della civiltà e si è ancora più lontani dal desiderio di farvi parte. Asciutto, teso, rigoroso al limite dell'algido, il film di Marston, premio per la sceneggiatura al Festival di Berlino 2011 ci consegna uno spaccato di società in cui l'atto di violenza resta sempre inespresso, eppure in agguato, una minaccia costante al bisogno di vita e di libertà dei due ragazzi. L'immagine di Rudina che resta, al contrario di Nick che si allontana verso il proprio futuro, è il simbolo del fallimento di un mondo che non riesce a sradicarsi dai propri fallimenti e dai propri rancori, di una società che non rispetta niente, neanche il diritto dei giovani ad avere un futuro. Agghiacciante nella sua denuncia, poetico in alcune inquadrature, struggente nelle rinunce e sincero nel mettere in campo tutti i sentimenti dei protagonisti, anche i meno nobili, la pellicola del regista di "Maria full of Grace" ha il merito anche di soffermarsi sui volti dei due giovani protagonisti catturandone lo sconcerto, la rabbia, la vergogna che è la stessa di chiunque abbia dentro di sè quella "legge morale" di cui parlava Kant e che inorridisce di fronte a piccoli grandi stermini di anime come questo.
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flyanto
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lunedì 3 settembre 2012
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il racconto di una giovinezza spensierata negata
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Film vincitore dell'Orso d'Argento a Berlino per la sua sceneggiatura in cui si racconta delle regole assurde che governano i rapporti tra diverse famiglie albanesi portando i componenti di queste alla violenza, alla prigionia forzata in casa od ancor più amaramente all'esilio coatto come ultima ed unica soluzione. Nella crudezza del suo contenuto il film però risulta essere anche molto delicato nella rappresentazione dei rapporti tra i vari componenti della famiglia, con le figure dei due fratelli maggiori che spiccano nella propria condizione di dolore e di rinuncia forzata alla vita spensierata, che a loro invece dovrebbe appartenere di diritto. Un' ottima occasione di riflessione sulla stoltezza di certi principi atavici che continuano a sopravvivere nonostante l'avanzare dell'epoca moderna.
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renato volpone
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domenica 2 settembre 2012
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la faida e l'attesa
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A dispetto del trailer che ci faceva presagire violenza, il film tratta con grande serietà il tema della "faida" senza peraltro essere sanguinario. In un villaggio albanese due famiglie si scontrano per un diritto di passaggio, si arriva alla lite ed un giovane muore: si concretizza così la faida e il bisogno di vendetta, la sofferenza degli altri per riconquistare il perdono. Le tradizioni del passato si mescolano alle pulsioni del presente. Il vecchio e il nuovo convivono, ma ciò non solo nelle cose e nel modo di vivere, ma anche nelle teste e nelle idee. Il concetto di "faida" è antico, ma pure attualissimo. La ribellione di Nick, il suo voler guardare avanti implica rottura col passato, con le tradizioni e ciò significa esilio.
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A dispetto del trailer che ci faceva presagire violenza, il film tratta con grande serietà il tema della "faida" senza peraltro essere sanguinario. In un villaggio albanese due famiglie si scontrano per un diritto di passaggio, si arriva alla lite ed un giovane muore: si concretizza così la faida e il bisogno di vendetta, la sofferenza degli altri per riconquistare il perdono. Le tradizioni del passato si mescolano alle pulsioni del presente. Il vecchio e il nuovo convivono, ma ciò non solo nelle cose e nel modo di vivere, ma anche nelle teste e nelle idee. Il concetto di "faida" è antico, ma pure attualissimo. La ribellione di Nick, il suo voler guardare avanti implica rottura col passato, con le tradizioni e ciò significa esilio. Profondo, attento ai particolari, il regista dosa con cura la tensione, le attese, le emozioni e ne nasce, da una piccola produzione, un grande film. Molto bella la fotografia, interessanti i dialoghi, ma più di tutto l'ambientazione e la ricostruzione di un mondo rurale quanto mai attuale.
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