Horror,
durata 92 min.
- USA 2010.
- One Movie
uscita venerdì 29luglio 2011.
MYMONETROVanishing on 7th Street
valutazione media:
2,48
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
L’ultimo film di Brad Anderson sembrerebbe intriso di messaggi impliciti, soprattutto filosofici. Uno tra questi potrebbe essere quello che, considerando la nostra società basata soltanto sull’immagine, il regista ritiene che essa sia arrivata ormai sull’orlo di un baratro e non può far altro che crollare e ricominciare da zero, facendosi avvolgere dalle tenebre per rinascere in una nuova luce. La lettura si potrebbe estendere però anche al livello metacinematografico, dove un cinema ormai saturo necessiterebbe di rinnovamento, e la scena iniziale, ambientata in una sala di proiezione, confermerebbe tale ipotesi. Infine, attraverso un’interpretazione religiosa dell’opera, la luce potrebbe rappresentare la fede, l’unica salvezza contro le tenebre del male, che stanno prendendo sempre di più il sopravvento in una società oramai quasi completamente atea e allo sbando, come si vede dalla scena finale ambientata in una chiesa dove la luce divina è simboleggiata da una candela.
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L’ultimo film di Brad Anderson sembrerebbe intriso di messaggi impliciti, soprattutto filosofici. Uno tra questi potrebbe essere quello che, considerando la nostra società basata soltanto sull’immagine, il regista ritiene che essa sia arrivata ormai sull’orlo di un baratro e non può far altro che crollare e ricominciare da zero, facendosi avvolgere dalle tenebre per rinascere in una nuova luce. La lettura si potrebbe estendere però anche al livello metacinematografico, dove un cinema ormai saturo necessiterebbe di rinnovamento, e la scena iniziale, ambientata in una sala di proiezione, confermerebbe tale ipotesi. Infine, attraverso un’interpretazione religiosa dell’opera, la luce potrebbe rappresentare la fede, l’unica salvezza contro le tenebre del male, che stanno prendendo sempre di più il sopravvento in una società oramai quasi completamente atea e allo sbando, come si vede dalla scena finale ambientata in una chiesa dove la luce divina è simboleggiata da una candela.
Quindi, Vanishing on 7th street, sembrerebbe un valido film, con molti buoni propositi e spunti di riflessione, se non fosse per il fatto che, trattandosi di un thriller paranormale – con risvolti catastrofici e fantascientifici – esso non riesce a tenere in tensione lo spettatore, finendo per annoiarlo a morte, a causa di una struttura debole. Tanto per cominciare il film si presenta come un concentrato di cliché visti e rivisti in pellicole del passato, per citarne le migliori, E Venne il Giorno di Shyamalan, l’Ultimo uomo della terra di Ragona e La notte dei morti viventi di Romero, che, se da un lato possono rappresentare eleganti citazioni, dall’altro finiscono per dare l’impressione del dejà-vu, provocando un crollo di interesse, di tensione e di attenzione dal momento in cui lo spettatore se ne rende conto. Uno dei cliché più sfruttati qui presente è la composizione del gruppo dei sopravvissuti: ritroviamo infatti puntualmente l’eroe giovane, bello e sprezzante del pericolo, poi, il solito ferito, che, come sempre, finisce per risultare d’impaccio agli altri, quindi, l’esperto di pronto soccorso per curare quest’ultimo – in questo caso una sedicente fisioterapista – e , infine, non poteva mancare la vittima innocente, un bambino, che spera ancora nel ritorno della madre (curiosamente manca la bellona del gruppo, colei che dovrebbe innamorarsi dell’eroe, al fine di assicurare al pubblico una scena di sesso). Anche le situazioni risultano quelle già sfruttate a più non posso nei peggiori B-movie: i sopravvissuti braccati in un locale circondato dai mostri, la necessità di fuggire per mancanza di munizioni ( in questo caso torce e tutto ciò che fa luce), il tentativo di recuperare un mezzo per la fuga. Già con questi elementi la tensione cala inesorabilmente, ma anche la sceneggiatura non aiuta, con le sue poche scene di suspense, ed i prolungamenti di tempo estenuanti di certe situazioni. Anche per quanto riguarda gli effetti speciali, poi, il film scivola nel ridicolo: le ombre infatti, con i loro movimenti goffi e i loro lamenti, ricordano molto gli spiriti cattivi di Ghost, che rappresentano la parte meno riuscita di quel capolavoro; solo che in quel caso correva l’anno 1989, e perciò si poteva giustificare la grossolanità degli effetti speciali, ma non nel caso di una pellicola del 2011, con tutte le tecniche digitali a disposizione. Infine, anche i dialoghi contribuiscono al crollo di tensione e attenzione, rallentando fastidiosamente un ritmo già di per sé lento, per non parlare della loro inconsistenza, costruiti sulla banalità più assoluta.
