zelig46
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giovedì 27 giugno 2013
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discreto film, ottima l'interpretazione
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Ho letto prima il libro e dopo ho visto il film e devo dire che con una mano più decisa in regia (vedi l'uso sconsiderato di split screen), con una colonna sonora all'altezza della situazione, poteva essere un piccolo capolavoro del cinema (non solo di fantascienza).
Cliff Roberston per la sua interpretazione ha meritato pienamente l'Oscar assegnatoli dall'Academy, ma va ricordato che Marcello Mastroianni e il Regista Elio Petri fecero l'impossibile per acquistare i diritti di questo racconto di Daniel Keyes che purtroppo erano di proprietà dello stesso Roberston che non volle privarsene, così, Petri e Mastroianni si orientarono sul racconto di Robert Sheckley "La Decima Vittima", film che risultò alla fine, tutto sommato mediocre.
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tizianastanzani
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martedì 11 gennaio 2011
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intelligenti si diventa
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Keyes, con questo breve romanzo, ha meritato il premio Hugo nel 1960. Successivamente ("Fiori per Algernoon") è stato annoverato tra i primi tre capolavori PIU' BELLI IN ASSOLUTO nella storia della fantascienza. Il film non è granché ma con un soggetto simile diventa un capolavoro anch'esso. E' la storia di un minorato mentale che grazie a un'operazione al cervello diventa intelligente, e poi un genio, e poi... poi é da vedere, ma siccome é introvabile, e la TV si é dimenticata dell'esistenza di questo film, consiglio la lettura del libro, che altro non é che il diario scritto dal protagonista.
[+] hai ragione: la tv ha dimenticato questo film .
(di giovj)
[ - ] hai ragione: la tv ha dimenticato questo film .
[+] straordinario racconto.
(di no_data)
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andrea
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sabato 27 agosto 2005
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un storia da riscoprire
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Profondissima storia che purtroppo non ha insegnato niente all'uomo ormai sempre più in preda a smanie megalomani da demiurgo e costruttore di vita artificiale. Come dice giustamente Charlie stiamo dirigendoci verso il suicidio di massa almeno noi occidentali.
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alan j-k-68 tasselli
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martedì 4 novembre 2003
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"e' forse una legge della natura "intelligenza accresciuta - perdita di amicizie...?..." (revisited and corrected - final version)
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n appunto, prima di tutto: "I DUE MONDI DI CHARLIE" avrebbe assurto certamente allo status di "piccolo capolavoro", se solo questa pellicola fosse stata curata, diretta ed interpretata con maggiore sensibilita' artistica ed un pizzico in meno di retorica. Ad una odierna visione (e soprattutto dopo che il tema del "ritardo mentale" e' stato oggetto di numerose, fin troppe, rivisitazioni cinematografiche) "CHARLY" ci appare come una pellicola datata, contraddistinta da una colonna sonora che non poteva essere che "figlia del proprio tempo", ma che oggi risulta solo inutile e, mi si permetta, alquanto imbarazzante, a tratti. Attestato cio' al film non puo' venire omesso il merito di aver saputo piu' che dignitosamente "fotografare" le due realta' perfettamente antitetiche impersonate da un eccelso CLIFF ROBERTSON.
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n appunto, prima di tutto: "I DUE MONDI DI CHARLIE" avrebbe assurto certamente allo status di "piccolo capolavoro", se solo questa pellicola fosse stata curata, diretta ed interpretata con maggiore sensibilita' artistica ed un pizzico in meno di retorica. Ad una odierna visione (e soprattutto dopo che il tema del "ritardo mentale" e' stato oggetto di numerose, fin troppe, rivisitazioni cinematografiche) "CHARLY" ci appare come una pellicola datata, contraddistinta da una colonna sonora che non poteva essere che "figlia del proprio tempo", ma che oggi risulta solo inutile e, mi si permetta, alquanto imbarazzante, a tratti. Attestato cio' al film non puo' venire omesso il merito di aver saputo piu' che dignitosamente "fotografare" le due realta' perfettamente antitetiche impersonate da un eccelso CLIFF ROBERTSON. L'unico comune denominatore (e chiave principale d'interpretazione) e' lo sguardo dichiaratamente pessimista che ha come epicentro il senso di indifferenza che colpisce (gravemente, senza il minimo scrupolo) chi e' affetto da gravi forme di diversita'. Molto piu' semplicemente: CHARLY GORDON, sia che ci appaia come ritardato o, post-operazione, in qualita' di "genio miracolato", sara' sempre oggetto della miscredenza (e cattiveria) altrui: in entrambi i casi vittima e (in)colpevole allo stesso tempo. Se la scienza avra' fallito, l'umanita' avra' commesso l'ennesimo crimine. IL crimine di non poter (e saper) accettare le persone (in questo frangente sia il minorato che l'individuo dotato di grande intelletto) per quello che in realta' sono. Scienza ed umanita' vengono, concludendo, "dipinti", "scattati" con feroce cinismo, essendo esse la principale ragione d'infelicita' (prima e dopo) di Charlie Gordon. ALAN J-K-68 TASSELLI
USA, 1968
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alan j-k-68 tasselli
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martedì 4 novembre 2003
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"e' forse una legge della natura "intelligenza accresciuta - perdita di amicizie...?"
