Vivere!

Un film di Zhang Yimou. Con Li Gong, Ge You, Ben Niu, Xiao Cong, Deng Fei.
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Titolo originale Huozhe. Drammatico, durata 125 min. - Cina 1994. - Sony Pictures Italia uscita lunedì 1 agosto 1994. MYMONETRO Vivere! * * * 1/2 - valutazione media: 3,63 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Huo Zhe, inno alla vita dell'umanista Yimou Valutazione 4 stelle su cinque

di Priscylla17


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giovedì 6 novembre 2014

"Huo zhe", titolo originale di "Vivere!", è un film di Zhang Yimou presentato al pubblico nel 1994, vincitore di tre premi al Festival di Cannes. Il film è ispirato dall'omonimo romanzo di Yu Hua, anche se presenta alcune differenze con la storia narrata nel libro come la traspozione topica dalla Cina del Sud alla Cina del Nord. Yimou ci fa spiare da dietro una serratura di zavattiniana reminiscenza il microcosmo familiare e cittadino di gente comune che vede cambiare le proprie abitudini sociali, dopo l'avvento della Rivoluzione. Il film attraversa un arco temporale che si dilata e si protrae dagli anni '40 sino ai '70 circa della Rivoluzione Culturale e si caratterizza per la forte empatia umana che il regista imprime alle immagini narrate. Si potrebbe quasi dire che "Huo zhe" sia un film da umanisti, perchè sebbene ritragga con accuratezza storica e critica il mutare della condizione socio-politica della Cina con la presa al potere di Mao, è oggettivo che tutto ciò pervenga allo spettatore come filtrato da una critica non distaccata, ma fortemente ed emotivamente partecipe delle condizioni interiori dei personaggi. Il ricco Fugui, ottenebrato dal vizio del gioco, perde tutte le sue proprietà e da quelle prime scene inizia il suo declino materiale, ma se ne intravede la sua ascesa morale. Yimou ci tratteggia l'evolversi psicologico e umano di un personaggio, così quando la moglie Jazhen fa ritorno a casa, dopo averlo perdonato per gli errori commessi, Fugui si mostra un uomo molto attento ai valori familiari, ma anche stavolta questo fragile equilibrio viene interrotto e torna a vacillare quando questi viene chiamato a partecipare alla guerra. Rimasto tra i fortunati che hanno potuto riabbracciare i propri cari, Fugui fa ritorno al suo piccolo paese e racconta alla famiglia di come abbia preso parte alla Rivoluzione intrattenendo le truppe con i suoi spettacoli di marionette tradizionali della Repubblica Popolare Cinese dei tempi. Ecco che anche dopo il ritorno di Fugui seguono altri punti di rottura e Yimou non ha paura nè tabù a mostrare con il suo occhio da cineasta la morte del figlio di Fugui e Jazhen, non ha paura di mostrarne in dettaglio il volto insaguinato e la colpa di questo omicidio viene addossata un pò a tutti, sembra quasi che ognuno dia la colpa a sè stesso, ma il regista probabilmente voleva alludere alle conseguenze che il regime nuovo stava avendo sulla vita dei cittadini, troppo dediti al lavoro e non più dediti alla propria vita tanto da non dormire nemmeno la notte, come  è accaduto al bambino. Il dolore di questa famiglia, che tuttavia rimane unita e "viva" più che mai, sembra non avere mai fine quando anche la figlia maggiore di Zugui muore di parto per la mancanza di medici negli ospedali, punto interessante che mostra anche questo fenomeno degli intellettuali che scendevano in piazza a rischiare le proprie vite pur di ribellarsi a quanto il regime stava modificando nel loro popolo. Eccezionali gli attori, Ge you (Fugui) e la fedele musa Gong li (Jazhen), la cui recitazione merita di essere ascoltata nella versione originale del film per captare al meglio la grande interpretazione che di quei personaggi ne hanno fatto. Emblematico allora il titolo dell'opera allorchè "vivere" contiene un sottotesto che mostra come la vita può essere attivamente vissuta o come si può essere passivamente "vissuti" dalla vita e ciò rende il film e il suo messaggio quanto più attuale che mai in un paese come la Cina odierna dove la vita del microcosmo privato va sgretolandosi in favore di un "valore" che loro chiamano "lavoro" e che altro non fa che rendere le persone quanto mai più simili alle marionette di Fugui. Zhang Yimou, regista della Quinta Generazione, conosciuto soprattutto per i suoi wuxiapian come "hero" e "La foresta dei pugnali volanti" è in realtà un regista che ama e sa come ritrarre il vero dell'uomo e della vita e questa sua grande sapienza che si riflette nella cura della regia, della fotografia e  degli aspetti tecnico filmici, deriva in realtà dall'amore che egli ha per quest'arte e per la sua terra e il suo popolo. "Huo zhe" non è un film pessimista, non narra delle sventure di una famiglia, ma della loro grande capacità di prendere parte attiva alla vita e di viverla con tutte le proprie forze, reagendo alle vicende personali e al contesto in cui si svolgono..."and life will get better and better".
Priscilla Piazza

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