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Fingernails è un’opera distopica senza esagerare. Ambientata in un tempo indefinito, unisce benissimo la commedia alla critica sociale, strutturata in parte come un videogioco e ricca di citazioni cinematografiche.
Al centro ci sono i sentimenti, oltre che una riflessione sul nostro presente, in cui i rapporti umani sono sempre più spesso delegati a supporti digitali definiti che di social hanno ben poco.
Nikou gioca su questo aspetto, facendolo poi passare in secondo piano per parlare invece di relazioni molto umane e delle molte difficoltà che ci sono nel mantenere viva una relazione.
Fingernails fa della leggerezza il suo punto di forza e delle sensazioni fisiche che trasmette dallo schermo.
Il dolore è necessario, così come la libertà di esprimere sé stessi e ben riescono a trasmettere tutte queste emozioni i tre protagonisti principali.
Fingernails sconfigge la routine ricordandoci che non dobbiamo dare e darci per scontato. Che l’agio della tecnologia vale la pena sfidarla, vale la pena sforzarsi e fare un salto nel vuoto. Che non serve una vita piena di certezze se alla fine non si è più capaci di perdersi nell’altro e di ballare.
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