figliounico
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giovedì 5 dicembre 2024
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il conformismo crea la patologia
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Storia di una casalinga americana degli anni ‘70, alcolista e depressa proprio perchè confinata al ruolo di casalinga, forse afflitta oltretutto dalla sindrome di Tourette, alle prese con tre figli piccoli ed un marito ignorante e violento, un operaio di origini italiane con una madre invadente sul collo. Ovviamente, con queste premesse, la poveretta, anche grazie alla complicità di un medico di famiglia compiacente e sempliciotto, si fa sei mesi di clinica psichiatrica e ne esce, secondo gli altri, peggio di prima, perché la malata non è lei ma il contesto sociale che la ingabbia. Straordinaria la performance di Gena Rowlands la cui esasperata espressività contrasta con la maschera di pietra di Peter Falk; due volti opposti che rappresentano simbolicamente la condizione dell’uomo prima e dopo la domesticazione, ossia il passaggio dallo stato di natura, teorizzato da Hobbes, alla civiltà freudianamente intesa, che comporta la sistematica repressione degli istinti e dei sentimenti irreggimentati in determinati comportamenti rigorosamente in linea con i dettami della cultura dominante nella società del tempo, oppure, se altrimenti espressi, al di fuori dei canoni e contravvenendo inoltre alla rigida compartimentazione dei sessi in ruoli distinti e gerarchicamente ordinati, ritenuti sconvenienti se non addirittura folli.
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Storia di una casalinga americana degli anni ‘70, alcolista e depressa proprio perchè confinata al ruolo di casalinga, forse afflitta oltretutto dalla sindrome di Tourette, alle prese con tre figli piccoli ed un marito ignorante e violento, un operaio di origini italiane con una madre invadente sul collo. Ovviamente, con queste premesse, la poveretta, anche grazie alla complicità di un medico di famiglia compiacente e sempliciotto, si fa sei mesi di clinica psichiatrica e ne esce, secondo gli altri, peggio di prima, perché la malata non è lei ma il contesto sociale che la ingabbia. Straordinaria la performance di Gena Rowlands la cui esasperata espressività contrasta con la maschera di pietra di Peter Falk; due volti opposti che rappresentano simbolicamente la condizione dell’uomo prima e dopo la domesticazione, ossia il passaggio dallo stato di natura, teorizzato da Hobbes, alla civiltà freudianamente intesa, che comporta la sistematica repressione degli istinti e dei sentimenti irreggimentati in determinati comportamenti rigorosamente in linea con i dettami della cultura dominante nella società del tempo, oppure, se altrimenti espressi, al di fuori dei canoni e contravvenendo inoltre alla rigida compartimentazione dei sessi in ruoli distinti e gerarchicamente ordinati, ritenuti sconvenienti se non addirittura folli. I colori accesi della fotografia ed i movimenti rapidi della macchina da presa, non esterna all’azione bensì ficcata dentro, rafforzano il realismo di una narrazione dal ritmo serrato ed incalzante che non offre tregua allo spettatore e non lascia spazio all’immaginazione. Cassavetes ci cala a forza nell’atmosfera opprimente e claustrofobica della casa palcoscenico, dove si svolge gran parte del dramma, costringendoci, nostro malgrado, al coinvolgimento empatico con la protagonista, il fiero. tenero, indomito animale selvatico al quale, accerchiato dalla mediocrità conformista dei suoi simili, servi felici o inconsapevoli del sistema, non resta che fingere normalità, per sopravvivere almeno un altro giorno.
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giulio andreetta
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venerdì 15 novembre 2019
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capolavoro.
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Un film forse non per tutti. Uno di quei film la cui forza di verità arriva persino a toccare gli ambiti più impensati. Quasi un documentario: apparentemente con freddezza Cassavetes si mette dietro alla m.d.p., cercando di elminiare i fronzoli, gli orpelli inutili, e con lunghi piani sequenza evoca quella realtà di miseria e abbandono che caratterizza le classi sociali più umili, ma con infinita dolcezza. Si nota, un poco come per il caso di Ken Loach, o di Pasolini, l'interesse per una realtà che di solito viene volutamente tenuta a tacere dalle cronache, e anche dalla storia. Una Gena Rowlands superlativa, geniale, mette in luce le nevrosi della moglie del povero Peter Falk, che offre una interpretazione volutamente asciutta, quasi minimale, ma anch'essa molto ispirata.