Alla fine quindi, lo spettatore finisce per augurarsi che il motorino generatore di corrente che tiene in vita i sopravvissuti esaurisca il carburante il prima possibile per porre fine a questa noia tremenda e scomparire finalmente anche lui ( dalla sala però).
Ma c’è qualcosa da salvare? – Sì, ma non molto: oltre ai messaggi impliciti citati all’inizio, un piccolo colpo di scena, quasi alla fine, in cui si fa credere allo spettatore qualcosa che in realtà non avviene realmente e il finale, che per fortuna, si distacca dalla massa dei predecessori e ci regala una poetica scena di chiusura. Tuttavia, questo non basta a far scrollare di dosso dallo spettatore una noia mortale!
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[+] lascia un commento a riccardo76 »[ - ] lascia un commento a riccardo76 »
Mamma mia che film scarso, nonostante la presenza di tre attori bravini, Vanishing rimane una palla totale. Non succede niente di interessante, non viene data nessuna spiegazione ed il finale non c'è, ci mancava che scrivessero To be continued... E sarei proprio curioso di sapere chi mai oserebbe ad andare a vedere il seguito se mai lo facessero...
Voto 0
[+] lascia un commento a dado1987 »[ - ] lascia un commento a dado1987 »
Anche secondo il parere di alcuni critici, l’ultimo film di Brad Anderson sembrerebbe intriso di messaggi impliciti, soprattutto filosofici. Uno tra questi potrebbe essere quello che, considerando la nostra società basata soltanto sull’immagine, il regista ritiene che essa sia arrivata ormai sull’orlo di un baratro e non può far altro che crollare e ricominciare da zero, facendosi avvolgere dalle tenebre per rinascere in una nuova luce. La lettura si potrebbe estendere però anche al livello metacinematografico, dove un cinema ormai saturo necessiterebbe di rinnovamento, e la scena iniziale, ambientata in una sala di proiezione, confermerebbe tale ipotesi.
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Anche secondo il parere di alcuni critici, l’ultimo film di Brad Anderson sembrerebbe intriso di messaggi impliciti, soprattutto filosofici. Uno tra questi potrebbe essere quello che, considerando la nostra società basata soltanto sull’immagine, il regista ritiene che essa sia arrivata ormai sull’orlo di un baratro e non può far altro che crollare e ricominciare da zero, facendosi avvolgere dalle tenebre per rinascere in una nuova luce. La lettura si potrebbe estendere però anche al livello metacinematografico, dove un cinema ormai saturo necessiterebbe di rinnovamento, e la scena iniziale, ambientata in una sala di proiezione, confermerebbe tale ipotesi. Infine, attraverso un’interpretazione religiosa dell’opera, la luce potrebbe rappresentare la fede, l’unica salvezza contro le tenebre del male, che stanno prendendo sempre di più il sopravvento in una società oramai quasi completamente atea e allo sbando, come si vede dalla scena finale ambientata in una chiesa dove la luce divina è simboleggiata da una candela.
