Benvenuti a Marwen

'Benvenuti a Marwen' (già raccontata nel 2010 dal documentario di Jeff Malmberg, 'Marwencol, il villaggio delle bambole'), l'ultima opera dell'instancabile sperimentatore Robert Zemeckis, mette in scena l'oblio mentale e il ritorno alla vita di Mark Hogancamp attraverso la forza mimetica del Cinema, dell'arte capace di aiutare le persone a tornare a vivere. Zemeckis si affida a Steve Carell per il doppio ruolo dell'Hogancamp reale e della sua trasposizione figure, alternando live-action e performance capture. La pellicola fonde più o meno efficacemente il gioco (anche se alla lunga rischia di diventare un po' fine a se stesso, puro piacere ludico poco coinvolgente) e il dramma (sebbene un po' sovraccarico tematicamente e didascalico nella scrittura), il divertimento (inutilmente artificioso e appariscente?) e lo spunto riflessivo, i rimandi e le autocitazioni cinefile, la perizia tecnica nella ricostruzione dell'animazione e l'eleganza grafica/stilistica. Un film riuscito a metà, anche se, però, al di là dei suoi pregi e difetti, resta comunque piacevole nella visione, e su tutto ha almeno un aspetto interessante: la condanna ad ogni forma di intolleranza, e l'elogio alla libertà verso qualsiasi cosa si voglia essere o diventare, immaginare o realizzare concretamente. Un inno alla forza salvifica e vitale dell'ingegno umano, del sogno, della fantasia...e dell'arte cinematografica, che sa come rappresentarli al massimo ed esprimerli al meglio...