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Un film forse non per tutti. Uno di quei film la cui forza di verità arriva persino a toccare gli ambiti più impensati. Quasi un documentario: apparentemente con freddezza Cassavetes si mette dietro alla m.d.p., cercando di elminiare i fronzoli, gli orpelli inutili, e con lunghi piani sequenza evoca quella realtà di miseria e abbandono che caratterizza le classi sociali più umili, ma con infinita dolcezza. Si nota, un poco come per il caso di Ken Loach, o di Pasolini, l'interesse per una realtà che di solito viene volutamente tenuta a tacere dalle cronache, e anche dalla storia. Una Gena Rowlands superlativa, geniale, mette in luce le nevrosi della moglie del povero Peter Falk, che offre una interpretazione volutamente asciutta, quasi minimale, ma anch'essa molto ispirata. Eppure la forza dell'arte consiste proprio nell'atto di raccontare ciò che normalmente passa sotto traccia, che non viene nemmeno nominato. Un film che merita cinque stelle, anche dal punto di vista formale.
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fedeleto
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lunedì 24 ottobre 2011
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una fantastica gena rowlands
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Nick e' un marito che lavora tutto il giorno, e ha sposato una donna con dei strani comportamenti ,quando non riesce a comprenderla fino in fondo la fa rinchiudere.Ma quando la reincontrera' sara' cambiata?o forse e' la societa' stessa che la rende tale?Cassavetes(ombre,volti,mariti) dopo minnie and moskovitz affronta ancora la tematica del matrimonio,in questo caso della crisi di coppia,e l'interpretazione di gena rowlands e' magistrale.Cassavetes gira un film dove l'amore e' ostacolato dall'incomprensionee dall'intrusione(la madre di nick) che genera solo un buio che oscura il sentimento,pertanto buono il finale,dove tutto sembra tornare alla normalita' nel momento in cui i due tornano soli.
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Nick e' un marito che lavora tutto il giorno, e ha sposato una donna con dei strani comportamenti ,quando non riesce a comprenderla fino in fondo la fa rinchiudere.Ma quando la reincontrera' sara' cambiata?o forse e' la societa' stessa che la rende tale?Cassavetes(ombre,volti,mariti) dopo minnie and moskovitz affronta ancora la tematica del matrimonio,in questo caso della crisi di coppia,e l'interpretazione di gena rowlands e' magistrale.Cassavetes gira un film dove l'amore e' ostacolato dall'incomprensionee dall'intrusione(la madre di nick) che genera solo un buio che oscura il sentimento,pertanto buono il finale,dove tutto sembra tornare alla normalita' nel momento in cui i due tornano soli.uNO DEI FILM PIU' BELLI DI JOHN CASSAVETES.
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luca scialò
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lunedì 9 agosto 2010
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coppia che lotta contro le psicosi della mente
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Nick Longhetti è un capocarpentiere italo-americano, sposato con 3 figli. La moglie, Mabel, ha un carattere un pò esuberante, che sfiora la schizofrenia, fino ad avere un esaurimento nervoso molto acuto complice la scarsa attenzione che gli dedica il marito molto impegnato al lavoro. Viene così rinchiusa in un istituto psichiatrico...
Film intenso e coinvolgente, ben riuscito grazie all'interpretazione del tutto spontanea dei suoi protagonisti (su tutti ovviamente, Peter Falk). Pochi tecnicismi, e molti dialoghi, tutti intensi e mai noiosi. I sentimenti si toccano con mano.
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castorp
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giovedì 27 marzo 2008
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monumentale
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La storia di una donna, Mabel, e del suo rapporto con l'amore e con la realtà. Gena Rowlands – attrice straordinaria – e il mitico Peter Falk a dipingere un imponente affresco: una famiglia nella società lavoratrice americana benestante di provincia, in cui le frustrazioni vengono soffocate e i problemi mai discussi apertamente. Solo nella voce dei bambini, in poche ma cruciali frasi, si svela la verità. Cassavetes grandissimo anche nella scelta dei personaggi comprimari (i suoceri) delle comparse (i colleghi di lui). Anche la colonna sonora è memorabile. Assurdo che ancora oggi, a quasi trentacinque anni di distanza, siano poche persone a conoscere un film così bello e importante.
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so.
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mercoledì 22 novembre 2006
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che donna...
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NON C'E' NIENTE DA AGGIUNGERE...SECONDO ME IL MIGLIOR FILM DI CASSAVETES-ROWLANDS..DA VEDERLO "IN PUNTA DI PIEDI"....TOCCANTE!
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