Quindi, Vanishing on 7th street, sembrerebbe un valido film, con molti buoni propositi e spunti di riflessione, se non fosse per il fatto che, trattandosi di un thriller paranormale – con risvolti catastrofici e fantascientifici – esso non riesce a tenere in tensione lo spettatore, finendo per annoiarlo a morte, a causa di una struttura debole. Tanto per cominciare il film si presenta come un concentrato di cliché visti e rivisti in pellicole del passato, per citarne le migliori, E Venne il Giorno di Shyamalan, l’Ultimo uomo della terra di Ragona e La notte dei morti viventi di Romero, che, se da un lato possono rappresentare eleganti citazioni, dall’altro finiscono per dare l’impressione del dejà-vu, provocando un crollo di interesse, di tensione e di attenzione dal momento in cui lo spettatore se ne rende conto. Uno dei cliché più sfruttati qui presente è la composizione del gruppo dei sopravvissuti: ritroviamo infatti puntualmente l’eroe giovane, bello e sprezzante del pericolo, poi, il solito ferito, che, come sempre, finisce per risultare d’impaccio agli altri, quindi, l’esperto di pronto soccorso per curare quest’ultimo – in questo caso una sedicente fisioterapista – e , infine, non poteva mancare la vittima innocente, un bambino, che spera ancora nel ritorno della madre (curiosamente manca la bellona del gruppo, colei che dovrebbe innamorarsi dell’eroe, al fine di assicurare al pubblico una scena di sesso). Anche le situazioni risultano quelle già sfruttate a più non posso nei peggiori B-movie: i sopravvissuti braccati in un locale circondato dai mostri, la necessità di fuggire per mancanza di munizioni ( in questo caso torce e tutto ciò che fa luce), il tentativo di recuperare un mezzo per la fuga. Già con questi elementi la tensione cala inesorabilmente, ma anche la sceneggiatura non aiuta, con le sue poche scene di suspense, ed i prolungamenti di tempo estenuanti di certe situazioni. Anche per quanto riguarda gli effetti speciali, poi, il film scivola nel ridicolo: le ombre infatti, con i loro movimenti goffi e i loro lamenti, ricordano molto gli spiriti cattivi di Ghost, che rappresentano la parte meno riuscita di quel capolavoro; solo che in quel caso correva l’anno 1989, e perciò si poteva giustificare la grossolanità degli effetti speciali, ma non nel caso di una pellicola del 2011, con tutte le tecniche digitali a disposizione. Infine, anche i dialoghi contribuiscono al crollo di tensione e attenzione, rallentando fastidiosamente un ritmo già di per sé lento, per non parlare della loro inconsistenza, costruiti sulla banalità più assoluta.
Alla fine quindi, lo spettatore finisce per augurarsi che il motorino generatore di corrente che tiene in vita i sopravvissuti esaurisca il carburante il prima possibile per porre fine a questa noia tremenda e scomparire finalmente anche lui ( dalla sala però).
Ma c’è qualcosa da salvare? – Sì, ma non molto: oltre ai messaggi impliciti citati all’inizio, un piccolo colpo di scena, quasi alla fine, in cui si fa credere allo spettatore qualcosa che in realtà non avviene realmente e il finale, che per fortuna, si distacca dalla massa dei predecessori e ci regala una poetica scena di chiusura. Tuttavia, questo non basta a far scrollare di dosso dallo spettatore una noia mortale! [-]
[+] lascia un commento a riccardo76 »[ - ] lascia un commento a riccardo76 »
Pensare che Vanishing on 7th street sia un film anche lontanamente paragonabile ai succitati è deleterio,se ne coglie l'idea si ,ma quello che sconvolge è l'inutilità del messaggio in quanto non vieme mai spiegato perchè il tutto accade,e come se il regista avesse iniziato il film (bene direi) e poi si fosse perso per strada ,non sapendo come farlo proseguire , evolvere , maturare .Gli attori ,seppur bravi , non riescono a far decollare un film senza senso,poichè servirebbe un vero e proprio miracolo. un disperato tentativo del regista di inventarsi qualcosa di nuovo? Tentativo miseramente fallito : questo è tra i più brutti film degli ultimi trent'anni a mio parere,forse più inutile che brutto , dove per inutile s'intende carente di informazioni e messaggi.
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Pensare che Vanishing on 7th street sia un film anche lontanamente paragonabile ai succitati è deleterio,se ne coglie l'idea si ,ma quello che sconvolge è l'inutilità del messaggio in quanto non vieme mai spiegato perchè il tutto accade,e come se il regista avesse iniziato il film (bene direi) e poi si fosse perso per strada ,non sapendo come farlo proseguire , evolvere , maturare .Gli attori ,seppur bravi , non riescono a far decollare un film senza senso,poichè servirebbe un vero e proprio miracolo. un disperato tentativo del regista di inventarsi qualcosa di nuovo? Tentativo miseramente fallito : questo è tra i più brutti film degli ultimi trent'anni a mio parere,forse più inutile che brutto , dove per inutile s'intende carente di informazioni e messaggi.
