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Comprendendo quanto questo film debba a "C'era una volta in Messico", non è possibile riconoscere da tale confronto indubbi meriti che "Desperado" possegga. Mentre nel primo la storia - quasi priva di spessore - è soltanto un prestesto per inscenare un'epica rappresentazione del Messico, con gli occhi allucinati e implacabili del regista, in "Desperado" la sceneggiatura, ch'è sempre una vendetta, ha più senso e scorrevolezza, concludendosi come un cerchio perfetto. Nel primo film la coprotagonista (la suadente Hayek) è appenna accennata e funge solo da personaggio femminile tipico del genere. In Desperado tale presenza è decisamente più marcata e necessaria, pur senza togliere nulla al magnetismo di Banderas. Steve Buscemi e Joachim de Almeida, poi, risultano perfetti nella loro parte. Inoltre, ancor più del precedente film, "Desperado" si presenta senza mezzi termini come un'incredibile avventura tanto surreale quanto accattivante, con eccezionali acrobazie e dialoghi "pulp" molto vicini al cinema di Tarantino. E non si può non citare la scelta delle musiche sempre adeguate e coinvolgenti, già a partire dal primo brano "Six blade knife" dei mitici Dire Straits. Nonostante questo, non è da ritenere migliore di "C'era una volta in Messico", anche perché quest'ultimo giocava tutto su una calda e straordinaria fotografia e su attori bravissimi, ma di certo è un film che merita più di quanto si legga in molte recensioni, a partire da quelle - spesso discutibili - del Morandini.
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