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Un appunto, prima di tutto: "I DUE MONDI DI CHARLIE" avrebbe assurto certamente allo status di "piccolo capolavoro", se solo questa pellicola fosse stata curata, diretta ed interpretata con maggiore sensibilita' artistica ed un pizzico in meno di retorica. Ad una odierna visione (e soprattutto dopo che il tema del "ritardo mentale" e' stato oggetto di numerose, fin troppe, rivisitazioni cinematografiche) "CHARLY" ci appare come una pellicola datata, contraddistinta da una colonna sonora che non poteva essere che "figlia del proprio tempo", ma che oggi risulta solo inutile e, mi si permetta, alquanto imbarazzante, a tratti. Attestato cio'
al film non puo' venire omesso il merito di aver saputo piu' che dignitosamente "fotografare" le due realta' perfettamente antitetiche impersonate da un eccelso CLIFF ROBERTSON.
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Un appunto, prima di tutto: "I DUE MONDI DI CHARLIE" avrebbe assurto certamente allo status di "piccolo capolavoro", se solo questa pellicola fosse stata curata, diretta ed interpretata con maggiore sensibilita' artistica ed un pizzico in meno di retorica. Ad una odierna visione (e soprattutto dopo che il tema del "ritardo mentale" e' stato oggetto di numerose, fin troppe, rivisitazioni cinematografiche) "CHARLY" ci appare come una pellicola datata, contraddistinta da una colonna sonora che non poteva essere che "figlia del proprio tempo", ma che oggi risulta solo inutile e, mi si permetta, alquanto imbarazzante, a tratti. Attestato cio'
al film non puo' venire omesso il merito di aver saputo piu' che dignitosamente "fotografare" le due realta' perfettamente antitetiche impersonate da un eccelso CLIFF ROBERTSON. L'unico comune denominatore (e chiave principale d'interpretazione) e' lo sguardo dichiaratamente pessimista
che ha come epicentro il senso di indifferenza che colpisce (gravemente, senza il minimo scrupolo) chi e' affetto da gravi forme di diversita'. Molto piu' semplicemente: CHARLY GORDON, sia che ci appaia come ritardato o, post-operazione, in qualita' di "genio miracolato", sara' sempre oggetto della miscredenza (e cattiveria) altrui: in entrambi i casi vittima e colpevole allo stesso tempo, senza che Charly ne sia assolutamente colpevole. Se la scienza avra' fallito, l'umanita' avra' commesso l'ennesimo crimine. IL crimine di non poter (e saper) accettare le persone (in questo frangente sia il minorato che l'individuo dotato di grande intelletto)
per quello che in realta' sono. Scienza ed umanita' vengono, concludendo, "dipinti", "scattati" con feroce cinismo, essendo esse la principale ragione d'infelicita' (prima e dopo) di Charlie Gordon.
ALAN J-K-68 TASSELLI
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lunedì 6 agosto 2001
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vergogna che nessuno lo conosca!
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Keyes, con questo breve romanzo, ha meritato il premio Hugo nel 1960. Successivamente ("Fiori per Algernoon") è stato annoverato tra i primi tre capolavori PIU' BELLI IN ASSOLUTO nella storia della fantascienza. Il film non è granchè ma con un soggetto simile diventa un capolavoro anch'esso.
Basta come recensione?
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