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[+] lascia un commento a alan pride »[ - ] lascia un commento a alan pride »
Anche secondo il parere di alcuni critici, l’ultimo film di Brad Anderson sembrerebbe intriso di messaggi impliciti, soprattutto filosofici. Uno tra questi potrebbe essere quello che, considerando la nostra società basata soltanto sull’immagine, il regista ritiene che essa sia arrivata ormai sull’orlo di un baratro e non può far altro che crollare e ricominciare da zero, facendosi avvolgere dalle tenebre per rinascere in una nuova luce. La lettura si potrebbe estendere però, a mio avviso, anche al livello metacinematografico, dove un cinema ormai saturo necessiterebbe di rinnovamento, e la scena iniziale, ambientata in una sala di proiezione, confermerebbe tale ipotesi.
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Anche secondo il parere di alcuni critici, l’ultimo film di Brad Anderson sembrerebbe intriso di messaggi impliciti, soprattutto filosofici. Uno tra questi potrebbe essere quello che, considerando la nostra società basata soltanto sull’immagine, il regista ritiene che essa sia arrivata ormai sull’orlo di un baratro e non può far altro che crollare e ricominciare da zero, facendosi avvolgere dalle tenebre per rinascere in una nuova luce. La lettura si potrebbe estendere però, a mio avviso, anche al livello metacinematografico, dove un cinema ormai saturo necessiterebbe di rinnovamento, e la scena iniziale, ambientata in una sala di proiezione, confermerebbe tale ipotesi. Infine, attraverso un’interpretazione religiosa dell’opera, la luce potrebbe rappresentare la fede, l’unica salvezza contro le tenebre del male, che stanno prendendo sempre di più il sopravvento in una società oramai quasi completamente atea, come si vede dalla scena finale dove proprio la luce tenue di una candela in chiesa determina la salvezza di un personaggio.
Quindi, Vanishing on 7th street, sembrerebbe un valido film, con molti buoni propositi e spunti di riflessione, se non fosse per il fatto che, trattandosi di un thriller paranormale – con risvolti catastrofici e fantascientifici – esso non riesce a tenere in tensione lo spettatore, finendo per annoiarlo a morte, a causa di una struttura debole. Tanto per cominciare il film si presenta come un concentrato di cliché visti e rivisti in pellicole del passato, per citarne le migliori, E Venne il Giorno di Shyamalan, l’Ultimo uomo della terra di Ragona e La notte dei morti viventi di Romero, che, se per alcuni critici possono rappresentare eleganti citazioni, dal mio punto di vista non fanno altro che dare l’impressione del dejà-vu, provocando un crollo di interesse, di tensione e di attenzione dal momento in cui lo spettatore se ne rende conto. Uno dei cliché più sfruttati qui presente è la composizione del gruppo dei sopravvissuti: ritroviamo infatti puntualmente l’eroe giovane, bello e sprezzante del pericolo, poi, il solito ferito, che, come sempre, finisce per risultare d’impaccio agli altri, quindi, l’esperto di pronto soccorso per curare quest’ultimo – in questo caso una sedicente fisioterapista – e , infine, non poteva mancare la povera vittima innocente, un bambino, che spera ancora nel ritorno della madre (curiosamente manca la bellona del gruppo, colei che dovrebbe innamorarsi dell’eroe, al fine di assicurare al pubblico una scena di sesso). Anche le situazioni risultano quelle già sfruttate a più non posso nei peggiori B-movie: i sopravvissuti braccati in un locale circondato dai mostri, la necessità di fuggire per mancanza di munizioni ( in questo caso torce e tutto ciò che fa luce), il tentativo di recuperare un mezzo per la fuga, la morte di alcuni nel tragitto, la salvezza di pochissimi. Già con questi elementi la tensione cala inesorabilmente, ma anche la sceneggiatura non aiuta, con le sue poche scene di suspense, ed i prolungamenti di tempo estenuanti di certe situazioni. Anche per quanto riguarda gli effetti speciali, poi, il film scivola nel ridicolo: le ombre infatti, con i loro movimenti goffi e i loro lamenti, ricordano molto gli spiriti cattivi di Ghost, che rappresentano la parte meno riuscita di quel capolavoro; solo che in quel caso correva l’anno 1989, e perciò si poteva giustificare la grossolanità degli effetti speciali, ma non nel caso di una pellicola del 2011, con tutte le tecniche digitali a disposizione. Infine, anche i dialoghi contribuiscono al crollo di tensione e attenzione, rallentando fastidiosamente un ritmo già di per sé lento, per non parlare della loro inconsistenza, costruiti sulla banalità più assoluta.
