elgatoloco
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sabato 17 ottobre 2020
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interessante, ma"bloccato"
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"Deep End", fuorviante in quanto inflazionato, per altri film, il titolo italiano"I segreti del lago"(Scott MC Genee e David Siegel, regia e sceneggiatura da un romanzo di fine anni 1940 di Elisabeth Sanxay Holding, 2001)è certamente interessante dal punto di vista strutturale; si parte dal ricatto fatto a una donna, il cui figlio ha una relazione gay con un uomo, che poi viene "ucciso" nel lago dopo una violenta colluttazione con il ragazzo, poi il ricattatore si rivela, a sua volta, un"ricattato", poi ancora.... ma ciò che nel film decisamente manca è la capacità di legare insieme i pezzi, di farli passare da uno all'altro, al limite di "farli scivolare"uno nell'altro, dove anche la premessa(il rapporto gay con relativa cassetta, oggetto del ricatto)non è assolutamente funzionalizzata, anche se per fortuna non si ouò cnsiderare"causa"della quasi(ma non è propriamente tale)tragedia finale , il che sarebbe non tanto e non solo"politically uncorrect"ma sciocco, come non sono funzionalizzanti al tutto, come il balletto del"Lago dei cigni"tschaikovskjiano, nel quale danza la figlia minore ma già adolescente della donna-episodi intermedi che non preludono a nulla di realmente"shockante", mentre nel subfinale ci si limita ad alcune sequenze inutialmente violente tra due personaggi coinvolti direttamente nella vicenda, senza che tale violenza visiva, al di là della solleticazione per alcuni spettatori, abbia una funzione narrativa reale.
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"Deep End", fuorviante in quanto inflazionato, per altri film, il titolo italiano"I segreti del lago"(Scott MC Genee e David Siegel, regia e sceneggiatura da un romanzo di fine anni 1940 di Elisabeth Sanxay Holding, 2001)è certamente interessante dal punto di vista strutturale; si parte dal ricatto fatto a una donna, il cui figlio ha una relazione gay con un uomo, che poi viene "ucciso" nel lago dopo una violenta colluttazione con il ragazzo, poi il ricattatore si rivela, a sua volta, un"ricattato", poi ancora.... ma ciò che nel film decisamente manca è la capacità di legare insieme i pezzi, di farli passare da uno all'altro, al limite di "farli scivolare"uno nell'altro, dove anche la premessa(il rapporto gay con relativa cassetta, oggetto del ricatto)non è assolutamente funzionalizzata, anche se per fortuna non si ouò cnsiderare"causa"della quasi(ma non è propriamente tale)tragedia finale , il che sarebbe non tanto e non solo"politically uncorrect"ma sciocco, come non sono funzionalizzanti al tutto, come il balletto del"Lago dei cigni"tschaikovskjiano, nel quale danza la figlia minore ma già adolescente della donna-episodi intermedi che non preludono a nulla di realmente"shockante", mentre nel subfinale ci si limita ad alcune sequenze inutialmente violente tra due personaggi coinvolti direttamente nella vicenda, senza che tale violenza visiva, al di là della solleticazione per alcuni spettatori, abbia una funzione narrativa reale. Certo il romanzo di partenza è stato stravolto e transfunzionalizzato, ma in maniera inopportuna, senza che vi sia, però, una capacità di ricreare qualcosa di completamente altro e"nuovo"rispetto all'originale, senza che irrompa la vis visionaria e"folle"di un David Cronenberg, almeno di quel Cronenberg che era pienamente tale negli anni 1980 e 1990, ma anche prima. Un film in qualche modo"bloccato"anche dall'interpretazione fredda e stentorea di un'attrice brava ma aliena da tali ruoli come la protagonista Tina Swinton, come Jonathan Tucker, nel ruolo, pur importante anche s e forse da"deuteragonista"del figlio, mentre solo Goran Visnji, nella parte di quello che sembra essere il"vilain"più propriamente tale, ma che poi invece si rivela essere comunque"altro", rende quell'ambiguità che dovrebbe essere la cifra non solo del suo personaggio ma di tutto il film,mentre invece si rimane in una condizione"limbica", sospesa, di non determinazione da nessun punto di vista, dato che le condizioni di sviluppo a livello registico-narratologico cnon consentono in alcun modo di vedere e neppure di intuire un qualcosa di"compiuto"anche, beninteso, a livello di pura decostruzione e di vero e proprio desiderio di manipolare una narrazione filmica tradizionale per distruggerla dall'interno. Non si può negare che il film abbia in sé momenti di un certo interesse, ma esso rimane assolutamente ristretto a momenti, che comunque non sono certo"epifanici"ma al massimo di fanno attendere sviluppi più"interessanti"che in realtà non arrivano mai. El Gato
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paride86
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martedì 12 ottobre 2010
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si lascia guardare
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Senza infamia ma anche senza lode questo thriller che trova il suo senso nella presenza di Tilda Swinton.
La storia è trattata in maniera sciatta e poco originale, somiglia ad un copione già visto; notevoli, invece, le scenografie e i paesaggi che fanno da sfondo alla storia.
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luana
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giovedì 24 settembre 2009
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semplicistico ma coinvolgente
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Trama sviluppata nella sua estrema essenzialità e dolore che zampilla a iosa ma non gratuitamente. Ottimi i due attori protagonisti. Una storia che, a mio parere, meritava di sviluppi più ricchi, seppur per far fantasticare lo spettatore ma che per compensazione ha contorni ben netti, con una anima molto..troppo realistica.
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willy film
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lunedì 4 agosto 2008
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la donna del lago
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E' un film lento e banale. La musica inadatta è fatta da rumori e non da melodie.E' un film che all'estero non ci fa fare una bella figura. Troppo semplice.
willy film
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(di luana)
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