samanta
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domenica 21 settembre 2025
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i magnifici amberson
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Uscito nel 1943 è il secondo film di Orson Welles come regista (e sceneggiatore e produttore) con la casa di produzione RKO, tratto da un romanzo di Tarkington del 1918.
Il film come girato in originale da Welles aveva una durata di 131 mutiin, assente Welles in Brasile, la casa di produzione ridusse la pellicola a 88 minuti, affidando il montaggio al regista Robert Wise approffitando di una clausola contrattuale trappola, venne anche inserit un finale lieto posticcio sia pure breve diretto dallo stesso Wise, ovviamente Welles fu deluso e per molti anni cercò di cambiare il finale che voleva (al contrario del romanzo) drammatico.
Ambientato alla fine del 1800, si impernia sulla famiglia Amberson dell'aristocrazia di una città del Middle West, la famiglia immensamente ricca vive in un sontuoso palazzo: capo è l'anziano maggiore Amberson (Richard Bennet), la protagonista è la figlia Isabel (Dolores Costello) che viene corteggiata da Eugene Morgan (Joseph Cotten) che fa l'inventore, ma la ragazza pur amandolo lo respinge quando lo vede inciampare durante una serenata rendendosi ridicolo, gli preferisce un finanziere, un brav'uomo Wilburn Minifer (Don Dillaway), la cui sorella Penny (Agnes Moorehead) viene a vivere con loro nella dimora degli Amberson ed è segretamente innamorata di Eugene, con loro abita Jack (Ray Collins) fratello di Isabel per un certo periodo membro del Congresso.
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Uscito nel 1943 è il secondo film di Orson Welles come regista (e sceneggiatore e produttore) con la casa di produzione RKO, tratto da un romanzo di Tarkington del 1918.
Il film come girato in originale da Welles aveva una durata di 131 mutiin, assente Welles in Brasile, la casa di produzione ridusse la pellicola a 88 minuti, affidando il montaggio al regista Robert Wise approffitando di una clausola contrattuale trappola, venne anche inserit un finale lieto posticcio sia pure breve diretto dallo stesso Wise, ovviamente Welles fu deluso e per molti anni cercò di cambiare il finale che voleva (al contrario del romanzo) drammatico.
Ambientato alla fine del 1800, si impernia sulla famiglia Amberson dell'aristocrazia di una città del Middle West, la famiglia immensamente ricca vive in un sontuoso palazzo: capo è l'anziano maggiore Amberson (Richard Bennet), la protagonista è la figlia Isabel (Dolores Costello) che viene corteggiata da Eugene Morgan (Joseph Cotten) che fa l'inventore, ma la ragazza pur amandolo lo respinge quando lo vede inciampare durante una serenata rendendosi ridicolo, gli preferisce un finanziere, un brav'uomo Wilburn Minifer (Don Dillaway), la cui sorella Penny (Agnes Moorehead) viene a vivere con loro nella dimora degli Amberson ed è segretamente innamorata di Eugene, con loro abita Jack (Ray Collins) fratello di Isabel per un certo periodo membro del Congresso.La copia ha un figlio George che cresce viziato, va in collegio quando ritorna ha 18 anni, ma si mostra altezzoso e presuntuoso non intendendo svolgere un qualsiasi lavoro. Viene dato un ballo al quale partecipa Eugene diventato ricchissimo fabbricando automobili con lui è la figlia Lucy (Ann Baxter) di cui George s'innamora ma poi dopo una breve relazione lei lo lascia. Ormai l'automobile sostituisce i cavalli, trasformando il volto della città con dipiacere di George, Wilbur muore lasciando una situazione finanziaria critica. dopo un anno Eugene chiede a Isabel se lo vuole sposare (anche lui è vedovo), la donna accetterebbe, ma Geoge caccia Eugene dalla casa insultandolo, muore il maggiore Amberson lasciando una situazione rovinosa, la casa è venduta Penny con George vivono in una pensione ma hanno pochi dollari, Jack si era allontanato per cercare un lavoro, Penny si rende conto del male che ha fatto spingendo, per gelosia, George contro Eugene e causando la morte di Isabel per il dispiacere. George, che si era pentito del male causato, ha un piccolo impiego pressso uno studio legale, decide di andare via per un altro lavoro pericoloso ma meglio, retribuito uscito in strada viene investito da un auto. Nel finale posticcio si vede Eugene e Lucy usciti dalla camera dell'Ospedale dove avevano perdonato a George che sopravviverà