Alla fine quindi, allo spettatore verrebbe voglia di distruggere quel maledetto motorino generatore di corrente per porre fine a questa noia tremenda, e scomparire dalla sala.
Ma c’è qualcosa da salvare? – Sì, ma non molto: oltre alle intenzioni implicite già citate, un piccolo colpo di scena, quasi alla fine, in cui si fa credere che sia scomparso un personaggio, mentre in realtà si tratta di un altro e il finale, che per fortuna, si distacca dalla massa dei predecessori in una poetica scena a cavallo via dalla buia Detroit. Tuttavia, questo non basta a far scrollare di dosso dallo spettatore una noia mortale!
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La pensata è bella ma alla fine non spiega assolutamente nulla di quel che succede e questo dà un pò di fastidio a meno che il regista non lascia la spiegazione del film a scoperta dello spettatore andando a vedere che significa CROATON
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Salve, di solito non sono cosi crudele ma questa volta penso che questo sia davvero uno dei film più insensati che io abbia mai visto. Ritmo zero, fantasmi copiati da Ghost palesemente, attori farlocchi. Non ho altro da aggiungere ciao.
[+] lascia un commento a masqat »[ - ] lascia un commento a masqat »
Miii! Nessuno che accenda un fuoco! Hanno solo del carburante intorno e si preoccupano delle superpila!
Niente cerini, ma 20 metri di cavo per accendere l'auto si, vero?
Noioso e lungo. Si salva solo la scena iniziale, che faceva ben sperare, totalmente sprecata.
Va bene fare un film low budget, ma non si può trascurare la trama. Qui la storia non è credibile ed è piena di buchi.
Come si fa a mandare in giro film del genere?
[+] hai perfettamente ragione (di masqat)[ - ] hai perfettamente ragione
[+] le auto no ma il generatore si (di quattrocchi)[ - ] le auto no ma il generatore si
[+] lascia un commento a cattivit »[ - ] lascia un commento a cattivit »
Il film si fa seguire con interesse ma alla fine rimane il vuoto...una trama inesistente e un finale incompleto che non spiega nulla! L'idea poi mi ha ricordato molto quella avuta da Stephen King nella serie "I Langolieri" ma li c'era una spiegazione e un evolversi degli eventi...qui il nulla totale. Non viene spiegao perchè solo una macchina è ancora funzionante e le altre no, non si spiega chi siano quelle ombre, interessante solo la considerazione della donna quando mette in dubbio la loro realtà e si domanda se quello che stanno vivendo sia l'inferno e quelle ombre li vogliono richiamare al paradiso...per il resto un film che si dimentica e che ti rimane l'amaro in bocca, l'idea di partenza è comunque valida ma per niente svilup
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Il film si fa seguire con interesse ma alla fine rimane il vuoto...una trama inesistente e un finale incompleto che non spiega nulla! L'idea poi mi ha ricordato molto quella avuta da Stephen King nella serie "I Langolieri" ma li c'era una spiegazione e un evolversi degli eventi...qui il nulla totale. Non viene spiegao perchè solo una macchina è ancora funzionante e le altre no, non si spiega chi siano quelle ombre, interessante solo la considerazione della donna quando mette in dubbio la loro realtà e si domanda se quello che stanno vivendo sia l'inferno e quelle ombre li vogliono richiamare al paradiso...per il resto un film che si dimentica e che ti rimane l'amaro in bocca, l'idea di partenza è comunque valida ma per niente sviluppata!
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[+] certo (di tecmec)[ - ] certo
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