Così scrive il regista del suo film: “La memoria fertile ha rappresentato per me un’osservazione del presente, con uno sguardo rivolto al passato, per un futuro migliore. Ho provato a orientare le scene di vita quotidiana verso la finzione, esplorando i mondi esterni e interni di due donne. Ho dovuto sopprimere i confini tra realtà e finzione, documento e narrazione. Nonostante la sua realtà, la Palestina non ha in sé l’essenza di un paese mitico?!”
Mitica è senz’altro la cinepresa del grande regista.
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Così scrive il regista del suo film: “La memoria fertile ha rappresentato per me un’osservazione del presente, con uno sguardo rivolto al passato, per un futuro migliore. Ho provato a orientare le scene di vita quotidiana verso la finzione, esplorando i mondi esterni e interni di due donne. Ho dovuto sopprimere i confini tra realtà e finzione, documento e narrazione. Nonostante la sua realtà, la Palestina non ha in sé l’essenza di un paese mitico?!”
Mitica è senz’altro la cinepresa del grande regista.
Con grande tatto e consapevolezza il regista ci narra la vita di due donne di estrazione sociale e intellettuale diversa, ma le cui esistenze risentono, fin negli aspetti più intimi, della vita sotto occupazione israeliana. Le dure battaglie quotidiane per sopravvivere e resistere ai soprusi, agli espropri hanno profondamente trasformato la società palestinese che negli anni 40 si presentava fortemente laica e in via di modernizzazione. La perdita della terra e la negazione dei propri diritti hanno spinto spesso i palestinesi a rinchiudersi nella memoria delle tradizioni, e questo ha significato per molte donne un passo indietro.
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