Nel film si vede chiaramente l'impronta di Welles: l'uso con estrema abilità delle tecniche cinematografiche come l'inquadrature dall'alto o diagonali, i contrasti tra il bianco e nero della fotografia, l'illuminazione laterale; c'è il Welles migliore che per narrare la vicenda usa i titoli dei giornali (in Kane anche i cinegiornali), utilizzando la voce fuori campo (lo stesso Welles) ovvero in campo degli attori. L'interno del palazzo fu ricostruito interamente negi studi con le pareti che si potevano abbassare, permettendo così alla macchina di ripresa di operare attraversando i muri permettendo così piani sequenze e prospettive suggestivi. La storia ha indubbiamente delle criticità notevoli, per la riduzione delle riprese in sede di montaggio (c.a. il 40%), che ha provocato non solo episodi statici collegati dalla narrazione fuori o dentro il campo, ma anche un senso notevole di incompletezza, che induce lo spettatore a ritenereche qualcosa gli sia stato sottratto; ad esempio il fatto che Penny e George siano andati a vivere in una pensione non si comprende bene come ci siano arrivati, mentre ci doveva essere una scena apposita, è rimasta solo una fotografia di una ripresa in cui si vede Eugene che parla con Penny nella pensione, così anche il crollo finnziario non è spiegato per nulla, si evince chiaramente una narrazione incompiuta. Ottima la recitazione dei protagonisti e coprotagonisti, Orson Welles era un regista che sapeva trarre il meglio degli attori, Agnes Moorehead fa un exploit notevole nella scena in cui è abbracciata alla caldaia, Welles gliela fece ripetere 12 volte, ma l'attrice ottenne la nomination all'Oscar. Brava anche Dolores Costello, "regina del muto" che nel sonoro interpetò pochi film ma era un'attrice completa sia per parti drammatiche che leggere, un accenno a Ray Collins eclettico e bravissimo attore (Quarto potere, L'infernale Quinlan, Femmina folle) che sarà il tenente Tragg nella serie Tv di Perry Mason. In conclusione un film che si avvicina al capolavoro, peccato quella riduzione maldestra ... .
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carloalberto
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lunedì 14 giugno 2021
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il caravaggio della celluloide
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Dopo Quarto potere e con lo stesso stile del suo primo film, simile a quello di un Caravaggio della celluloide in bianco e nero, Welles, privilegiando i toni scuri e le penombre, che celano in alcune inquadrature completamente i volti degli attori, in contrasto con le poche luci che illuminano gli interni della grande villa, dipinge questa volta non la storia di un uomo bensì l’epopea di una ricca famiglia ottocentesca che da un glorioso passato cade nella povertà assoluta sconfitta dalla modernità rappresentata dalla nascente industria automobilistica di inizi novecento. La bellezza della fotografia e l’estetismo dominante nelle riprese, forse superiore a quello di Quarto potere, compensano ampiamente e fanno passare in secondo piano la mancanza di naturalezza dei dialoghi che fanno declamare più che recitare i personaggi che talora sembrano parlare come libri stampati e soprattutto il lieto fine smielato e romantico, che, tuttavia, sembra essere stato imposto dalla produzione e dalla industria hollywoodiana per risultare più rassicurante per il pubblico, considerato che l’anno prima gli Stati Uniti erano scesi in guerra contro l’Asse.
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Dopo Quarto potere e con lo stesso stile del suo primo film, simile a quello di un Caravaggio della celluloide in bianco e nero, Welles, privilegiando i toni scuri e le penombre, che celano in alcune inquadrature completamente i volti degli attori, in contrasto con le poche luci che illuminano gli interni della grande villa, dipinge questa volta non la storia di un uomo bensì l’epopea di una ricca famiglia ottocentesca che da un glorioso passato cade nella povertà assoluta sconfitta dalla modernità rappresentata dalla nascente industria automobilistica di inizi novecento. La bellezza della fotografia e l’estetismo dominante nelle riprese, forse superiore a quello di Quarto potere, compensano ampiamente e fanno passare in secondo piano la mancanza di naturalezza dei dialoghi che fanno declamare più che recitare i personaggi che talora sembrano parlare come libri stampati e soprattutto il lieto fine smielato e romantico, che, tuttavia, sembra essere stato imposto dalla produzione e dalla industria hollywoodiana per risultare più rassicurante per il pubblico, considerato che l’anno prima gli Stati Uniti erano scesi in guerra contro l’Asse. Joseph Cotten coprotagonista con Welles del suo primo film, interpreta ancora una volta l’alter ego del regista o meglio la sua coscienza morale, che prevale alla fine sul lato oscuro della personalità di Welles, alias il Kane di Quarto potere, ed impersonata ora dal giovane egocentrico e pieno di sé, il rampollo viziato della famiglia Amberson, interpretato da Tim Holt.
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